Piatto Albicocca su tovaglia Marsala. I colori del cibo

Quando compro dei colori, lo faccio solo in vista del loro nome. Il nome del colore (giallo indiano, rosso persiano, verde pallido) traccia una specie di regione generica all’interno della quale l’effetto esatto, speciale, del colore è imprevedibile; il nome è allora promessa d’un piacere, il programma di un’operazione: c’è sempre un po’ di futuro nei nomi pieni. La potenza del frammento e la capacità di Barthes di lasciare aperta la mente a tutti i sentieri possibili  incrocia la forza suggestiva del colore e quella della parola. La promessa di cui scrive è quella traccia, a volte labile, a volte più netta che impercettibilmente seguiamo, che mette in moto le analogie crea suggestioni e seduzioni avvicinando oggetti, sensazioni, ricordi e ci risucchia dentro un vortice. E cosa succede quando il nome del colore  acquisisce un aggettivo appartenente a un campo semantico più ristretto e ad alta carica di sinestesia come quello del cibo? arancia-620x303Black Coffee, cappuccino, croissant, apricot, apple green, citrus sono i nomi assegnati dalla Pantone (azienda statunitense che si occupa di catalogazione e produzione del sistema di identificazione di colori per la grafica) ad  altrettante sfumature di colore, fino al colore dell’anno 2015 che sarà il Marsala. Come ha affermato Leatrice Eiseman, executive director del Pantone Color Institute “proprio come il vino liquoroso da cui Marsala deriva il suo nome, questa tinta raffinata incarna il soddisfacente sapore di un pasto appagante, mentre le sue stabilizzanti radici rosso-marroni emanano la sofisticata e naturale concretezza della terra. Questa tonalità vigorosa, ma al tempo stesso elegante, ha un fascino universale e si applica facilmente alla moda, alla cosmesi, al design industriale e all’arredamento”. Nominare il colore evocando un cibo o un vino dà quindi a quel colore la possibilità di uscire dalla rigorosa e fredda oggettività di un codice e di accedere al mondo personale degli accostamenti e apre la strada ad associazioni di gusto, di ambiente e a sensazioni di temperature, consistenze, odori. Ma c’è anche chi ha seguito il processo contrario partendo dalle palette Pantone e ricollegandole al cibo facendo una propria classificazione. E’ il caso  della food stylist francese Emilie Guelpa che per il magazine Fricote ha reinterpretato le palette Pantone come tartine: la base è di ghiaccio, e i colori  sono rappresentati  da frutta, caramelle,  verdure e altri cibi (www.griottes.fr)

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Sulla stessa linea la art director e fotografa belga Alison Anselot (alisonanselot.com) che ha creato  il Pantone Food, una serie di fotografie dove sovrappone colore puro e cibo . 

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Ha lavorato invece sugli abbinamenti, ancora una volta nella tipica maniera  Pantone familiare a grafici, illustratori e tipografi, David Schwen, designer  di Minneapolis  che si è divertito  ad accostare alimenti e condimenti con cui ha dato vita alla serie di fotografie  Pantone pairings :”Come designer accosti sempre campioni di colori per abbinarli insieme. Qualche tempo fa mi è venuto in mente di fare dei cataloghi Pantone con veri oggetti di casa: spugne, cartoni, etc. Mentre stavo finendo un un manifesto, ho avvicinato due colori Pantone per vedere come stavano insieme e improvvisamente mi è venuto in mente di come le persone abbinino il cibo. Ed era fatta. Pantone pairings». (www.dschwen.com)

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