L’Aglianico del Vulture verso Matera 2019

Da sin. Tommaso Gammone, sindaco di venosa, Paolo Montrone, presidente dell’Enoteca Regionale Lucana, Clementina Palese, giornalista, moderatrice del convegno
Da sin. Massimiliano Apollonio, presidente Assoenologi Puglia, Calabria, Basilicata, Gerardo Giuratrabocchetti, presidente del Consorzio Qui Vulture e Corrado Casoli, presidente GIV- Gruppo Italiano Vini
Clementina Palese e l’assessore alle Politiche Agricole e Forestali della Basilicata, Luca Braia

Ad ottobre del 2014, precisamente un anno fa, Matera veniva designata come capitale europea della cultura per il 2019. Un evento importante e significativo per la città ma non solo.  Un fatto di questo genere può portare, se ben gestito, una ricaduta su tutto il territorio. In questo caso dovrebbe  diventare una bella opportunità per far conoscere la Basilicata. Perché sembrerà strano, ma molti identificano Matera con la Puglia e, ancor più grave, non sanno dove collocare la Basilicata nella cartina italiana. Schiacciata tra tre giganti la Campania a ovest, la Calabria a sud e soprattutto la Puglia che la abbraccia da nord a est, la Basilicata sta cercando di trovare il suo spazio nell’immaginario comune. Matera 2019 è dunque l’occasione per la Basilicata di mettere in atto strategie promozionali e di crescita. Tutto questo porta a interrogarsi non solo sulla possibilità, ma  sulle strategie, sugli interventi da fare, e sugli aspetti culturali, enogastronomici, turistici su cui puntare. La Basilicata del vino ha posto questi temi al centro del convegno che si è tenuto la scorsa settimana nell’ambito del Basilicata Wine Festival 2015 “Dalla DOCG dell’Aglianico del Vulture a Matera Capitale Europea 2019”.  Moderato con professionale energia dalla giornalista Clementina Palese, il convegno ha messo in evidenza il desiderio di non lasciarsi sfuggire questa preziosa occasione ed ha evidenziato alcuni aspetti strategicamente fondamentali su cui lavorare. A partire dal vino. Il presidente dell’Enoteca Regionale, Paolo Montrone,  ha fornito la fotografia attuale dell’enologia lucana: 4 DOC, 1 DOCG  che uscirà con le prime bottiglie nel 2016, 1 IGT Basilicata, 5.200 ha di superficie vitata di cui il 50% è Aglianico del Vulture e una crescita delle cantine passate, negli ultimi 15 anni, da una quindicina a 100, 70 delle quali si trovano nel Vulture che conferma così non solo la sua vocazione viticola, ma anche la capacità di fare da traino per il vino lucano. Una massa critica, quella del vino della Basilicata, che, come ha  sottolineato Clementina Palese, lavorando bene su una  comunicazione mirata e sull’enoturismo, potrebbe essere consumata sul posto, per questo diventa essenziale  non perdere l’appuntamento con Matera 2019. E l’Aglianico del Vulture può fare la differenza. Come ha affermato Corrado Casoli presidente del GIV- Gruppo Italiano Vini che qui ha Re Manfredi “L’Aglianico del Vuture può ambire ad essere fra i 5 o 6 vini rossi importanti italiani. Bisogna puntare all’eccellenza qualitativa e conquistare una fascia alta di mercato, lavorare sul posizionamento”. L’assessore Regionale alle Politiche Agricole e Forestali  Luca Braia – che si è fatto perdonare il notevole ritardo con cui è arrivato grazie a una visione chiara della situazione – ha messo l’accento sulla necessità di superare i particolarismi e lavorare in vista del territorio, aggregando le forze e  mettendo a sistema le potenzialità della regione e le sue risorse. Fare squadra dunque e imparare a raccontare la Basilicata e i suoi prodotti lavorando anche sulla formazione degli addetti al turismo e all’accoglienza. Punto dolens rimangono i collegamenti: raggiungere la Basilicata non è impresa facile, il territorio prevalentemente montuoso della regione non ha favorito le comunicazioni e anche la rete stradale potrebbe essere migliorata. La vicina Puglia diventa allora necessariamente la prima tappa o con la stazione di Foggia o con l’aeroporto di Bari che dista soli 64 km da Matera. Diventa allora indispensabile comunicare la Basilicata come un luogo per cui valga la pena affrontare un viaggio non diretto come ha evidenziato Clementina Palese.

La sensazione al termine di questo denso convegno è che entusiasmo e attori siano quelli giusti, ma che sia necessario fare chiarezza non tanto sugli obiettivi, quanto sul percorso e sulla programmazione da fare per raggiungerli. È un territorio giovane che sente finalmente il bisogno di esprimersi, ha i contenuti validi  ma deve cercare un suo stile. In questo senso  il peso della Puglia è schiacciante. Vista come antagonista, ammirata come esempio irraggiungibile di successo, la Puglia  ha un ruolo troppo dominante nei discorsi e nel pensiero lucano.  Sarebbe opportuno invece che la Basilicata inizi a pensarsi e a definirsi, individui dunque quegli elementi peculiari, identitari e identificativi che la rendono un territorio riconoscibile. Come ha ben sottolineato Gerardo Giuratrabocchetti, presidente del Consorzio Qui Vulture (e proprietario di Cantine del Notaio): “La nostra differenziazione è il nostro territorio, quell’insieme di caratteri che lo rendono unico. La presenza di un vulcano di recente formazione, il clima con la sua forte escursione termica e il vitigno di riferimento: l’Aglianico del Vulture che richiede grande perizia sia in vigna che in cantina. Ma soprattutto chiede la passione totalizzante di chi si assume il rischio di arrivare a vendemmiare a novembre”.

E come diceva il poeta dove c’è il rischio cresce anche la salvezza.

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