Anteprima Amarone 2013. Qualche considerazione

Anteprima Amarone 2013. Ultimo fine settimana di gennaio 2017. La prima di una lunga teoria. Prima di affrontare la Toscana. Nella ”suggestiva cornice” (ancora!) del Palazzo della Gran Guardia. Nella “splendida” (ancora!) Piazza Bra con vista sulla “meravigliosa” (ancora!) Arena Romana. Di nuovo qui. Con piacere. Dubbi.
Vale la pena? Memore di una vecchia canzone di Paolo Pietrangeli “intanto lui ci andò”, decido di ritornarci.
Grazie soprattutto alla scelta, finalmente, di evitare la … passerella della presentazione.
Da bevitore maniacale, infatti, mi piace degustare la mattina. Con calma.
Solita polemica. Solita discussione. 83 campioni in degustazione. 50 provenienti da botte. Sarà possibile “capire” l’annata? Sicuramente c’è anche una nostra pigrizia di degustatori.  La paura di assaggiare “ senza rete”. Contenti quando lo facciamo in Francia. Dubbiosi in Italia. Di certo un preconcetto lo abbiamo. Di stampo andreottiano. “ a pensare male si fa peccato però…”. Siamo, proprio ma proprio, sicuri che il campione da botte sia quello che sarà imbottigliato? Via di questo passo.
Di sicuro, però, molti vini saranno in commercio nel 2019. Tra due anni.
Certo nessuno, tantomeno il Consorzio, può pensare di “saltare un anno” la presentazione. Visto che il senso della manifestazione è far conoscere agli addetti le nuove annate. Constatato, però, che in Italia la vendita “en primeur” stenta a decollare. Perché non pensare, come al Chianti Collection, di presentare i vini che ogni singola azienda decide di mettere in commercio nell’annata in corso?
Detto ciò.
Draying2Confesso. “A me piace”. Mettermi in gioco. Rimanere spiazzato. Contento e/o disorientato di accorgermi di essermi sbagliato quando ri/assaggio i vini dopo alcuni anni.
La querelle con le Famiglie, la pregiudizievole mancanza di Dal Forno e Quintarelli, ci lascia con l’amaro in bocca. O meglio l’acquolina.
Ottima organizzazione. Sommelier efficientissimi. Grande cortesia e professionalità. Solo questo vale il viaggio.
Sarebbe utile che l’accurato lavoro fatto dal Consorzio sulle zonazioni facesse da guida nell’organizzazione delle sale. Con la divisione in areali e non in ordine alfabetico degli espositori. Così come nella degustazione riservata alla “stampa” sia in chiaro che coperta.
Con piacere nei miei assaggi alla cieca, con riassaggi poi in sala assieme ai produttori, ho constatato una netta inversione di tendenza. Non più amaroni “reciotati” ( una felice espressione di Carlo Macchi, funambolico direttore di Winesurf) pensati per un pubblico d’Oltreoceano. Vini più bevibili e abbinabili.

I vini che mi son piaciuti.
In rigoroso ordine alfabetico.
Dieci per tipologia.

Campioni in bottiglia:
Accordini Stefano, Bertani, Ca’ Rugate, Corte Figaretto Graal, Falezze, Farina, Massimago, Pietro Zanoni, Roccolo Grassi, Villa Mattielli.

Campioni in botte:
Albino Armani Cuslanus, Boscaini Carlo, Cà Dei Frati, Corte Rugolin, La Dama, Monte Zovo, Novaia, Pasqua Famiglia, Secondo Marco, Zýmē

 

 

 

 

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