E m’hai laccatu monti, muccju e zirichelti…
Pietre, cisti e lucertole, tre parole in cui si condensa la Sardegna, non solo quella di De Andrè. Petrosa e arsa è la terra, ma la pietra è anche il luogo simbolico della memoria come ricorda la Murgia, è la pietra nuragica che aveva colpito Vittorini, è la pietra chiara delle piccole chiese romaniche che abitano le campagne, è l’espressione della forza e della caparbietà con cui la natura cerca la sua sopravvivenza. Il cisto è macchia mediterranea, è olfatto, profumi ancestrali e avvolgenti, aspri e seducenti di una terra antica. E lucertole, ovvero sole, calcinante, assoluto, astringente. E se ogni elemento preso singolarmente evoca immobilità, tutti insieme diventano energia che si trasfonde nelle cose e nell’aria, che passa a chi la sa cogliere nei dettagli delle cose, si incanala tra i muretti a secco, nella vegetazione ostinata, nelle solitudini infinite e corroboranti di certi paesaggi, nelle vie costeggiate da case basse di mattoni crudi, è la forza nostalgica, profonda e potente della tromba di Paolo Fresu.
E tutto intorno il mare, quel mare che fa sentire la sua presenza anche all’interno portando aria salmastra. Una massa d’acqua verde cristallina incredibilmente bella che per qualcuno significa vacanza e per altri, gli isolani, ha significato nei secoli invasioni, separazioni, emigrazione, traghetti. E anche quella di Antonio Argiolas nasce come storia di passerelle da attraversare, di mare da superare per portare e vendere “nel continente” grano, lana, formaggio, fichi d’india. “L’azienda nasce agli inizi del ‘900 con mio nonno, ma è stato mio padre Antonio che, a causa dei difficili rapporti con suo padre, decise, prima di commercializzare i prodotti della Sardegna a Genova, e poi tornare, alla fine degli anni ’30, con la possibilità di investire, comprare e impiantare i propri vigneti. Era l’epoca in cui il valore dei nostri vigneti era misurato in quantità, in ettolitri prodotti, tanto vino che dalla Sardegna partiva in cisterne d’acciaio e veniva venduto anonimo in Europa” a parlare è Giuseppe Argiolas da dietro la sua scrivania, cortese e ospitale racconta gli inizi di questa grande realtà vitivinicola mentre aspetto Mariano Murru, l’enologo che mi porterà a visitare l’azienda. “Negli anni ‘80 dopo la tremenda crisi del metanolo, ci si presentò la scelta di estirpare dietro incentivo della Comunità Europea o di imbottigliare con un nostro marchio. Nonostante gli incetivi comunitari fossero davvero allettanti, alla fine abbiamo deciso non solo di continuare, ma di investire. L’amicizia con Giacomo Tachis, la sua passione per questo progetto ci portò a riconvertire i vigneti lavorando in qualità, si passò dagli impianti a tendone a quelli ad alberello, venne ripresa la selezione massale e soprattutto puntammo tutto sui vitigni autoctoni di cui la Sardegna, come tutta l’Italia è ricca. Cannonau, Vermentino, Bovale, Nasco, Nuragus, vitigni dalla storia antichissima” Nasce così l’etichetta Argiolas e i gemelli Giuseppe e Franco sono andati avanti dietro la supervisione e l’orgoglio del padre Antonio portando la cantina ad essere quello che è oggi, un’importante realtà di 220 ha vitati che esporta in Germania, Russia, Giappone, Messico, USA e vede già attiva la terza generazione con Francesca, Valentina , Elia e Antonio che si occupano di comunicazione, marketing e ricerca. “E nel 1988 grazie a Tachis è nato il nostro Turriga, un blend accurato di Cannonau, Bovale, Carignano e Malvasia Nera, pluripremiato, che ci ha fatto conoscere, che ci ha dato e continua a dare tante soddisfazioni.” Conclude Giuseppe mentre arriva Mariano Murru, occhi neri, mobilissimi e accoglienti e un sorriso grande come la sua terra. Ci ha messo in contatto Paolo Trappolini, insieme hanno frequentato l’istituto enologico di Conegliano Veneto. Mariano ci porta a visitare il vigneto nel territorio di Serdiana, nella regione del Parteolla. Una luce intensa riverbera sulla pietra chiara della piccola chiesa romanica di Santa Maria di Sibiola di cui è registrata la presenza fin dal 1215. Nell’isola dei suoni quello che colpisce è l’immenso silenzio che ingigantisce gli spazi. Questa volta Carlo Zucchetti non c’è di persona, ma solo in spirito, in compenso ho strappato alla spiaggia e all’asciugamano mia cugina Lucia che alla fine si è dimostrata ben contenta di questa deroga alla vacanza. Mariano ci fa salire sul tetto della chiesa dalla scala sul fianco sinistro che un tempo portava al campanile. Da questa altezza si gode un panorama incredibile, distese di vigneti a perdita d’occhio, e il paesaggio dolce del campidanese. “Qui abbiamo recuperato il Nasco, un vitigno antichissimo, portato, sembra di Fenici. Rischiava di scomparire. Tradizionalmente vinificato dolce, abbiamo scelto una vinificazione in secco anticipando la vendemmia per l’Iselis. Nell’Angialis invece vengono utilizzate le uve stramature”. Gli chiedo cosa significhi lavorare per Argiolas. “È una grande opportunità, perché è un’azienda che lavora sulla ricerca, con attenzione, ma senza dimenticare il territorio e le tradizioni. La linea indicata da Gaicomo Tachis, di cui sono stato allievo, è rimasta centrale. Un approccio mai superficiale al vino, salvaguardandone l’espressione territoriale. La cantina è dotata di laboratorio e strumenti di monitoraggio in vigna. Collaboriamo e partecipiamo a progetti universitari che ci consentono di rimanere aggiornati e di seguire le ricerche. Ora vi porto a vedere il vigneto dove stiamo lavorando su 11 vitigni autoctoni per un progetto di selezione e conservazione. Si tratta di Vermentino, Cannonau, Monica, Bovaleddu, Malvasia, Carignano, Nuragus, Nebbiolo, Moscato, Caricagiola e Nasco. Nelle vigne, grazie a un altro progetto, abbiamo un sistema di monitoraggio che ci consente di controllare il consumo e la necessità di acqua per pianta e una stazione micro-meterologica per valutare la capacità del vigneto di assorbire carbonio dall’atmosfera. Abbiamo mantenuto dei vecchi vigneti che hanno più di 60 anni per preservare biotipi da proteggere. È un’azienda all’avanguardia che non dimentica il posto da cui nasce, ma anzi cerca di portare il profumo e il sapore della sua terra nel mondo.” Ci spostiamo in una zona poco distante. “Più a nord, nella Trexenta ci sono altre tre tenute Argiolas: Selegas da cui provengono le uve del Turriga, Siurgus Donigala e Guamaggiore. E infine il quinto appezzamento a Porto Pino, nel Sulcis, dedicato al Carignano”. Ci spiega Mariano. “Antonio Argiolas viaggiava e osservava. Aveva capito che il vermentino poteva dare dei bei risultati in questa zona e la nostra cantina ha investito tanto su questo vitigno”. “E l’enoturismo funziona?” domando mentre ci avviciniamo a Serdiana. “Noi proponiamo visite guidate, aperitivi in vigna e lezioni di cucina sarda. È un ulteriore settore su cui in Sardegna c’è ancora da lavorare, ma che può dare belle soddisfazioni.” Torniamo nella sede aziendale dopo un lungo giro, sul tavolo del reparto vendite campeggia il cofanetto per i 20 anni del Turriga. Antonio Marras, Marcello Fois e Paolo Fresu hanno contribuito ognuno con la propria arte a renderlo un oggetto unico che comunica tutta la creatività e la forza della Sardegna. Nella sala degustazione invece i fili di Maria Lai intrecciano pensieri e parole e legano vino e arte in un dialogo aperto. Questa è l’essenza di Argiolas una cantina che , con un occhio puntato sulla ricerca e sull’innovazione, riesce a parlare al mondo nella propria lingua, comunicando un’identità forte e la meravigliosa complessità di quest’isola.
“L’espansione della vite fu per noi un atto di fede.
Fu un progetto elevato e consistente.
Che superò ogni assedio, ogni divisione, ogni distinzione.
Anche quando questa terra vecchissima e stana si trovò per secoli,
ogni volta, in mani altrui.
Mescolata a popoli adolescenti e presuntuosi.
Forti della giovinezza della loro storia brevissima, facile da ricordare.
Siamo il frutto di quel mescolamento, in tutto”. (Marcello Fois, Turriga e …Venti)
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I VINI
Vermentino di Sardegna DOC Costamolino
Nuragus di Cagliari DOC S’elegas
Vermentino di Sardegna DOC Merì
Vermentino di Sardegna DOC Is Argiolas
Cardena IGT Isola dei Nuraghi bianco (Vermentino, uve autoctone)
Iselis IGT Isola dei Nuraghi bianco (Nasco, Vermentino)
Iselis IGT Isola dei Nuraghi rosso (Monica, Carignano, Bovale Sardo)
Is Solinas IGT Isola dei Nuraghi rosso (Carignano, Bovale Sardo)
Korem IGT Isola dei Nuraghi rosso (Bovale Sardo, Carignano, Cannonau)
Turriga IGT Isola dei Nuraghi rosso (Cannonau, Carignano, Bovale sardo, Malvasia Nera)
Antonio Argiolas IGT Isola dei Nuraghi rosso (Cannonau, Malvasia Nera)
Angialis ( (Nasco, Malvasia di Cagliari)