Decugnano dei Barbi: innamorarsi dell’Orvieto

IMG_7365I vigneti della DOC Orvieto Classico invadono il campo visivo dei finestrini. È impossibile non lasciare andare lo sguardo sulla linea ondulata del terreno, una sinusoide che si gonfia e si svuota come un grande lenzuolo verde lasciato asciugare al vento. L’insegna indica località Fossatello, ci immettiamo su questa deviazione.   La strada si restringe, si fa più ripida, superiamo un primo grumo di case, poi ancora curve, e ancora strada, la carreggiata si riduce ulteriormente anche grazie a una natura vivace e indiscreta che copre gli orizzonti. La via che ci conduce al culmine di questa collina su cui ci stiamo arrampicando sembra non finire mai, poi improvvisamente diventa più larga  e, insieme all’ampiezza del paesaggio mosso dei vigneti,  riaffiora una sensazione di solare spazialità, mentre  in lontananza  le guglie del Duomo di Orvieto si impongono sulla foschia.

Siamo arrivati a Decugnano dei Barbi che gode di una posizione invidiabile da cui domina sul territorio circostante. Già nel 1212 come  dimostrano i documenti degli archivi dell’Opera del Duomo, queste erano terre attive nella produzione di vino, per la precisione appartenenti alla Chiesa di Santa Maria di Decugnano.  Dopo secoli di passaggi e cambi di proprietà, Decugnano, negli anni 70, in uno stato di semiabbandono, è di nuovo in vendita. Nel frattempo in un’altra parte d’Italia molto più a nord, il giovane Claudio Barbi, figlio di un commerciante di vino, sta tentando di convincere il padre a cercare un vino di  qualità.

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Carlo Zucchetti con Enzo Barbi

– Mio nonno aveva cominciato come agente di vendita di  vino sfuso negli anni 20 e già nel decennio successivo aveva ampliato il suo mercato ai ristoranti non solo del bresciano, ma anche del veronese – alto, riservato, dai modi misurati e garbati, Enzo, il figlio di Claudio ci racconta come da Brescia la sua famiglia sia finita a Orvieto, in questo angolo di paradiso – Negli anni ’60, il nonno  arrivava ad acquistare vino fino in Puglia e nel centro Italia. Capitava spesso anche a Orvieto dove rimaneva per le selezioni e gli assaggi. Mio padre intanto aveva iniziato a lavorare con lui e ad appassionarsi al mondo del vino, cominciando a viaggiare e a scoprire i vini francesi. Con l’amico Corrado Cugnasco, che poi è diventato il nostro enologo, esperto di Franciacorta andava in Borgogna e a Bordeaux. Piano piano si era formata in lui un’idea di vino diversa da quella di suo padre. Anziché continuare a discutere, nonno decise di comprargli un vigneto in cui mio padre avrebbe potuto cimentarsi come meglio desiderava. Venendo a Orvieto per lavoro vennero a sapere che Decugnano era in vendita e l’avventura iniziò –

copertina decugnanoDi Decugnano oltre alla posizione era stato il terreno a convincere Claudio, una terra sabbiosa, non tufacea, ma argillosa in cui erano ben visibili fossili di conchiglie e ostriche. Lui che aveva in mente lo Chablis, si convinse immediatamente che quello era il posto giusto dove dare vita a un Orvieto dallo stile diverso da quello più tradizionale. Eleganza e qualità hanno da subito caratterizzato i vini Decugnano dei Barbi. L’azienda venne acquistata nel 1973, nel 1978 uscirono i primi vini in  una borgognotta con un’etichetta gialla, dal taglio moderno e inusuale per l’Orvieto, a un prezzo triplicato rispetto agli altri. Un rischio accettato consapevolmente da Claudio Barbi e felicemente superato.

– Claudio è un signore d’altri tempi – interviene Carlo – Mi ricordo, anni fa,  quando veniva all’Enoteca La Torre che allora gestivo. Già la sua presenza fisica incuteva una certa soggezione, molto alto, distinto, ma soprattutto colpiva la sua mentalità aperta, imprenditoriale con una visione lucida e obiettivi chiari a cui tutti eravamo poco abituati.  Lui, insieme a pochi altri,  ha davvero rimesso in gioco l’Orvieto, ne ha segnato la storia puntando sulla qualità e facendo da traino a tanti che adesso lavorano bene e stanno ridando a questo vino l’attenzione che merita. Quando uscì Il Decugnano rosso barricato negli anni ’90 fece scalpore. A proposito perché Il?

IMG_7421– È stato un suggerimento di Veronelli. Mio padre non sapeva come chiamare il vino e Gino gli suggerì l’articolo, proprio a sottolineare che quello  era il vero Decugnano, insomma ne “determinava” le caratteristiche. Oggi sono cambiati gli uvaggi, non più Sangiovese, Cannaiolo, Montepulciano e Cabernet, ma Syrah, Sangiovese e Montepulciano. –  Gli irrigatori si mettono in moto per mantenere il pratino verde brillante, mentre Tom, il vecchio segugio di famiglia, rincorre il getto d’acqua.

–  Decugnano dei Barbi è anche il primo metodo classico umbro, e se non ricordo male, la prima muffa nobile. Come sono andate le cose in questi casi?– chiede Carlo.

–      Il primo metodo classico è facile intuire come sia nato. Cugnasco, era il nostro enologo come ti dicevo, lui era cresciuto professionalmente in Franciacorta, lavorava anche per Ca’ del Bosco e così provarono a fare uno spumante a base trebbiano e verdello, poi si passò allo chardonnay. Per la muffa nobile, l’idea gli è venuta sempre sulla scorta dei viaggi in Francia. Aveva notato che anche qui le condizioni climatiche con umidità mattutina, clima ventilato durante la giornata, escursione termica tra giorno e notte potevano favorire lo sviluppo della Botrytis Cinerea. Ma questo fungo che attacca e metabolizza la buccia dell’uva formando una muffa che conferisce al vino sentori particolari, non è adatto a tutte le uve. È necessario che la varietà presenti una buccia spessa. Verificate tutte queste pre-condizioni mio padre ha provato ed è nato negli anni ‘80 Pourriture Noble.

Oggi l’azienda si estende su 32 ha all’interno della DOC Orvieto Classico produce 110.000 bottiglie di cui circa il 50% rimane sul mercato italiano, e i resto va sugli scaffali degli USA, Canada Olanda e Inghilterra. Pulizia, ordine e cura del dettaglio contrastano vivacemente con l’immagine che si era presentata a Claudio in quel lontano 1973 e che è  arrivata a Enzo in forma semileggendaria non solo tramite le parole del padre, ma anche attraverso i racconti di Memo, il vecchio contadino ormai scomparso. – Mio padre comprò Decugnano da una famiglia toscana, la proprietaria era la nipote di non so quale cardinale. Ma qui, mi raccontavano, era tutto in uno stato fatiscente. Le mucche erano al pian terreno e la famiglia di fattori dormiva al primo piano. I lavori sono stati tanti, sia di sistemazione dei fabbricati e sia sui vigneti.

IMG_7377 IMG_7375 – Deve essere una bella soddisfazione guardarsi intorno e vedere quanto è stato fatto! Ma  veniamo all’oggi.  Claudio adesso mantiene la  supervisone, a Corrado Cugnasco è subentrato Riccardo Cotarella, ma le redini ora sono passate a te che però inizialmente avevi scelto una strada molto diversa. –

– Sì, non solo diversa, ma anche lontano, in un altro paese.– sorride Enzo–  Nel 2004 mi sono trasferito a New York e ho iniziato una carriera nel settore finanziario. Un’azienda molto strutturata, con rigidi disciplinari e protocolli formalizzati. Ero partito con l’idea di rimanere fuori una decina d’anni e poi magari tornare in Italia, inserirmi nell’azienda di famiglia, ma senza programmi precisi. Invece nel 2007 durante una telefonata mio padre ha iniziato a riflettere sul futuro di Decugnano. Mio fratello è avvocato e lui aveva bisogno di una mano. Così nel 2008 sono venuto qui, ho iniziato ad affiancare mio padre e a capire la gestione dell’azienda.

– Da New York a Orvieto il passo è lungo…

–  All’inizio è stato scioccante. Soffrivo la mia mancanza di preparazione tecnica e l’assenza di protollo! Mi si chiedeva un’esperienza a tutto spettro, decisioni immediate e su situazioni molto diverse, tipo dove e come piantare i pali della vigna. Per me che venivo dall’analisi dei dati, dalla valutazione dei rischi con tanto di documentazione prodotta era un’impresa quasi impossibile.  – ride  – È stato un vero choc culturale. Mi sono trovato a confrontarmi con  una mentalità e un modo di lavorare a cui non ero abituato. Continuavo a portare nei campi una rigidità aziendale da ufficio che mi procurava solo ulteriori grattacapi, poi ho capito che dovevo adattarmi.

Ed è riuscito così bene nell’intento da diventare presidente del Consorzio di Tutela dei Vini di Orvieto.

Enzo ci guida sulla strada scivolata tra i vigneti, arriviamo proprio sotto l’azienda, dove è stata scavata la barricaia. Nella penombra in attesa della luce, il vetro delle bottiglie ben ordinate nelle pupitre crea riflessi suggestivi. Il remuage viene fatto rigorosamente a mano. Proseguendo in quello che è un ferro di cavallo ricavato nella roccia, appaiono le barrique. Risalendo,  l’immagine di Decugnano  si apre lentamente, rivelando ad ogni passo la sua nitida, sobria eleganza illuminata dal sole di mezzogiorno.

Decugnano dei Barbi

Località Fossatello 50
05018 Orvieto (TR), Italia

+39 0763 308255

info@decugnano.it

Degustazioni: visit@decugnano.it

www.decugnanodeibarbi.com

I vini

Orvieto Classico Superiore D.O.C. Il Bianco (Grechetto, Procanico, Vermentino, Chardonnay)

Il Rosso I.G.T. Umbria  (Sangiovese, Syrah, Montepulciano)

Maris I.G.T. Umbria bianco (Chardonnay)

Metodo Classico Brut (Chardonnay, Pinot Nero)

Orvieto Classico D.O.C. Villa Barbi (Grechetto, Vermentino, Sauvignon Blanc, Procanico)

Villa Barbi I.G.T. Umbria  rosso (Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Merlot)

Orvieto Classico Muffa Nobile D.O.C.  Pourriture Noble (Grechetto, Procanico, Sauvignon Blanc, Semillon)

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