Tutti in trattoria con Martino Gamper

E’ tra le più raffinate esperienze relazionali, l’opera del meranese Martino Gamper  e si basa sulla ripresa dei miti del modernismo. Uno di questi miti riguarda l’utilizzo dell’arte per rifondare l’intera esistenza umana, a cominciare dagli oggetti che utilizziamo tutti i giorni. La scelta di Gamper è stata quella della linea funzionale. Il Design viene utilizzato da Martino quale fonte di ispirazione per costruire un assetto unificante per una tavolata di amici, dove forma e sapore sono i due termini di confronto delle relazioni tra commensali. Sto parlando del progetto Trattoria che si evolve dal 2003 e si snoda tra Londra e l’Italia insieme al collettivo Åbäke. Gamper nelle sue regie culinarie è attento ai minimi particolari e si pone sempre come mediatore tra cucina e ambiente. L’una e l’altro sono, infatti, concepiti come risultato di una interpretazione della tradizione. Ciò avviene per via dello spostamento di senso dall’ordinario al memorabile, dal conviviale al celebrativo, se da un lato, per esempio si partecipa ai suoi banchetti con disinvolta e bonaria partecipazione, dall’altro si avverte una predisposizione degli elementi d’arredo e del cibo in funzione celebrativa, anzi, in un certo senso ci si sente “pezzi di design”. Ciò accade non tanto per il fatto di sentirsi irreggimentati in una forma, ma piuttosto di essere parte di un contesto teatrale, performativo, dove ogni gesto finisce per incidere su un copione prescritto, sia come variante di una simulazione, sia come perseguimento di un comportamento artificioso. Ecco, quindi, che i richiami a Giò Ponti riconducono ad una manualità artigianale piuttosto che all’anonimato del disegno industriale.

Come molti suoi colleghi inglesi, Gamper rispolvera l’utopia modernista alla riscoperta dei padri nobili dell’arte contemporanea, cercando cioè punti fermi della cultura europea nella complessità dei linguaggi contemporanei.

www.martinogamper.com