Taki, libertà firmata Massimo Viglietti

Taki, la nuova opera di Massimo Viglietti, un inno alla libertà!

Dopo la nostra chiacchierata di qualche tempo fa, siamo stati a mangiare da Massimo Viglietti.
NO!
Siamo andati a mangiare Massimo Viglietti, a mangiarlo e a mangiarci (verbo riflessivo).

Eh sì, perchè da Massimo non vai a mangiare. È troppo riduttivo e oltretutto anche sbagliato.
Da Taki, il suo nuovo regno, per ora provvisoriamente davanti al Kaiten ed in attesa del Taki Off, vai a vivere un’esperienza che va ben oltre i piatti e le degustazioni proposte. Vai innanzitutto ad ascoltare, vai a sentire e a sentirti. Vai a farti guidare da un novello Virgilio, a spasso per i vari gironi, costellati di gusti e di sorprese. “Gironi Viglieschi” consentitecelo!

Sembra tutto molto (e forse troppo) filosofico, ma è così. Questo è quel che vuole lo chef, raccontarsi attraverso una serie di sensazioni che possono esser disponibili solo una volta che anche l’ospite si mette in gioco, in un certo senso capire lui capendo noi. Se non vuoi “giocare” non ha senso andare. Se, invece, sei disposto ad accogliere provocazioni, a mettere in gioco e ridiscutere i gusti, e le presunzioni o i pregiudizi, allora sei nel posto giusto. Gli accostamenti e le combinazioni proposte servono proprio a smontare il concetto di “giusto” e allo stesso tempo del bigotto. Non esiste un “non si abbina” un “questo non ci va”.

 

Il concetto è tutto qui, l’obiettivo non è necessariamente fare dei piatti che piacciano, anche se poi almeno per chi scrive la maggior parte delle proposte sono catalogabili in questa categoria. Il vero obiettivo è nella possibilità di raccontare con il proprio estro la propria libertà.

Nella libertà c’è tutto il concept di Massimo Viglietti, potremmo definirlo il primo dei suoi punti di arrivo. Il primo, perché siamo sicuri che di sorprese, evoluzioni e nuove idee ce ne saranno ancora in quantità industriali.
Un percorso il suo, che finalmente esce del tutto dal canonico e dal seminato e lascia spazio totale alla fantasia e alla possibilità di usarla, anche grazie alla fiducia dei patron Onorio e Yukari Vitti. Via paletti, via regole.

Ecco dunque che appena arrivato ti immergi in un mondo che, quantomeno, non ti aspetti. È reo confesso, te lo dice subito che senza musica non parla, e non esiste che venga tolta, non sarebbe lui, non sarebbe quel che vuole lui. La degustazione inizia qui.

Creazioni che si susseguono, stili che raccontano dell’idea che guida Taki. Omaggi a Roma, alla Liguria, alla donna, al gusto del grasso. Ovviamente anche al Giappone, tramite materie prime che da lì arrivano. Sì, forse ogni piatto ha una sua fonte di ispirazione, forse, perché lo chef non si svela a parole, quindi chissà.
Potrei stare qui a raccontarvi poi nel dettaglio le creazioni e le successioni, studiate e chirurgiche. Potrei raccontarvi dei mille ingredienti ricercati e di nicchia. Potrei dirvi dell’impiattamento e delle tecniche di cottura, tutte specifiche e precise. Oppure potrei stupirvi, così come successo a me, vedendo come si è potuti passare da un burro al pesto ad una tartare di scottona arricchita, da un “violento” chef (affermazione firmata Viglietti), con una testa di gambero rosso letteralmente stritolata.

 

 

…e invece, starò qui a raccontarvi solo di una playlist che ha visto alternarsi Sonic Youth, Massive Attack, Mark Lanegan, Red House Painters, Nick Cave, The Sundays, Velvet Undeground, Talk Talk… Una colonna sonora che ha aiutato Viglietti a non soffermarsi troppo sui piatti o sulle parole che li presentavano.

Potrei potrei…potrei continuare, ma mi fermo qui.
Perchè tutto qui? Perchè non vi dico altro?
Beh, ve lo avevo premesso è stato un viaggio dentro me stesso, non una cena, quindi permettetemi un po’ di privacy, va bene?

 

 

 

 

Via Marianna Dionigi 56/60
00193 Roma
06 3201750
taki.it

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