Il Pollo “a incastro”: San Valentino e i filtri d’amore culinari

Ogni scelta comporta una buona dose di audacia. Per alcune decisioni ci improvvisiamo. Ci lasciamo guidare dall’istinto. Altre ci impegnano in ragionamenti ed elucubrazioni, cerchiamo consigli e sentiamo i pareri di amici, parenti o esperti a vario titolo. Che bello sarebbe avere la “prova provata”. La certezza che il passo che stiamo per fare sarà quello giusto. La garanzia del risultato. Per i più questo atteggiamento potrebbe essere ricercato in una fase della vita lontano dalla giovinezza, quando si avvicinano maturità e saggezza. Che sciocchezza! Pensate a quante decisioni importanti siete stati in grado di prendere ed a quale età avete preso le più importanti. Tra i 19 e i 23 anni cari signori e signore! Dopo il diploma ecco la vita reale, della maggiore età delle scelte sul futuro più futuro, dove ogni strada è aperta e aspetta solo di essere imboccata. Le strade principali, le direttive più grandi, una volta iniziate finiscono tutte in sensi unici e direzioni obbligatorie. Sarò medico o avvocato? Chef o agricoltore? Qui si comincia.

La storia del “pollo a incastro” nasce proprio nel momento in cui, per me ed altre tre donne, la prima decisione, la scelta di studiare una materia umanistica, ci ha portate a Siena, e il caso, come spesso accade, ci ha fatto percorrere un piccolo tratto di strada, ma incredibilmente significante, tutte e quattro insieme sotto lo stesso tetto, dentro la stessa cucina. Ottime studentesse chi di Lettere Classiche, Filosofia e Antropologia, giocavamo (mica tanto), alle brave pensatrici. Ogni azione della vita quotidiana era condivisa e finiva analizzata sotto il profilo antropologico/culturale.  Ricordo cene e pranzi alla nostra tavola con persone straordinarie provenienti da culture diverse, modi di vivere bizzarri, stimolanti e animate discussioni su ogni argomento. La convivialità era per noi una forma di religione. Il maiale e i suoi derivati un simbolo di generosità della natura. Il pollo un alimento economico e delicato che metteva d’accordo, quasi sempre tasche e palato. Alla nostra tavola poteva sedersi veramente chiunque, a patto che fosse un “qualunque buongustaio”. Senza accorgercene iniziammo a selezionare e di conseguenza ad amare la compagnia di chi generosamente condivideva con noi, le leccornie che le mamme, zie, nonne inviamo ai pargoli studenti lontani da casa. Questi scambi ci hanno permesso di conoscere profondamente ed apprezzare, fino in fondo alla digestione, tradizioni culinarie inusitate distantissime da noi. Di contro, senza accorgercene, c’era un piatto che sfrigolava nel forno ogni qualvolta un papabile fidanzato, un possibile corteggiatore, veniva invitato per la prima volta a cena da noi: il pollo al forno con le patate.immagine principale pollo

Storiche e passate negli annali le serate del “pollo a incastro”, dove il pretendente, senza rendersene conto, veniva invitato a degustare il piatto che nascondeva la trappola della seduzione. Come alchimiste esperte (o streghe attorno al pentolone), selezionavamo le erbe per il battutto che sarebbe divenuto salsa. Prezzemolo, rosmarino, aneto, aglio, pepe e peperoncino, insieme al sale e all’olio extravergine d’oliva, erano la base del filtro d’amore. Le patate gialle sbucciate e tagliate a fette non troppo sottili, il paradiso delle papille. Si passava a spalmare il pollo con l’intingolo perché la pelle rilucesse e in forno ottenesse croccantezza e oro. Pochi passaggi ma ben curati. Occhio al forno ben caldo e via in cottura per un’oretta circa.Il resto del tempo era dedicato alle chiacchiere, alla presentazione del principe azzurro alle altre compagne il cui giudizio finale avrebbe segnato il futuro della storia e condizionato l’andamento della stessa. Il petto, la coscia, l’ala. Tutto cotto a puntino e umido, il primo mai stoppaccioso.

La coscia voluttuosa, se scelta per prima, indicava un carattere deciso forte e franco. L’ala: l’attitudine a dedicarsi al gusto pieno e non alla quantità. La scelta della patata più rosolata quasi bruna era sintomo di coraggio e sfrontatezza.

Un gioco dunque di seduzione e gusto, alle spalle dell’esaminato che in quei pochi gesti stava scegliendo e si faceva scegliere.

Dedico questa ricetta fatta di amicizia, condivisione, convivialità, a tutti i miei amici di oggi e di un tempo. Ai tanti piccoli amori, alcuni grandissimi che alla prova del pollo a incastro resistono tutt’ora e si rinnovano. A Cristina, Valeria e Barbara oggi mamme e compagne fantastiche che hanno utilizzato al meglio la magia del pollo a incastro.

 

 

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