XVI Rapporto enoturismo: estate 2020 all’insegna riscoperta borghi, vigne e degustazioni all’aperto.

Floriano Zambon, Presidente Città del Vino: Servono nuovi fondi per il settore che è un patrimonio economico, sostenibile e culturale.

Secondo i dati presentati nel XVI Rapporto sull’enoturismo in Italia, il 2019 ha segnato un + 7% di visitatori, passati da 14 a 15 milioni; e un + 6% di giro d’affari, passato da 2,5 a 2,65 miliardi di euro. Numeri che difficilmente si ripeteranno per l’anno in corso.

Sarà un’ estate, questa che ci accingiamo a vivere, durante la quale inevitabilmente tutti i comparti, ed in particolare quello enoturistico, subiranno una temporanea battuta d’arresto. Ma per un settore che è un patrimonio economico, sostenibile e culturale unico al mondo, come sottolineato da Floriano Zambon, Presidente Città del Vino, sono tante le iniziative già in campo per la ripartenza attraverso nuovi servizi, anche virtuali, e un’accessibilità ai territori ampia e di qualità, con sentieri, piste ciclabili, itinerari culturali-enogastronomici e una nuova alleanza tra pubblico e privato. Secondo Zambon serve estendere e rendere più incisive la detraibilità o almeno la deducibilità della spesa turistica delle famiglie, per il 2020 estesa anche al 2021: “ Ma soprattutto prevedere nuovi fondi per riqualificare l’accessibilità ai territori, rendendoli più fruibili e sicuri, con finanziamenti certi e tempestivi e un riconoscimento concreto al ruolo guida dell’enoturismo per la ripartenza e la rinascita dell’Italia “minore” dei borghi e delle campagne, dove s’intrecciano le offerte d’esperienza e tempo libero di migliaia di Comuni, a partire dalle 460 Città del Vino, la più importante e numerosa rete di Città d’Identità nel nostro Paese. Serve – prosegue Zambon – riqualificare e creare nuovi sentieri, piste ciclabili, percorsi enoturistici, segnaletica, itinerari ed esperienze culturali, ma anche infrastrutture di servizio e connessioni digitali adeguate ai territori più rurali e svantaggiati dal digital divide”-

L’Associazione Nazionale Città del Vino fondata a Siena nel 1987, che ieri ha presentato in webinar il “XVI Rapporto sul Turismo del Vino in Italia”, curato da Città del Vino in collaborazione con lo staff del Corso di Wine Business dell’Università di Salerno, è il naturale candidato ad accompagnare una nuova alleanza pubblico-privata tra istituzioni locali, cantine e sistema ricettivo per la ripresa dell’enoturismo che vedrà l’estate 2020 caratterizzata da un turismo all’insegna della riscoperta della campagna e dei borghi minori, più congeniali alla nuova vacanza “protetta” che potrebbe risvegliare l’interesse di tantissimi italiani verso una forma di turismo, sconosciuta ai più, tra vigne, degustazioni all’aperto e piazza bellissime e non affollate.

Dall’analisi del Rapporto emerge che il 2019 è stato l’anno con le performance più elevate per il turismo del vino in Italia, un dato ricavato con interviste tra 80 Comuni (il 18,22% delle Città del Vino) e 92 cantine.  La fotografia sui territori ha registrato il protagonismo dei sindaci e degli amministratori nell’animazione enoturistica. Ad esempio il 40% dei Comuni intervistati (32 su 80) applica la tassa di soggiorno e reinveste le entrate in comunicazione e servizi per il turismo. Quello di Alba (Cn) li destina alla promozione di eventi, in particolare la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba; quello di Avola in Sicilia per l’attivazione di un servizio di bus turistico; Aymavilles in Val d’Aosta per la manutenzione della rete escursionistica; Conegliano (Tv) per il restauro del castello; Piombino (Li) per l’ufficio IAT dedicato al turismo; Noto (Rg) per gli eventi estivi Effetto Noto; e tanti altri Comuni Città del Vino. Comuni che nell’86% dei casi hanno realizzato uno o più progetti per promuovere l’attrattività enoturistica del territorio e/o migliorare i servizi offerti. Ad esempio ad Annone Veneto con nuove piste ciclabili e azioni di sistema sul turismo lento; ad Avio con il Palio della Botte “Uve e Dintorni”; a Caluso in Piemonte con Divino Canavese e la Festa dell’Uva Erbaluce; a Castel Ritaldi in Umbria con la manifestazione “Fiabe saporite”; a Donnas (Aosta) con il recupero di vigneti, resi in parte fruibili ai disabili, tramite un finanziamento europeo sul progetto Route des Vignobles Alpins. E tanti altri eventi e manifestazioni enoturistiche in tutta Italia. Senza dimenticare l’evento più enoturistico dell’estate, Calici di Stelle, organizzato da Città del Vino in collaborazione con il Movimento Turismo del Vino (in oltre 150 piazze e borghi italiani) e che il prossimo agosto potrà essere riproposto con una formula nuova in linea con le prescrizioni di distanziamento fisico tra le persone. 

Per quanto concerne le cantine, le aziende hanno dichiarato una media di presenze nel 2019 di circa 3.700 enoturisti e un fatturato in cantina legato a vendite dirette e degustazioni di 132mila euro.  Pressoché tutte (95-96%) fanno vendita diretta, degustazioni e visite alla struttura; il 22% accoglie “braccia” turistiche anche per la vendemmia; il 20% ha un servizio di ristorazione; il 19% un museo del vino o una galleria d’arte interna alla cantina; il 13% offre pernottamento; il 48% apre gli spazi al parcheggio dei camperisti e dei turisti en plein air; l’80% ha cantine accessibili ai disabili; il 40% ha vigneti aperti agli stessi disabili; l’86% ha anche  sale degustazione accessibili; ma è molto meno accessibile il vigneto (42%) o il pernottamento (11%). Nell’ambito dei servizi di ristorazione va segnalato invece che il 24% dei ristoranti delle cantine offre cucina vegetariana/vegana. 

Il XVI Rapporto ha analizzato anche un campione di enoturisti di età media di 48 anni. Il 45% ha dichiarato di visitare e trascorrere un periodo di vacanza nei territori del vino almeno una volta l’anno; il 30% più di una volta l’anno; il 9% almeno una volta al mese. Ed è un turista del vino prevalentemente “regionale” poiché il 30% rientra normalmente a casa a fine giornata e il 23% rientra sempre a casa. Nel 60% dei casi i turisti hanno anche dichiarato infatti di visitare più frequentemente le cantine della regione di residenza. Per l’escursionista giornaliero la spesa si traduce mediamente in 80 euro tra acquisti e degustazioni; mentre per chi pernotta la spesa giornaliera lievita mediamente a 155 euro. Infine anche quest’anno la Toscana si conferma la regione enoturistica percepita come più attrattiva; a seguire il Piemonte, il Trentino Alto-Adige e il Veneto al Nord e la Campania al Sud. 

Il webinar è stato presentato dal professor Giuseppe Festa, coordinatore dell’Osservatorio sul Turismo del Vino, in una sessione online che ha visto gli interventi – oltre che del presidente Floriano Zambon – di Donatella Cinelli Colombini, Presidente Nazionale Donne del Vino”; di Roberto Cipresso, winemaker e commissario del Concorso Enologico Internazionale Città del Vino; e dei coordinatori delle Città del Vino di Veneto, Piemonte e Sicilia, rispettivamente Benedetto De Pizzol, Stefano Vercelloni e Corrado Bonfanti.

Per scaricare il Rapporto integrale clicca qui 

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