Roccolo Grassi: un amarone rigorosamente emozionante

Coccolati dal comfort del nostro ventre meccanico superiamo la noia dell’autostrada e arriviamo a Mezzane di Sotto, 18 chilometri a est di Verona. Una delle zone della DOCG Valpolicella. La cantina Roccolo Grassi è poco fuori dell’abitato. IMG_6701Marco Sartori, proprietario insieme alla sorella Francesca, ci aspetta sul piazzale antistante. Dopo i saluti, la prima domanda, in pieno clima Anteprima, riguarda la decisione di Marco di non fare Amarone nella vendemmia 2014. “La stagione era partita veramente molto bene, fino ai primi di luglio tutto era come doveva essere: bel germogliamento, grappoli giusti. Poi ha iniziato a piovere. Anche se a settembre è tornato il sole, la troppa acqua caduta precedentemente rendeva difficile l’appassimento. E ho scelto di non fare Amarone 2014. Così è stato anche nel 2010 e infatti lo scorso anno non ero presente a Palazzo della Gran Guardia. Pure in quel caso annata difficile e una grandinata mi hanno convinto a fare solo Valpolicella.” Nitido nella sua visione, determinato nel perseguirla, Marco non si lascia tentare e rimane concentrato sui suoi punti fermi: “Sono scelte complesse, anche perché il mercato non ha memoria e a distanza di quattro anni non riesce a leggere la tua mancata presenza. Nonostante questo, per me, come produttore, rimane essenziale la tutela del prodotto e del consumatore che mi ha dato fiducia e mi ha scelto. La parola chiave è gestire, dovrei poter sfruttare meglio le annate grandi e non uscire in quelle che non mi consentono di mantenere la costanza nella qualità del vino. Io voglio fare il produttore non il commerciante”.

Marco Sartori e Carlo Zucchetti
Marco Sartori e Carlo Zucchetti

“Penso tu ti riferisca anche alla questione Ripasso sollevata da Daniele Accordini, direttore generale di Cantina Valpolicella Negrar. Per poter rispondere alle sempre maggiori richieste del mercato che convergono sul Ripasso (vino ottenuto dalla doppia fermentazione del Valpolicella sulle vinacce dell’Amarone ndr) conquistate grazie al suo appeal internazionale, fatto di eleganza e morbidezza, di potenza e di un ottimo rapporto qualità prezzo, inevitabilmente si tende a fare l’Amarone anche in annate difficili come quella del 2014″.  Dice Carlo Zucchetti mostrando l’articolo di Accordini.  L’argomento è delicato perché implica  l’ipotesi di rivedere il disciplinare e non tutti condividono una stessa linea operativa. “Credo molto nella denominazione nata nel 1968 per delle esigenze assolutamente valide e con un disciplinare adeguato al momento. Il mercato non assorbiva tutto il nostro prodotto, ora la situazione è diversa. L’80% di Amarone e Valpolicella va all’esportazione, il resto viene commercializzato in Italia. Adesso che possiamo permettercelo andrebbero riviste un po’ le cose. Capire a livello di denominazione quali rinunce fare. Anche sulla promozione bisogna decidere quali strade prendere. La cosa fondamentale è che poi il territorio condivida le scelte importanti”.  Entriamo nella cantina, da poco ampliata. La bottaia, ariosa e ordinata, custodisce con cura il prezioso contenuto.

In azienda Marco ci è arrivato nel 1996 dopo aver studiato enologia prima a Conegliano Veneto e poi a Milano. Più tardi, nel 2004, si unirà al gruppo anche la sorella Francesca che si occupa del commerciale. Suo padre Bruno aveva già da tempo operato una profonda trasformazione abbandonando l’allevamento di vacche e maiali per impiantare viti. Negli anni ’70 l’azienda vitivinicola cominciava a decollare: vendite all’ingrosso e in bottiglia fino ad arrivare alle 40.000 bottiglie degli anni ’80. L’impostazione era rivolta ai vini frizzanti, metodo charmat per Valpolicella e Soave.

Poi arriva il 17 marzo 1986, il doloroso spartiacque condiviso dal mondo enoico italiano, lo scandalo del vino al metanolo che esige un ripensamento da tutto il comparto e la necessità di intraprendere la via della qualità. Anche chi, fino a questo momento, ha lavorato dignitosamente sente il bisogno di fare meglio e Bruno Sartori è uno di questi dimostrando ancora una volta la sua passione per la viticoltura e uno sguardo lungimirante.

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Marco Sartori

È per questo che non fai il ripasso?” chiede Carlo aggirandosi tra le barrique. “In effetti hai scelto di dare alla denominazione tutto il prestigio e il rispetto che richiede. Ti sei orientato sull’eccellenza: Valpolicella Superiore e Amarone”

“Il ripasso non lo faccio più dal 2000: facendo un solo Amarone non posso permettermi di anticipare la vinificazione,  è qualcosa che porterebbe lontano dalla mia concezione di Amarone”

Convinto sostenitore dell’importanza del terroir, Marco vende lentamente i vecchi terreni paterni per acquistare nuovi appezzamenti in zone più vocate.

IMG_6734In cantina  è aperto alle sperimentazioni: utilizzo di cemento naturale o vetrificato al posto dell’acciaio, studio dei legni: procede a piccoli tentativi, valutandone effetti e risultati. Il suo lavoro si nutre di una costante tensione verso innovazioni mirate da una parte all’eliminazione di tutto ciò che è chimica e dall’altra al perseguimento di una chiara idea di vino. Sempre partendo dalla certezza dei processi di vinificazione. I suoi vini nascono da un rapporto aureo tra rigore e creatività alimentata dalla curiosità verso nuovi percorsi senza mai deragliare da un’ impostazione scientifica che esige estro nella tesi, precisione nell’analisi dei dati, intransigenza nei metodi e rifiuto di qualsiasi improvvisazione. E soprattutto tenendo sempre ben presente che l’ultimo a parlare è il calice. Il suo obiettivo è fare vino buono nella maniera più naturale possibile. Per questo lavora in biologico, ma senza certificazione, e guarda con interesse alla biodinamica. In vigna il suo approccio razionale lo ha portato a organizzare, per sé e per i suoi collaboratori, un corso di potatura che rielabora i metodi della scuola Simonit e Sirch. “Avevo bisogno di imparare a guardare la pianta con occhio professionale, con delle regole di base almeno in via teorica. Poi è normale che ogni pianta è a se stante e a volte si presentano casi le cui soluzioni sono fuori dalle regole. Ma è necessario prendere una direzione e per il resto applicare il buon senso”.

“Che tipo di allevamento hai nei vigneti? Nella zona, soprattutto nel Soave è diffusa la pergola veronese” chiede Carlo mentre ci spostiamo nella sala degustazione. “Non credo nella pergola, è vero che ha molti vantaggi, costa meno piantarla, è facile da gestire ed è una grande risorsa per le annate calde soprattutto per la Corvina che è molto sensibile e garantisce grandi quantità anche nei vecchi vigneti. In vigna ho solo un vecchio impianto a pergola,  ma io preferisco il guyot nonostante sia più impegnativo da tutti i punti di vista: economico, di impostazione, di conduzione e soprattutto necessiti di una grande professionalità. D’altro canto con il guyot, se so dove mettere le mani, posso ottenere una pianta in equilibrio, ho un maggiore controllo che mi permette di creare un vigneto omogeneo, preciso, organizzato e soprattutto facilito il successivo lavoro di raccolta e selezione. Per me è stato molto importante guardare alla Francia, in particolare alla Borgogna, non solo come percorso degustativo, ma anche per le tecniche viticole”.

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“Per quanto riguarda le esportazioni? L’Amarone in particolare ha un forte appeal sui mercati esteri, si parla di un 80% di prodotto che va all’estero. Quali sono i paesi che richiedono l’etichetta Roccolo Grassi?”

“Ho sempre creduto che prima di guardare all’estero si debba avere e rafforzare un mercato interno. Noi infatti lavoriamo per il 45% in Italia, in Veneto, in particolare nella zona di Verona, poi a seguire Firenze, Milano, Capri e la costiera amalfitana e Roma. Desidero che lo straniero veda quanto sono considerato e stimato in Italia. Per quanto riguarda le esportazioni ovviamente USA, soprattutto New York, Svizzera, Nord Europa e più di recente i mercati asiatici”

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Nel frattempo sul tavolo vengono allineate le bottiglie di Soave 2012 e 2007, Amarone 2009 e 2011, Valpolicella Superiore 2011 e per finire Recioto 2009. Ci raggiunge anche Aldo Lorenzoni, direttore del Consorzio del Soave che nonostante la sua predilezione per i bianchi, si lascia sedurre da questo rosso vulcanico. Insieme seguiamo le emozioni di un percorso gustativo in cui si evidenzia la ricerca costante di un’omogeneità e di una riconoscibilità, marca distintiva di uno stile che interpreta il territorio con rigorosa passione.   

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Roccolo Grassi i viniRoccolo Grassi

Via San Giovanni di Dio, 19
37030 Mezzane di Sotto
Verona | Italy
tel. +39 045 8880089
fax +39 045 8889000
info@roccolograssi.it

www.roccolograssi.it

I vini

Soave DOC La Broia (Garganega)

Amarone della Valpolicella DOCG (Corvina veronese, Corvinone, Rondinella, Croatina)

Valpolicella DOC Superiore (Corvina, Corvinone, Rondinella, Croatina)

Recioto di Soave DOCG La Broia (Garganega)

Recioto della Vapolicella DOCG (Corvina, Corvinone,  Rondinella, Croatina )

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