T21: storia di una birra solidale

Ce la racconta Giampiero Gliubizzi, presidente dell’Associazione SporT21

 

A Terrasini, in Sicilia, un gruppo di mastri birrai ha prodotto una birra solidale che a breve sarà distribuita in tutta Italia, il suo nome è T21 ed è il risultato di un progetto di formazione e inclusione lavorativa che ha visto impegnati undici ragazzi con la sindrome di Down.
Tutto nasce dall’idea dell’Associazione SporT 21 Sicilia, un’associazione di volontariato che si occupa di attività sportive e promozione sociale nel territorio di Palermo.
Molti i partner coinvolti, tra questi il birrificio Bruno Ribadi con cui è nato da subito il progetto comune di realizzare e commercializzare una birra interamente pensata e fatta dai ragazzi. Nasce così la T21, con due etichette una bianca e una ambrata, attualmente in fase di maturazione e presto in commercio.

Giampiero Gliubizzi

A raccontarci questa storia è Giampiero Gliubizzi, presidente dell’Associazione SporT21.

Perché birra T21?
Il nome richiama la trisomia 21, l’associazione di volontariato di cui facciamo parte si chiama SporT21 (con la T maiuscola), il nostro obbiettivo è quello di promuovere le attività sportive nel territorio favorendo così l’inclusione sociale. La maggior parte dei ragazzi che seguiamo hanno la sindrome di Down e da qui il nome. Abbiamo iniziato con lo sport, ma ci siamo resi conto che non bastava. I ragazzi crescono e hanno bisogno, come tutti noi, di avere sempre maggiori contesti di integrazione, soprattutto lavorativi.

Come è nata l’idea di produrre una birra?
“Nel 2021 abbiamo partecipato a un bando della Regione Sicilia per l’inclusione lavorativa che prevedeva anche la valorizzazione dei prodotti locali, abbiamo pensato ai cereali e da qui alla birra. È nato così il progetto Sosteniamoci insieme con undici ragazzi con la sindrome di Down che hanno fatto un percorso di formazione per diventare apprendisti birrai. Molti i partner di aziende locali, ma uno fra tutti, il birrificio Ribadi, ha visto da subito una potenzialità in questa esperienza al punto da provare a trasformarla in una impresa sociale. Con gli imprenditori Giuseppe e Vito Biundo abbiamo da subito pensato di realizzare una nostra birra, partecipando a tutte le fasi di produzione. Molti ragazzi soffrono di celiachia e quindi per poter avere una partecipazione attiva di tutti abbiamo immaginato di produrre una birra gluten free così da non dover escludere nessuno di loro dalla fase degli assaggi. Il progetto è terminato del 2022 ma la collaborazione con il birrificio e l’impegno dei ragazzi è andato avanti nel tempo e a breve uscirà la nostra birra T21, con un malto di varietà fortuna e luppolo italiano. 4.000 litri di cui 2.500 bianca con aroma di coriandolo e bucce di arancia e 1.500 ambrata con un malto leggermente più tostato, che verrà distribuita in tutta Italia attraverso i canali commerciali del birrificio Ribadi”.

Ora che il progetto è terminato e la birra è pronta per il suo debutto, quali sono i prossimi passi per dare seguito a questo percorso?
“Dopo questa prima esperienza abbiamo partecipato a un secondo bando della Regione per avviare un nuovo percorso di formazione, questa volta rivolto a molti più ragazzi di diversi territori, verranno coinvolte le AIPD (Associazione Italiana Persone Down) di Messina, Siracusa, Alcamo e Termini Imerese, per un totale di 35 ragazzi.
La cosa interessante è che i ragazzi apprendisti birrai e produttori della T21 saranno i formatori del nuovo gruppo di partecipanti del prossimo corso, mettendo in campo gli insegnamenti di questa esperienza formativa. Questo nuovo progetto si chiamerà Beer Up, da mastri a maestri. L’idea è di continuare a coinvolgere le stesse aziende partner per dare continuità al lavoro iniziato e soprattutto per creare una rete consapevole all’impresa sociale. Senza il coinvolgimento attivo delle aziende del territorio questi progetti non avrebbero senso. Lo scopo prima di tutto è di creare un modello esportabile nei vari contesti lavorativi che possa aiutare a favorire l’integrazione, trasformando le differenze in punti di forza”.

Nel futuro, dopo la formazione?
“Intanto non vediamo l’ora di iniziare a vendere la nostra birra che sarà pronta a giorni.
Poi con i proventi, tolte le spese, ci auguriamo di poter iniziare a lavorare per l’apertura di un Pub all’interno del birrificio Ribadi. Vorremmo creare un luogo che dia lavoro ai giovani, dove si possano fare inserimenti lavorativi integrati”.

Ma chi è Bruno Ribadi?
“Si dice che Bruno, il personaggio da cui prende il nome il birrificio, fosse un ragazzo eclettico ed estroso che dopo essere rimasto orfano viene accolto in un monastero dei Benedettini e grazie alla sua curiosità inizia ad affiancare un monaco belga nella produzione della birra.
Da qui, una serie di viaggi alla scoperta dei segreti delle migliori birre in giro per il mondo. Non ci sono molte notizie su di lui, resta solo un diario con il racconto delle sue esperienze e delle scoperte fatte a fianco dei più grandi maestri birrai.
Oggi il birrificio è guidato da Giuseppe Biundo e dal mastro birraio Vito Biundo, che producono attraverso sistemi interamente manuali utilizzando materie prime del territorio come grani antichi, arancia amara, il mandarino, le carrube e le spezie”.

 

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