Panizzi e la Vernaccia di San Gimignano, una storia che continua

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Walter Sovran
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Carlo Zucchetti e Walter Sovran

Sempre di più nel corso degli anni abbiamo imparato a legare il vino al suo produttore, a capire come quel vincolo strettissimo tra chi si sporca felicemente le mani in vigna, e mette la sua passione nel capire cosa cerca dal vitigno e dal territorio si rispecchi nel calice. Nella maggior parte dei casi, quando si fonda un’azienda viticola, si disegna un progetto sapendo che costituirà una parte importante di un lascito che verrà raccolto da figli e nipoti, consolidato e accresciuto mantenendo oltre al pensiero originario una continuità familiare. Non sempre però l’erede è designato dall’albero genealogico. Ci sono situazioni dove la continuità del progetto è affidata alla condivisione di intenti, strategia e pensiero che nulla ha a che vedere con i geni. Un insieme di fattori che possono svilupparsi anche in un tempo breve, ma denso. Così è stato per Panizzi che ha visto nella famiglia Niccolai l’opportunità di proseguire il percorso da lui intrapreso e in Walter Sovran la garanzia di rimanere ancorati al pensiero originario. Quel modo di vedere nella Vernaccia di San Gimignano un grande bianco di ottime capacità evolutive capace di parlare del proprio territorio. Un pensiero condiviso negli anni di impegno al Consorzio, da Gianni Panizzi come presidente e  Valter Sovran come direttore tecnico. Un lavoro che cercava di riportare la Vernaccia al posto che le compete nel mondo del vino. Perché la Vernaccia di San Gimignano ha storia antica che con certezza documentaristica parte dal Duecento e nel corso dei secoli ha subito le alterne vicende di una luminosa presenza ai tavoli principeschi e l’oscurante competizione dei rossi toscani. Nel XIX secolo il vitigno si trova soltanto sparso tra i filari e all’inizio del secolo successivo gli vengono riservati spazi ristretti per autoconsumo. Non più corti reali, non più viaggi oltralpe. Solo negli anni Trenta ci sarà una rivalutazione del vitigno e una sua lenta ripresa fino all’ottenimento della prima DOC italiana nel marzo del 1966. La vernaccia di San Gimignano affronta quel periodo  con l’impeto delle innovazioni tecnologiche, la scoperta della vinificazione in bianco, le basse temperature. È il momento in cui cambiano i consumi, c’è una crescita di richiesta dei vini bianchi, di un vino più moderno. Non è ancora la vernaccia che conosciamo oggi, quel vino paziente,  che ama il riposo e resiste agli anni che passano. Ma il  mercato inizialmente accoglie bene questo bianco toscano  che sperimenta la tecnologia, forse con troppo entusiasmo e ancora poca esperienza. E così la vernaccia si assottiglia, impallidisce fino al bianco carta,  perde il suo  carattere coperto da qualche sentore di legno di troppo secondo l’uso e i gusti del periodo che guarda alla barrique come al dio demiurgo. E pian piano perde personalità. Ci si crogiola sul mercato poco esigente alimentato dal forte  flusso turistico della città turrita. Unica eccezione la Vernaccia di San Gimignano di Montenidoli ottenuta grazie al rigore e all’attenzione di Elisabetta Fagiuoli. Oltretutto  nel ‘93 l’ottenimento della DOCG, se da un parte ridimensiona le rese, dall’altra apre a una percentuale seppur piccola (10%) di altri vitigni a bacca bianca che contribuiscono ad aumentare la confusione e a portare la Vernaccia intorno agli anni 2000 in un cono d’ombra. Un pericoloso cono d’ombra. Perché riconquistare visibilità non è facile, soprattutto in un momento in cui la viticoltura italiana inizia a pensarsi in maniera diversa. Più consapevole. Più accorta nei confronti di espressione territoriale e vitigni storici. Più improntata alla qualità che alla quantità. Ma c’è qualcuno che nel frattempo sta sperimentando, sta cercando la vera espressione della Vernaccia di San Gimignano, quel suo dialogo discreto ed efficace con il tempo che le consente negli anni di scoprire il suo carattere più autentico.  “Giovanni Panizzi ha veramente amato questa terra e questo vino” ci racconta Valter Sovran, oggi enologo dell’azienda. “Aveva comprato il Podere Santa Margherita nel 1979 con quattro ettari di vigna. Inizialmente doveva essere la casa delle vacanze, veniva qui il fine settimana lasciandosi Milano e il lavoro alle spalle. Gli piaceva andare a cavallo. La vigna era una passione che riservava a se stesso e agli amici, poi ha iniziato a sperimentare e in un crescendo di risultati e di lavoro ha deciso di uscire con la vendemmia 89”. Walter ha il garbo elegante dei friulani e quell’accento gentile che si stempera, ma non scompare neanche dopo aver “risciacquato i panni” in Elsa. “Sei arrivato in Toscana al seguito di Zonin come enologo della Fattoria Il Palagio, hai iniziato a lavorare  come consigliere prima, poi come vicepresidente e infine come direttore tecnico per il Consorzio della Vernaccia di San Gimignano . In  questo periodo hai avuto modo di confrontarti e operare con  Giovanni Panizzi che dal 2003 fino al 2009 ne è era presidente. Con lui è iniziato il cambiamento, come è stato questo rapporto?.” chiede Carlo

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Susanna Santini e Carlo Zucchetti
Susanna Santini e Carlo Zucchetti

“Condividevo appieno il suo sogno di far riscoprire la Vernaccia come un grande bianco e quello di far crescere territorio  e produttori. Guardando la situazione oggi direi che quel sogno è ormai realtà. Non parliamo più solo di uno o due produttori degni di nota e ci sono aziende giovani che si stanno facendo strada, lavorando seriamente e in qualità” risponde Walter.

“Quello è stato il periodo in cui è nato l’annuale appuntamento dell’Anteprima. A cui grazie anche all’apporto di Elisabetta Borgonovi instancabile ufficio stampa del Consorzio si aggiunsero dal 2006  le degustazioni in Sala Dante: “Il Vino Bianco e i suoi territori” che ha visto negli anni la Vernaccia confrontarsi con i Pouillyu-Fuissé, gli chablis,  i bianchi di Borgogna, della Loira, della Slovenia”.  Ricorda Carlo.

“Panizzi credeva nel confronto che porta a una crescita. Sapeva che per far emergere il carattere di questo bianco era necessario ripartire dalla vigna con un’opportuna selezione clonale, il mantenimento in  equilibrio delle viti soprattutto in presenza di un vitigno vigoroso com’è quello della vernaccia, con basse rese e attenzione alle  tecniche colturali.  In cantina era necessario acquisire padronanza delle nuove tecnologie, saperle utilizzare per arrivare al risultato voluto e non esserne asserviti rischiando di perdere identità”.

Quella sua prima bottiglia era frutto di tutto questo e  usciva con un’etichetta dirompente, volutamente e insolitamente moderna per una Vernaccia. Un segnale forte di cambiamento. Inequivocabile. Distinto, riservato, ma soprattutto illuminato Giovanni Panizzi  credeva fortemente nelle capacità evolutive della Vernaccia e nella sua complessità, credeva nella sua capacità di farsi espressione del territorio rendendosi riconoscibile e unica. E credeva nella denominazione.

“Mi sento parte di quel processo e del lavoro fatto sul territorio” dice Valter quasi pensandoci adesso per la prima volta, proprio mentre ne ricorda i passaggi. “Da quel lavoro, dal confronto su questi temi, sul destino di questo bianco unico era nato un rapporto di fiducia che era diventata una proposta lavorativa rimasta in sospeso e ripresa da Simone Niccolai dopo la scomparsa di Gianni”.IMG_9974

 In azienda si continua con costanza quel lavoro di sperimentazione, si fanno selezioni sui vigneti, si verificano le differenze che terreno e tecniche colturali possono imprimere. È fondamentale la raccolta dati e la conoscenza produttiva di ogni annata, l’andamento climatico e l’influenza che ha avuto sulle viti e sul prodotto. E a mantenere ancora più forte il legame con Gianni, rimane Salvatore Mauro storico consulente esterno dell’azienda, nume tutelare di una continuità e riconoscibilità dell’azienda e del livello produttivo. “Una incredibile risorsa di esperienza. Il confronto con lui per me rimane un momento imprescindibile come le nostre degustazioni ”  aggiunge Walter.

Il lascito diventa allora il sogno condiviso di vedere la Vernaccia di San Gimignano riconquistare il posto che le spetta nel mondo del vino, ma anche quello di veder proseguire  Panizzi sulla strada tracciata dal suo fondatore continuando ad orientarsi secondo il suo pensiero.

Panizzi  fa parte del  percorso della Fiera del Vino di Montefiascone dedicato alle prime 5 DOC italiane (Vernaccia di San Gimignano, Est!Est!!Est!!!di Montefiascone, Brunello di Montalcino, Frascati, Ischia)

 

 

Panizzi

Località Santa Margherita, 34

53037 San Gimignano (Si) Italia

Tel. + 39 0577 941576 – Fax + 39 0577 906042

panizzi@panizzi.it    www.panizzi.it

La nostra azienda è aperta: dal Lunedì al Venerdì dalle ore 8.30 alle 12.30 e dalle 14.00 alle 17.30

Presso l’azienda è possibile acquistare vino ed effettuare degustazioni, per le quali è gradita la prenotazione telefonando al numero +39 0577-941576, oppure inviando una e-mail all’indirizzo panizzi@panizzi.it o compilando il modulo qui sotto.

 

 

I Vini

Vernaccia di San Gimignano DOCG

Vernaccia di San Gimignano DOCG Riserva

Vernaccia di San Gimignano DOCG Vigna Santa Margherita

Vernaccia di San Gimignano DOCG Evoé

Chianti dei colli senesi riserva DOCG Vertunno (Sangiovese)

Rosso di Montalcino DOCG (Sangiovese grosso)

San Gimignano DOC rosso Folgore (Sangiovese, Merlot, Cabernet Sauvignon)

San Gimignano DOC Cabernet Sauvignon Rubente

Rosso di Toscana IGT Ceraso Rosa (Sangiovese)

Rosso di Toscana IGT – Pinot Nero IGT Rosso Toscano

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