Il grano saraceno della Valnerina è Presidio Slow Food

Attualmente Fondazione Slow Food per la biodiversità conta 587 presidi, di cui 250 in Italia, coinvolgendo più di 13.000 produttori

Il grano saraceno, come evoca il nome, ha origini lontane ed antichissime ed innegabili proprietà salutistiche che spaziano dal basso contenuto lipidico all’alto valore biologico delle proteine, superiore a quello dei legumi.
Oltre che per l’alimentazione degli animali, si presta ad innumerevoli usi anche in cucina: in chicchi può arricchire zuppe, risotti e insalate; trasformato in farina, si può utilizzare per biscotti, polenta, pizza, pane e pasta, ed essendo privo di glutine, è adatto anche alla dieta celiaca.
Resistente al freddo, si è diffuso per secoli nelle zone alpine e in quelle appenniniche dell’Italia centrale, come la Valnerina, la valle che, i Monti Sibillini alle spalle, si estende nella zona sud-orientale dell’Umbria. Qui la presenza del grano saraceno è attestata già nel Medioevo, addirittura si trova citato in alcuni testi per le sue proprietà medicinali; tuttavia ha subito un progressivo abbandono agli inizi del secolo scorso, a causa di molteplici fattori, tra cui il difficile processo produttivo, la resa spesso scarsa e l’importazione in massa dall’estero.

Tutto questo fino a sei anni fa, quando da un progetto dell’Università di Firenze e della Regione Umbria è nata l’idea di tornare a valorizzare le peculiarità del territorio della Valnerina e la sua biodiversità attraverso una nuova sperimentazione di questo seme un tempo tanto diffuso.
Tra i vari produttori che hanno accolto l’appello, Daniele Giovannoli dell’Azienda Agricola Tamorri Vera di Cascia (PG), che non nasconde le difficoltà nel realizzare il progetto «Di tutti i produttori coinvolti dal progetto solo io ho continuato a provare, anno dopo anno, finché non ho trovato le tempistiche giuste per la sua coltivazione a queste altitudini. Siamo infatti sopra i 600 mt e il grano saraceno patisce il freddo ma ha bisogno di piogge. Quest’anno, a essere sinceri, quassù abbiamo avuto più difficoltà per la siccità che per il Coronavirus, qui i terreni sono davvero aridi».

Il problema che si trova ora ad affrontare è quello di chi compie una scelta in “controtendenza”rispetto al sistema produttivo industrializzato, ossia quello del mercato:“Il grano che si trova in commercio, consumato soprattutto nelle regioni del Nord, ha addirittura un prezzo inferiore al nostro costo di produzione. Noi, ad esempio, facciamo un’essiccazione naturale, senza macchinari, e ci vogliono tempo ed energie; è difficile inserirsi in un mercato proponendo un prodotto dal prezzo più alto.”
Proprio per sostenere la cura “anacronistica” della naturalezza del prodotto e delle tecniche tradizionali di coltura e lavorazione, è intervenuta Slow Food avviando proprio qui un Presidio.
I Presidi Slow Food nascono da un progetto intrapreso nel 1999 proprio per il recupero e la salvaguardia di piccole produzioni di eccellenza gastronomica minacciate dall’agricoltura industriale, dal degrado ambientale, dall’omologazione.
Attualmente Fondazione Slow Food per la biodiversità conta 587 presidi, di cui 250 in Italia, coinvolgendo più di 13.000 produttori, a cui Slow Food offre consulenze, formazione e promuove l’attività.
Il grano saraceno della Valnerina è tra i 12 presidi Slow Food sostenuti da Davines, l’azienda di cosmetica sostenibile di Parma che realizza prodotti professionali per capelli privilegiando ingredienti di origine naturale, impiegandone anche gli scarti e la parte non edibile.


www.fondazioneslowfood.com/it/presidi-slow-food/grano-sareceno-della-valnerina/

Responsabile Slow Food del Presidio
Riccardo Pandolfi
Tel. 339 6729967
riccardo.pandolfi1610@gmail.com

Referente dei produttori del Presidio
Daniele Giovannoli
Tel. 3471966485
daniele.giovannoli@gmail.com

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