La Rasina: il profondo senso identitario del territorio

Marco Mantengoli e Carlo Zucchetti

La Cassia si srotola sotto le ruote della macchina che ci sta portando da Montefiascone verso Montalcino, la nostra destinazione. Abbiamo superato Acquapendente, oltrepassiamo il confine con la Toscana,  il panorama si allarga, l’orizzonte non trova l’interruzione della vegetazione alta.  Seminativi e pascoli si susseguono, qua e là i famosi cipressi solitari in cima alle rotondità delle colline, danno un senso di movimento al paesaggio, verticalizzano lo sguardo e interrompono la continuità altrimenti monotona delle linee. L’aria  carica di umidità sbiadisce le tonalità dei verdi e dei gialli, il cielo ha il colore e la densità della giuncata poco prima di rapprendersi (coagulare).

Troviamo facilmente La Rasina dove ci sta aspettando Marco Mantengoli, il proprietario. L’azienda è stata fondata negli anni 70 dal nonno, Santi Mantengoli, è passata poi al padre Vasco che negli anni 80 decise di dedicarne una parte all’attività vitivinicola. Dal 1997 è Marco, enologo, che conduce questa interessante realtà in cui si affiancano vite seminativo e oliveti per un’estensione di circa 55 ettari.

Alto, occhi scuri, modi pacati, ma determinati e grande senso pratico, Marco, quando parla dell’azienda fa percepire quanto sia stato importante per le sue scelte il significato di passaggio e continuità, la possibilità di legarsi attraverso la cura aziendale a un percorso familiare che ha trovato la propria espressione nelle pratiche agricole .

“Vengo da una famiglia di agricoltori, anche i miei cugini lo sono. Ogni generazione della mia famiglia ha fatto in modo di ingrandirsi quel tanto da non disgregare la proprietà attraverso le successive divisioni fra più figli e permettere a tutti di poter proseguire il lavoro agricolo”. Dietro le sue parole si riconosce  il  forte senso identitario e di appartenenza di chi ha vissuto e coltiva con passione da generazioni la propria terra. “La nostra è stata una delle prime famiglie di coltivatori diretti, abbiamo sempre lavorato in prima persona. Agricoltura per me significa sapere da dove si viene, significa radicamento e cura  del territorio. È qualcosa che avrebbe bisogno di maggiore rispetto. L’accumulo degli impegni burocratici riduce sempre di più il tempo che possiamo dedicare al nostro vero lavoro, quello in mezzo ai campi.”

Ci spostiamo tra i filari:”Abbiamo dedicato i vigneti al Sangiovese, ora stiamo espiantando e reimpiantando: le nostre viti vanno da 1 a 28 anni”.

Carlo: “Il Sangiovese è un vitigno molto particolare, non semplice, ma che nelle sue molteplici varietà clonali diventa espressione dei diversi territori in cui viene allevato. Qui a Montalcino il Sangiovese Grosso, con i suoi acini più grandi grazie anche al clima abbastanza asciutto,  riesce a dare un vino complesso, dai tannini eleganti. Vedo che hai scelto di mantenere tutto a cordone speronato e la cimatura è molto contenuta.”

“Penso che sia importante portare i vigneti in equilibrio e produrre senza eccessi. E soprattutto è fondamentale conoscere i terreni per poter operare in maniera specifica su ogni pezzo, ritardando o diversificando le pratiche colturali a seconda delle necessità uscendo quindi da una logica totalitaria e indifferenziata.  Sempre in virtù del rispetto per le colture ci stiamo attivando sul biologico, al momento stiamo applicando un regime di lotta  integrata”.

Il cielo continua a incupirsi, ma ancora non cede alla pioggia.   Marco ci apre la cantina: “Come puoi vedere il punto più lontano è a 700 mt, quindi tra la vendemmia e la lavorazione passano non più di 20 minuti. La raccolta è manuale e sempre con le stesse 7/10 persone che conoscono bene i terreni e le viti. Una volta scaricata nel raccoglitore l’uva attraverso un nastro convogliatore va alla sgranellatrice, un sistema diverso rispetto alla deraspatrice. Gli acini si mantengono integri e si evita la rottura del raspo. L’azione è delicata ed è generata dal movimento asincrono di un nastro trasportatore e di una griglia oscillante. Questo consente di far arrivare al tavolo di cernita solo acini maturi e integri e di operare sul diraspato. Non c’è l’albero battitore e quindi si evita l’azione centrifuga di rotazione”.  

Marco Mantengoli e Carlo Zucchetti

L’ambiente è abitato dalle botti, dai 20 ai 42 ettolitri,  Marco ci racconta che le più grandi le hanno dovute assemblare all’interno, con grande abilità. “Nella prima fase, dopo la fermentazione di 4/10 giorni  uso il legno piccolo, poi passo al legno grande. I vinaccioli li escludo perché danno dei tannini amari” Semplicità e  concretezza si mescolano con  equilibrio nella sua faccia aperta e simpatica: “Non amo le mode e gli eccessi, il vino deve essere fatto bene” e porgendo il calice aggiunge: “Per me i vini finché non sono pronti e imbottigliati non ci sono”.

Entriamo nella sala degustazione accogliente e curata, Carlo gli ricorda l’invito a Montefiascone, alla 55a Fiera del Vino dove La Rasina sarà presente nel percorso dedicato alle prime 5 DOC italiane: Est! Est! Est! Di Montefiascone, Vernaccia di San Gimignano, Ischia, Frascati e Brunello di Montalcino. Da fuori arriva  il rumore di una macchina con gli ospiti dell’agriturismo che Marco ha avviato in una parte di questo casolare. Lo lasciamo al suo lavoro e ci avviamo verso casa. L’umidità crea una cortina sempre più spessa e lattiginosa che ingoia gli orizzonti, le linee sfumano e si confondono, appaiono sbiadite, ma anche così questo paesaggio continua ad esercitare un fascino irresistibile.

 

 

 

Località La Rasina – 53024 Montalcino (SI)
Tel +39 0577 848536 Fax +39 0577 846638
www.larasina.it – larasina@katamail.com

I Vini

Brunello di Montalcino D.O.C.G.

Brunello di Montalcino D.O.C.G. Il DiVasco

Rosso di Montalcino D.O.C.

Sangiovese I.G.T. Toscana rosso

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