Vinitaly 2022, tanti gli inviti le cose da fare, da vedere, da bere, le persone da salutare, quest’anno più del solito. La pandemia ha scompaginato la dimensione spazio-temporale riversandosi sul mondo del vino un po’ come un elefante in una cristalleria, ha frammentato le degustazioni, cambiato l’approccio e frantumato in piccoli assaggi la socialità. Insomma ci eravamo disabituati ai grandi eventi. Difficile allora riuscire a selezionare i tanti inviti e alla fine ti lasci trasportare dal fato, caso, destino o come preferite chiamare l’accidente per cui andando a cercare un padiglione ti ritrovi nell’area FIVI, vicino alla postazione di Pieropan, cantina storica di Soave. Chiara Mattiello, responsabile comunicazione della cantina e compagna di belle bevute, ci chiama per farci assaggiare il nuovo Calvarino 5 insieme ad Andrea Pieropan.
In cantina ci eravamo stati, io e Carlo Zucchetti (Leonildo Pieropan, avventure-di-un-vignaiolo di Soave), qualche anno fa. Era stato Nino –purtroppo scomparso nel 2018 – il padre di Andrea e di Dario ad accoglierci tra le mura del quattrocentesco Palazzo Pullici, allora sede della cantina, e a narrarci i diversi capitoli di questa storia radicata tra i castelli e le pievi di Soave. Un racconto che comprende 75 ettari, 55 nel territorio del Soave e 20 nel territorio della Valpolicella, una produzione di 650.000 bottiglie all’anno, di cui circa il 65% destinato all’esportazione e un’attività che continua con la moglie Teresita e i figli Dario, enologo, e Andrea agronomo. Seduti al tavolo dello stand, Andrea ci parla dei nuovi progetti proiettandoci tra le sinuose colline di Soave da cui manchiamo e che ci mancano da troppo tempo.
La nuova cantina prima di tutto: sarà inaugurata subito dopo il Vinitaly, il 14 aprile. Ci sono voluti 5 anni per vedere completato il progetto dell’architetto Moreno Zurlo dello studio Ac.me di Verona. Diecimila metri quadri perfettamente incastonati nelle colline di Soave, o forse sarebbe meglio dire celati sotto un lembo del pendio.
I calici intanto accolgono il Calvarino 5. Edizione limitata, frutto dell’assemblaggio di cinque annate di Calvarino – 2008, 2009, 2010, 2011 e 2012 – che hanno sostato mediamente dieci anni in cantina in vasche di cemento, sapientemente equilibrati da Dario Pieropan. Un elogio della longevità del Soave. E del territorio. Un vino complesso che racchiude i ricordi di annate diverse tra loro, le amalgama in una memoria gustativa vecchia e al tempo stesso rinnovata nello scambio reciproco e con il tempo, avvolge il palato e chiude nella tipica nota mandorlata con elegante scorrevolezza .
Calvarino 5 è il primo vino della Collezione Vini dell’Anima, un progetto di vini unici che usciranno nei prossimi anni.
Nella testa, nei passi quotidiani risuonano le parole e gli insegnamenti di Leonildo, come ha sottolineato nel comunicato di presentazione della cantina, la moglie Teresita: “La nuova cantina e i grandi progetti che la mia famiglia sta portando avanti sono, di giorno in giorno, il nostro modo di ricordare Leonildo. Per questo abbiamo scelto il Calvarino per l’inaugurazione della cantina; era infatti nel vigneto Calvarino che Leonildo ha appreso l’amore e il rispetto per la terra, trasmesso ai figli che continuano oggi la sua opera. La cantina è un omaggio a ciò che lui ha rappresentato, non solo per lo stile inconfondibile dei suoi vini, ma anche per l’esempio di coerenza e dedizione che ci ha lasciato. La sua grande attenzione per il dettaglio, la meticolosità e l’amore per il bello vivono oggi nella nuova realtà e ciò rimarrà un lascito indelebile per le generazioni future.»