Nel 1979 aveva aperto nel cuore della sua Firenze il Cibrèo a cui nel tempo si sono affiancati il Caffè Cibrèo, il Cibreino e, nel 2003, il Teatro del Sale, dove la cucina si unisce allo spettacolo, la cui direzione artistica è affidata alla moglie l’attrice Maria Cassi. Poi è venuta la trattoria nippo toscana il Cibleo, l’Aaccademia Cibreo e il C.Bio. negozio di “cibo buono, italiano e onesto” dove ancora, fino a qualche mese fa, lo si poteva incontrare. Fabio Picchi era un punto di riferimento per la città e non solo, faceva lavorare migranti e persone in difficoltà, si appassionava alle questioni politiche senza nascondere le sue idee di sinistra. Una profonda cultura sosteneva la sua cucina e il cibo che diventavano la lente con cui leggere i cambiamenti della società. Il cibo come fondatore di memorie, ma anche di presente con la sua capacità di creare condivisione, come disse in un’intervista: “Il cibo è la filiera emotiva del territorio”. Intelligente, vulcanico, geniale era stato a Viterbo nel 2010, a presentare il suo libro “Senza vizi e senza sprechi. La virtù in cucina e la passione degli avanzi” intervistato per Caffeina da Carlo Zucchetti. Una serata scoppiettante conclusa alla Trattoria di Porta Romana con una appassionata e divertita discussione con l’allora ultra novantenne signora Brandina e sua figlia Tina sulla quantità di strati della parmigiana. Una capacità incredibile di entrare in relazione con le persone e al tempo stesso l’arguzia e la prontezza di una risposta affilata per spiazzare l’interlocutore. Certi che il suo lavoro proseguirà con la sua famiglia, le sue parole continueranno a lasciare un’eco nella sua Firenze, al Giglio, e in tutti coloro che ne hanno saputo apprezzare l’intrigante complessità.