Nocciole di ieri, ricette di oggi

Ricordo, quando ero piccola, degli enormi sacchi, più alti di me. Gli uomini di casa li portavano e li scaricavano nel vicolo, pieni di nocciole ancora nelle loro brattee. Nelle ore calme dei pomeriggi settembrini, le donne, appena finito di rassettare la cucina, scendevano in strada, si riunivano in cerchio, ognuna con la propria sedia, portata da casa, e cominciavano, tra una chiacchiera e l’altra, a “scafare le nocchie”. Spesso venivamo chiamati anche noi bambini a collaborare, ma il nostro aiuto durava poco, il tempo di prendere qualche nocchia, uno schiaffetto sulla mano e via di corsa a giocare.

Sulla piazzetta in fondo al vicolo, le nocciole venivano stese su enormi teli al sole, ad asciugare, il confine tra quelle di uno o dell’altro proprietario veniva segnato da canne, manici di scopa o spazzoloni, quelli che si usavano una volta per lavare per terra e con i quali poi di tanto in tanto si mescolavano, perché asciugassero uniformemente. Noi bambini gironzolavamo lì intorno, fingendo indifferenza e aspettando il momento per saltarci sopra a giocare e poi fuggire di corsa, appena qualche donna se ne accorgeva e ci rincorreva a scopa in aria.

Un giorno, però, con la mia famiglia ci siamo trasferiti a casa nuova.  Qui le nostre nocciole venivano stese sulla veranda ad asciugare ed erano tutte mie. Quando nessuno era nei paraggi, mi ci sdraiavo, vi immergevo mani e piedi e poi ci camminavo sopra, scalza, provando una sorta di dolore-piacere. Non sono mai riuscita a capire perché se ci camminavo con le scarpe, si rompevano, mentre se ci camminavo scalza no!

In quel periodo già non si coglievano più dall’albero, ma si raccoglievano da terra. Andavo ad aiutare mio padre, con dei grandi secchi, in ginocchio per terra, mi piaceva sporcarmi tutta, ma era molto faticoso. In seguito, abbiamo cominciato ad usare i rastrelli da giardino, si facevano dei mucchi di foglie e nocciole sotto ogni albero, così che potevamo raccoglierle da seduti. Un giorno, mio padre arrivò con un aggeggio di legno con un fondo di rete metallica, di cui non ho mai saputo il nome e sul quale venivano buttati secchi pieni nocciole miste a terra e foglie, e lì in piedi potevamo pulirle più comodamente.

La mia esperienza da raccoglitrice si è fermata lì. Non ho vissuto direttamente le ulteriori evoluzioni che ci sono state: macchine, aspiratori, soffiatori. In parte ne sono contenta, perché così posso conservare un ricordo romantico e piacevole, non legato alla meccanizzazione.  Per anni, poi, le ho quasi dimenticate, fin quando, da vegana, non le ho riscoperte, insieme a tutta l’altra frutta secca.

La frutta secca è uno di quegli alimenti che non devono mancare nell’alimentazione di un vegano. Infatti, oltre al cesto della frutta fresca, in cucina ne ho anche un altro con noci, nocciole, mandorle, arachidi, anacardi, pinoli, pistacchi e altra, proveniente da paesi lontani. La uso come posso, in insalate, nei dolci, nel pane, nelle macedonie, come spuntino di mezza mattina o pomeriggio.

A volte, quando esco, poiché per un vegano intollerante al glutine non è facile trovare in giro qualcosa da spizzicare, porto sempre con me una bustina di nocciole o di mandorle, per resistere alla fame finché torno a casa.

Una manciata di queste é un cibo sano, ricco di nutrimenti e saziante.

Le nocciole in particolare sono ricche di Potassio, Fosforo e Calcio, Folati, vitamina J, E, K, C, alcune del gruppo B e molti aminoacidi. Contengono proteine, grassi e carboidrati. Hanno proprietà antiossidanti, proteggono il cuore e il sistema circolatorio, aiutano nel metabolismo dei carboidrati, nella sintesi della serotonina e hanno moltissime altre proprietà. Se ne estrae un ottimo olio, si usano sia crude che tostate.

Nella maggior parte delle ricette sono utilizzate per fare i dolci, ma sono ottime anche in piatti salati, come quello, rigorosamente vegano, che vi propongo oggi.

 

PESTO DI NOCCIOLE, BASILICO E POMODORINI. rictta3

Ingredienti per 4 persone:

400 g di pasta a piacere, senza glutine per i celiaci

100 g di nocciole sgusciate bio

50 g di foglie di basilico fresco

Uno spicchio di aglio rosso

250 g di pomodori rossi freschi

Olio extravergine di oliva

Sale

Pepe, facoltativo

In un mortaio ponete l’aglio e  pestatelo aiutandovi con qualche grano di sale grosso,  aggiungete a poco a poco tutto il basilico. Se non vi piace potete togliere la pelle ai pomodori oppure metterli interi in un frullatore. Tritate le nocciole con la mezzaluna, unitele al pomodoro, mescolate bene fino ad ottenere un composto omogeneo a cui aggiungete un po’ di sale. Versate il pomodoro frullato con le nocciole e il basilico pestato con l’aglio in una zuppiera, aggiustate di sale e pepe. Cuocete la pasta in abbondante acqua salata, scolatela e unitela al pesto mescolando bene. Se preferite potete scaldare leggermente la salsa. Basta cuocere una pasta senza glutine per rendere questo piatto adatto anche per celiaci.

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