Scherzi di natura scherzi di pittura

Arcimboldovertemnus
Giuseppe Arcimboldo – Vertumno (imperatore Rodolfo II) – 1590 – olio su tela – 68x56cm – Skoklosters Slott, Bålsta, Sweden

Il 2015 sarà l’anno dell’Expo di Milano, il logo che è stato scelto per quest’attesa e controversa manifestazione è Foody ossia una simpatica faccina sorridente composta d’ortaggi e frutta che s’ispira alla pittura di Giuseppe Arcimboldo (1527 – 1593) famoso per le sue bizzarre composizioni d’elementi naturali che formano sembianze umane. Foody , elaborato da Disney Italia, è un prodotto figurativo che, pur riferendosi a un’opera d’arte, sicuramente ha diverse finalità, anche se trattiene in sé la geniale intuizione di un pittore milanese del XVI Secolo, capace di unire due generi: la natura morta e il ritratto. Almeno una volta ci s’è imbattuti nei personaggi bizzarri di Giuseppe Arcimboldo incarnazione di un rinascimento strambo e melanconico, comico e grottesco, magico, solfureo, capace di esaltare un “concetto” della materia accumulando. Un pittore pronto a partire da uno spunto naturale per operare un intreccio di associazioni, che lo storico dell’arte Eugenio Battisti inserisce a pieno titolo nell’Antirinascimento. Gli studi più approfonditi sull’Arcimboldo sono, comunque, recenti, risalgono ad un saggio monografico di Benno Geiger del 1954 che mise l’accento sull’idea e su una sensibilità verso il mondo animato. Arcimboldo traduce in umane sembianze questo vitalismo, la sua invenzione è talmente rivoluzionaria da diventar subito vittima di contraffazione, la circolazione di copie fasulle fu denunciata, infatti, dal suo amico e critico Gregorio Comanini. Il motivo di questo successo sta nell’alta qualità di questi dipinti elaborati con dovizia di particolari eseguiti con una chiarezza brillante. Talvolta i toni son freddi, splendenti, talaltra più cupi. Il disegno sembra un appuntoscientifico tratto da un erbario o da un repertorio di animali da Wunderkammer. Camere delle meraviglie sicuramente note all’Arcimboldi, lui, infatti, dipinse per tre imperatori avvezzi a tale collezionismo, uno fra tutti, Rodolfo II che lo insignì del titolo di conte. Arcimboldo seppe tradurre le sue fantasie oscure e complesse e la sua “maschera”. È giusto parlare di mascheramenti a proposito delle composizioni di Arcimboldo, giacché il mondo alchemico della corte di Praga era pieno di volti nascosti dietro un’apparente sembianza, basti pensare al naso d’oro dell’astronomo Tycho Brahe che celava un’orribile mutilazione. Il mondo di automi e fantocci (tra cui il famigerato Golem) di Rodolfo d’Asburgo fu però nutrito anche da una sensualità conturbante, simbolicamente complessa se non addirittura complicata godibile soprattutto nei nudi sinuosi di Bartholomeus Spranger.

Distillando i succhi del Cinquecento italiano, la corte di Praga ne ambientava i temi stagliandoli su un orizzonte che si appassionava allo scherzo, ma che, nella sua disperata intellettualizzazione, era consapevole di rappresentare la dorata eclissi dell’età dell’oro del Rinascimento. Questo manierismo antirinascimentale dell’arte sfruttava il doppio livello di significato, spesso nascondendo il messaggio dell’opera in una ridda di segni oppure con una seducente, arcana allegoria ma anche, semplicemente con un banale, e al contempo eccezionale, meccanismo. Apoteosi del doppio senso (e quindi del “non-senso”) della pittura, sono le “teste reversibili”, come quella dell’Arcimboldi del Museo Ala Ponzone di Cremona, fonte diretta del logo dell’EXPO 2015.

Nel Trattato dell’arte della pittura, del 1584, Giovan Paolo Lomazzo, parlando di Arcimboldo, dà una descrizione precisa di quest’opera: “ancora si possono fare medesimamente le figure perfette da vedere, che poi rivoltato quelle di sotto di sopra ci appaiono avanti agli occhi altre figure molto sconformi dalle prime già vedute e molte altre simili bizzarrie si possono fare”.

Giuseppe Arcimboldo - Scherzo con ortaggi o l’Ortolano - 1590 - olio su tavola -35,8 x 24,2 cm - Pinacoteca del Museo Civico di Cremona
Giuseppe Arcimboldo – Scherzo con ortaggi o l’Ortolano – 1590 – olio su tavola -35,8 x 24,2 cm – Pinacoteca del Museo Civico di Cremona

 

 

arcimboldi-ortolano-ortaggi-ciotola-1Il quadro si può, quindi, girare di centottanta gradi ed ottenere un soggetto più congruo agli elementi che lo compongono. Il dipinto gioca così sulla sorpresa, su un’inattesa meraviglia, propone, in un certo senso, la soluzione a una pretesa immedesimazione dell’uomo con la natura, la magica conciliazione tra spirito e natura.  Per raggiungere ciò, Arcimboldo supera l’illusione usando la parvenza sicché questa verdura dalle sembianze umane trova senso nella sensazione e immaginazione dall’intuizione. Nell’inganno arcimboldesco alberga però una particolare verità, un verità pronta a burlarsi della pittura di genere. Allorquando Arcimboldi dispone del repertorio fornito da un orto per rappresentare la vanità della vita, lo fa in modo che il dramma della caducità si addolcisca in uno sberleffo, scherzo di pittura. Ecco, quindi, che la ciotola nera diventa la chiave, il perno della rotazione. La linea scura del bordo è confine di un virtuosismo pittorico che fa pensare a una formazione del pittore in ambito fiammingo leonardesco. La ciotola è la ghiera che tiene fermo un mazzo di verdure ben riconoscibili, una ad una sembrano cadute da un festone del Crivelli o da una ghirlanda di Mantegna. Ora rovesciamo il quadro. Subito il piedistallo si trasforma in coperchio, cappello di una figura buffa dai tratti osceni tanto il naso è fallico, è L’ortolano. Dipinto dall’Arcimboldo nel 1590, L’ortolano attiene al tema della fertilità, il soggetto, secondo Maurizio Calvesi, sarebbe l’ “Hortulano custode” Priapo, ciò spiegherebbe il naso, secondo una trovata già nota nel Cinquecento, basti pensare all’imbarazzante piatto di Casteldurante del 1536 che riporta un volto composto da attributi maschili. Il quadro dell’ Arcimboldo conservato a Cremona è, s’è detto, la fonte diretta della faccetta che rappresenta l’Expo è come se il quadro avesse subito nuovamente un’inversione, dal ribaltamento fisico a quello semantico. Che sia anche stavolta una misteriosa magia di Giuseppe Arcimboldo?  Anche se ciò non fosse mi piace comunque pensarlo, poiché, anche guardando il sorridente Foody, scorgo la diabolica scintilla del manierismo.

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