Il bignè della Nonna di Caterina ed Enrichetto il tartarughino di Valois

Gli occhi dei bambini, se ben allenati, guardano alle cose con curiosità estrema.

Caterina aveva quasi otto anni quando incontrò nell’orto di casa una tartaruga. Abituata a giocare con le galline e e il gatto Tommaso, inizialmente scambiò la testuggine per un sasso strano. Rina! Rinuccia! La chiamava la nonna dalla finestra e le faceva segno con la mano di salire in casa.  La piccola abbandonò la sua scoperta per correre dalla donna che tramestava in cucina per il pranzo della domenica. Caterina riconobbe subito le uova e la farina come il travestimento delle fettuccine che di solito si mangiavano in quell’occasione. Però lì a fianco una serie di altre cose che c’entravano come i cavoli a merenda! Nonna a che servono queste cose? Mica per fare la pasta!? Brava Rina, infatti ti ho chiamata per chiederti di aiutarmi a fare i Bignè.

Ho già preparato gli ingredienti: 150 gr di farina setacciata, 100 gr di burro, 4 uova, un cucchiaio raso di zucchero, la scorza di un limone, 250 gr di acqua e un cucchiaino di sale. La crema è già pronta e sta riposando.ingredienti

L’estate entrava già dalla finestra e per quanto la piccola avesse dormito tutte le sue ore di sogni belli, gli occhiolini gli sussurravano un pisolino. Seduta a capotavola, con la guancia sopra alle mani incrociate a cuscinetto, chiedeva all’anziana signora affacendata una storia. Lo sai Caterina che il Bignè fu inventato per una Regina? Pensa che si chiamava proprio come te: Caterina de’ Medici. Quando la chiesero in sposa lei partì dall’Italia per la Francia portandosi al seguito cuochi e pasticceri. Si vede che voleva essere sicura di mangiare bene! E alla corte del suo sposo, il re Enrico II di Valois, il capo pasticcere di Caterina, un certo signor  Penterelli, inventò per loro il primo Bignè della storia. Ma la voce della nonna era già un eco lontano. Caterina si sognava già su un cavallo bianco, anzi no su un elefante come Annibale, con la corona scintillante di pietre di tutti i colori che andava felice verso il suo principe azzurro. Percorreva una strada di fiori a caramella, di case di marzapane insieme a Cappuccetto rosso che le passava metà della sua merenda e il lupo, intento a raggiungerle, veniva colpito da Penterelli e dai suoi pasticceri e gelatieri, con mestoli, pentolini e mattarelli.

Nel frattempo la nonna procedeva alla preparazione: sul fuoco moderato una pentola dal bordo alto scaldava l’acqua a cui univa il burro ammorbidito a pezzetti, il cucchiaino di sale e quello grande di zucchero. In attesa che tutti gli ingredienti si sciogliessero perfettamente e che l’acqua prendesse il bollore, setacciava la farina da aggiungere tutta d’un colpo, solo dopo aver tolta la pentola dal fuoco. Aggiunta la farina e amalgamata perfettamente la rimetteva sui fornelli. Girava e schiacciava sul fondo e contro i bordi della pentola fino a quando la pasta non si sarebbe più attaccata e avrebbe udito un leggero sfrigolio e un dolce aroma caramellato. impasto in pentolaGiunto il momento, la pasta ormai asciutta doveva riposare e raffreddare.impasto a freddare

Mentre il sogno di “Caterina regina” proseguiva, era arrivato il momento per la nonna di grattugiare la scorza del limone ed aggiungerlo al composto ormai raffreddato. Lavorava attentamente aggiungendo ed incorporando perfettamente un uovo alla volta. Arrivata al terzo il momento era topico: se la pasta risultava già molle non c’era alcun bisogno di aggiungere anche il quarto. impasto in preparazioneBisognava fare una prova con un cucchiaino di pasta su un piatto, se non si spandeva e rimaneva bello sodo poteva aggiungere anche il quarto.impasto terminato

Lavorata la pasta ancora per dieci minuti, era giunto il momento di svegliare Caterina, a lei il divertimento di sistemare la pasta con il sac à poche sulla teglia del forno e veder crescere ed indorare i bignè per circa 10-15 minuti nel forno già caldo a 220°.

Le piccole mani, accompagnate da quelle della nonna, disponevano la pasta sulla teglia ben imburrata e spolverata di farina. Dietro il vetro osservavano compiaciute i mucchietti ben ordinati ed equidistanti.bigne in forno

Nonna! Nonna! Scendo e ti porto un sasso stranissimo che ho trovato stamani!!! La bimba era già per le scale prima che la nonna potesse risponderle. Dopo pochi minuti eccola risalire pensierosa. Caterina che fai con il tartarughino in mano! Mettilo a terra! Guarda come si è spaventato, si è tutto ritirato nella sua casetta.

Mammina mia un tartarughino! Che bello! Allora lo sai come lo chiamerò? Enrichetto di Valois e sarà il mio principe a cui darò il primo bignè non appena saranno cotti e raffreddati! Poco dopo, a pranzo , tutta la famiglia rideva con il povero Enrichetto tartarughino di Valois, che lentamente aveva fatto un piccolo pertugio nel bignè e ci aveva infilato dentro la testa e se lo portava a spasso a guisa di regal corona.

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