Vinitaly 2022: due chiacchiere con Andrea Pieropan sul Calvarino 5 e la nuova cantina

Calvarino 5. Edizione limitata, frutto dell’assemblaggio di cinque annate di Calvarino –  2008, 2009, 2010, 2011 e 2012 – che hanno sostato mediamente dieci anni in cantina in vasche di cemento, sapientemente equilibrati da Dario Pieropan.

Vinitaly 2022, tanti gli inviti le cose da fare, da vedere, da bere, le persone da salutare, quest’anno più del solito. La pandemia ha scompaginato la dimensione spazio-temporale riversandosi sul mondo del vino  un po’ come un elefante in una cristalleria, ha frammentato le degustazioni, cambiato l’approccio e frantumato in piccoli assaggi la socialità. Insomma ci eravamo disabituati ai grandi eventi. Difficile allora riuscire a selezionare i tanti inviti e alla fine ti lasci trasportare dal fato, caso, destino o come preferite chiamare l’accidente per cui andando a cercare un padiglione ti ritrovi nell’area FIVI, vicino alla postazione di Pieropan, cantina storica di Soave. Chiara Mattiello, responsabile comunicazione della cantina e compagna di belle bevute, ci chiama per farci assaggiare il nuovo Calvarino 5 insieme ad Andrea Pieropan. 

In cantina ci eravamo stati, io e Carlo Zucchetti (Leonildo Pieropan, avventure-di-un-vignaiolo di Soave), qualche anno fa.  Era stato Nino  –purtroppo scomparso nel 2018 –  il padre di Andrea e di Dario ad accoglierci tra le mura del quattrocentesco  Palazzo Pullici, allora sede della cantina, e a narrarci i diversi capitoli di questa storia radicata tra i castelli e le pievi di Soave. Un racconto che comprende 75 ettari, 55 nel territorio del Soave e 20 nel territorio della Valpolicella, una produzione di 650.000 bottiglie all’anno, di cui circa il 65% destinato all’esportazione e un’attività che continua con la moglie Teresita e i figli Dario, enologo, e Andrea agronomo. Seduti al tavolo dello stand, Andrea ci parla dei nuovi progetti proiettandoci tra le sinuose colline di Soave da cui manchiamo e che ci mancano da troppo tempo.
La nuova cantina prima di tutto: sarà inaugurata subito dopo il Vinitaly, il 14 aprile. Ci sono voluti 5 anni per vedere completato il progetto dell’architetto Moreno Zurlo dello studio Ac.me di Verona. Diecimila metri quadri perfettamente incastonati nelle colline di Soave, o forse sarebbe meglio dire celati sotto un lembo del pendio.
 I calici intanto accolgono  il Calvarino 5. Edizione limitata, frutto dell’assemblaggio di cinque annate di Calvarino –  2008, 2009, 2010, 2011 e 2012 – che hanno sostato mediamente dieci anni in cantina in vasche di cemento, sapientemente equilibrati da Dario Pieropan. Un elogio della longevità del Soave. E del territorio. Un vino complesso che racchiude i ricordi di annate diverse tra loro, le amalgama in una memoria gustativa vecchia e al tempo stesso rinnovata nello scambio reciproco e con il tempo, avvolge il palato e chiude nella tipica nota mandorlata con elegante scorrevolezza . 
Calvarino 5 è il primo vino della Collezione Vini dell’Anima,  un progetto di vini unici che usciranno nei prossimi anni.
Nella testa, nei passi quotidiani risuonano le parole e gli insegnamenti di Leonildo, come ha sottolineato nel comunicato di presentazione della cantina, la moglie Teresita: “La nuova cantina e i grandi progetti che la mia famiglia sta portando avanti sono, di giorno in giorno, il nostro modo di ricordare Leonildo.   Per questo abbiamo scelto il Calvarino per l’inaugurazione della cantina; era infatti nel vigneto Calvarino che Leonildo ha appreso l’amore e il rispetto per la terra, trasmesso ai figli che continuano oggi la sua opera. La cantina è un omaggio a ciò che lui ha rappresentato, non solo per lo stile inconfondibile dei suoi vini, ma anche per l’esempio di coerenza e dedizione che ci ha lasciato. La sua grande attenzione per il dettaglio, la meticolosità e l’amore per il bello vivono oggi nella nuova realtà e ciò rimarrà un lascito indelebile per le generazioni future.»

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