Il vantaggio di essere piccoli, o meglio più piccoli del solito – molto molto più piccoli – sta nel potersi nascondere facilmente.
Basta un tovagliolo poggiato sbadatamente sopra un tavolo per poter scomparire meglio di Houdini. E poi si possono guardare da vicino tante cose, anche se qualche volta può capitare di rimanere pietrificati come nel caso dell’orata apparsa all’improvviso sul tavolo con la bocca spalancata e l’occhio vitreo che sembrava il palombaro inquietante di Shaun Tan (n.d.r. Piccole storie di periferia). Ieri invece mi sembrava proprio che qualcosa non funzionasse. Ero sulla mensola della cucina a schiacciare un pisolino sotto la mia foglia di lattuga, quando un rumore mi ha svegliata e ho visto la luna.
E che c’è di strano? Sarai stata vicino a una finestra! Direte voi.
No, scusate, non mi sono spiegata.
Ho visto la luna, non sopra di me, bensì sotto.
Per questo ho pensato che fosse una cosa un po’ stramba. Mi sono stropicciata gli occhi e poi… la luna era ancora lì, risplendeva tra i riflessi argentei di un cielo lucido e pulito.
Grandissima.
Con il suo alone liquido intorno.
– Come mai hai tirato giù la luna? – chiedo perplessa rendendomi conto della stravaganza della domanda
– Quale luna? – Mi risponde lei guardandosi intorno.
– Quella vicino a te. Oh! Aspetta un attimo come fai a camminare a testa in giù nel cielo?
– Non sto camminando a testa in giù – mi risponde Iside serafica– non sono mica un pipistrello! In questo periodo non sono molto popolari!
Mi sveglio per bene e assumo una posizione eretta.
– Ah! quello che riluceva era il piano d’acciaio e la luna è un uovo! Hai ragione, non stai camminando a testa in giù!
– Grazie per la conferma– ride Iside.
– Prof dove mi stai portando? A vedere la tettonica distensiva miocenica e la formazione del graben ?– I passi e le voci sono parzialmente schermati da una nuvola di vapore.
– Oh! Senti, sono due mesi che sto ferma, neanche una piccola escursione ho potuto fare! Ho dovuto preparare lezioni e power point, oltretutto senza poter fare affidamento sul mio laboratorio. Adesso godiamocela. Laggiù vedo una bella colata a corda… strano il colore però. Avviciniamoci – dice la voce femminile. – Ma che strano paesaggio!
Dall’alto della mensola riconosco le voci e le figure di S. e F. che non hanno ancora ben capito la situazione.
– Prof, qui c’è qualcosa che non quadra. La colata a corda non è per niente lavica, perché se la tocchi è morbida e c’è un profumo di cose buone da mangiare. Questa nuvola soffice sembra… è uovo. Ma dove siamo finiti? Sembra di essere dentro un film di Tim Burton.
–Niente film! Siete dentro un mio piatto! I pici in carbonara soffice. – esclama Iside rompendo lo smarrimento degli ospiti
– Iside! – Esclamano all’unisono i due di rimando. E senza farsi troppe domande, l’uomo tra i due aggiunge – La tua Carbonara… L’ho mangiata a La Parolina nel marzo… sì era marzo, poco dopo il mio compleanno, del 2014
– Caspita che memoria! Si stupisce Iside
Se non l’avessi già riconosciuto, dopo questo sciorinamento menomonico non avrei avuto dubbi, è proprio il mio direttore.
– La Carbonara, bella ricetta, soprattutto golosa – interviene il direttore – la troviamo citata nei Racconti Romani di Alberto Moravia del ’55, precisamente ne Il pensatore, citata dal protagonista, il cameriere del ristorante trasteverino da Marforio, e nel film “Cameriera bella presenza offresi…” del 1951 con Elsa Merlini. Da quel che sappiamo sembrerebbe una ricetta che si va affermando proprio negli anni ’50, ma c’è chi ne rivendica una diversa origine di più antica tradizione. Le notizie verificate con attenzione sono fondamentali, ma in questo caso possiamo soprassedere da ulteriori approfondimenti, il profumo non ammette di procrastinare oltre l’assaggio. Questa cremina soffice è buonissima, una nuvola di sapore. Domani dovrò fare in bicicletta il giro del Cimino!
PICI IN CARBONARA SOFFICE
Per i pici
farina00 gr 700
semola gr 300
acqua gr 300
uova 2
albume gr 60
olio evo gr 40
per la carbonara
tuorli d’uovo gr 200
guanciale gr 250
pecorino
sale
pepe
preparazione
Disponete a fontana la farina a cui avrete aggiunto una parte della semola e versate al centro le uova intere, gli albumi unite l’acqua tiepida salata man mano che amalgamate con la forchetta la farina iniziando da quella all’interno. Continuate a lavorare con le mani l’impasto energicamente fino a quando la pasta sarà diventata liscia ed elastica. Lasciatela riposare per 20 minuti.
Stendete la pasta con un matterello fino a ottenere una sfoglia alta circa 1 cm. Ricavatene delle strisce e lavoratele con i palmi delle mani facendole rotolare su un piano di lavoro, passateli nella semola e disponeteli a nido
Tagliate il guanciale a fiammifero e rosolatelo, toglietene una parte ed asciugatelo
Montate il tuorlo con poca acqua sale e pepe a bagnomaria.
Cuocete i pici in abbondante acqua salata, saltateli nel guanciale.
Fuori dal fuoco aggiungete il pecorino.
Componete il piatto mettendo sulla base l’uovo montato caldo, quindi la pasta mantecata
Finite con pepe nero
Ristorante La Parolina
di Iside de Cesare e Romano Gordini
Via Giacomo Leopardi, 1
01021 Trevinano, Acquapendente (VT)
Tel. 0763 717130
www.laparolina.it