Roncà, storie di vitigni, musei, candidature e uomini

Val d’Alpone candidata a Patrimonio Mondiale Unesco
Da sx Giovanni Verzini, Angelo Radica, Lorenzo Ruggeroni e Giancarlo Tessari

Il Museo Paleontologico di Roncà, realizzato nel 1973 per iniziativa dell’Associazione Paleontologica Val d’Alpone Gruppo Val Nera, raccoglie oggi una straordinaria collezione di alcune migliaia di fossili di invertebrati e vertebrati provenienti dalla zona di Roncà.
Un Museo nato con la finalità di educare, specialmente i giovani, all’amore per la natura e come straordinario mezzo di divulgazione delle conoscenze geologiche e paleontologiche di questo territorio a dir poco unico.
Roncà è, infatti, un grazioso e laborioso piccolo paese situato quasi allo sbocco della Valle d’Alpone, ai piedi dei Monti Lessini.
La Val d’Alpone con i suoi straordinari giacimenti fossiliferi eocenici e la particolare storia geologica costituisce un territorio di grande rilevanza scientifica a livello mondiale.
L’eccezionale importanza dei fossili della Val d’Alpone trova riscontro nei numerosi giacimenti paleontologici dell’Eocene, tra cui quelli di Bolca, Roncà e San Giovanni Ilarione, da molti secoli oggetto di scavo e di studio.
Tali giacimenti, seppur diversi tra loro, consentono una ricostruzione ampia e completa delle variazioni biologiche, climatiche, ambientali e geologiche che hanno caratterizzato l’Eocene.
Un valore unico, testimoniato anche dalla candidatura come Patrimonio Mondiale dell’Unesco della Val d’Alpone.
L’eccezionale stato di conservazione dei fossili della Val d’Alpone, la loro grande biodiversità, il loro significato filogenetico e paleoecologico permettono quindi studi scientifici di elevata qualità.
Roncà, Città del Vino, partecipa da protagonista a questa preziosa candidatura.
La collezione di conchiglie marine fossili della Val d’Alpone, esposta nel Museo di Roncà, è importante e suggestiva. Vi troviamo, infatti, preziosi esemplari di bivalvi e gasteropodi vissuti nell’antico mare della Tetide di circa quaranta milioni d’anni fa, che si sono perfettamente conservati in un livello noto come “Orizzonte di Roncà “.
Il percorso museale si snoda su tre sale: quella al piano terra è dedicata al paesaggio attuale e alla biodiversità del territorio di Roncà mentre nelle altre due, poste al primo piano, è presente un diorama del paesaggio locale come appariva 40 milioni di anni fa con i fossili più significativi della collezione.
Qui incontriamo insieme al presidente dell’Associazione Città del Vino Angelo Radica, all’ambasciatore Giovanni Verzini e al sindaco della cittadina Lorenzo Ruggeroni, Giancarlo Tessari.
Una storia, quella di Giancarlo, legata da sempre a questo museo.
Giancarlo nasce a Roncà il 10 settembre 1942 da Umberto, calzolaio e da Cesira Villardi casalinga di San Zeno di Roncà. L’infanzia è quella di tutte le famiglie di quel periodo; si vive una dignitosa “povertà” dove non mancava l’essenziale ma non si sprecava nulla.
Ricordi di una vita che ti rimangono fortemente impressi e che ti fanno apprezzare di più i valori del luogo dove sei nato.
Così dopo una vita professionale spesa lontano da Roncà al suo ritorno l’interesse per l’eccezionale biodiversità fossile del luogo diventa una sua priorità.
Con un gruppo di amici comincia a repertare materiale che trova abbondante presso il monte Duello, nella Valle della Chiesa e presso il Monte Calvarina.
Luigi Bertazzolo insegnante ed amico di Giancarlo è uno dei motori del gruppo, che allora, pensava di fare fortuna con la raccolta dei fossili. Il gruppo accumula così in tempi diversi una importante quantità di reperti e invita Lorenzo Sorbini, allora direttore del Museo di Storia Naturale di Verona per una valutazione dei fossili. Tra lo sconcerto generale, Sorbini, fa valere il diritto pubblico, sequestrando tutti i fossili.
Un episodio, questo, che però stimola tutti a crescere, costituendo prima un’associazione e poi nel 1974 a fondare il primo Museo Paleontologico di Roncà. Contemporaneamente, il gruppo di lavoro inizia un’attività di valorizzazione territoriale più complessa, realizzando una serie di percorsi naturalistici sul territorio sulle tracce dei vulcani e dei fossili. Si fanno accordi con l’Associazione gruppi naturalistici della Lessinia e con l’aiuto del Sorbini viene potenziata l’attività itinerante che sarà un elemento vitale per la nascita di tre grandi itinerari naturalistici provinciali tutti con partenza da Verona.
Il primo da Verona al Museo di Roncà, passando per i basalti colonnari di San Giovanni Ilarione per arrivare quindi al grande Museo di Bolca.
Il secondo da Verona verso la Grotta di Roverè 1000, passando per il museo di Camposilvano e terminando ai Covoli di Velo, noti per l’orso delle caverne.
Terzo percorso, sempre da Verona verso il parco delle Cascate di Molina, poi in direzione Ponte di Veja passando dal museo di Sant’Anna d’Alfaedo per terminare alla Spluga della Preta, un abisso carsico di oltre 800 metri di profondità che si apre sul Corno d’Aquilio, sempre a Sant’Anna d’Alfaedo.
Questi percorsi diventano a tutti gli effetti musei a cielo aperto e che, passando per i luoghi di interesse paleontologico e naturalistico, toccano anche le aree produttive mostrando i siti di produzione delle ciliegie, dell’olio, con il vicino frantoio, e delle viti di Durella, un’antica varietà locale vocata per grandi spumanti.
Per la verità, questa zona non è ricca solo in biodiversità fossile ma anche in biodiversità viticola. In questi areali troviamo, infatti, oltre alla tradizionale Garganega anche Brepona, Saccola, Ottavia, Pontedara e Liseiret.
Ma come sempre le storie, anche quelle belle, devono fare i conti con imprevisti, difficoltà, invidie ed ostacoli. Quelli che seguiranno, saranno anni difficili per il museo, con trasferimenti e chiusure, fino quasi allo scioglimento dell’associazione. La burrasca si placa quando un nuovo sindaco, Giamberto Bochese, oggi presidente di ATS Val d’Alpone – faune, flore e rocce del Cenozoico, una associazione nata per promuovere la candidatura Unesco, entra nella villa comunale.
Il rapporto con il gruppo di lavoro di Giancarlo si riannoda e nasce anche un “museo all’aperto” con pannelli descrittivi e locandine che raggiungono i comuni del Parco della Lessinia del Lago di Garda e Verona, fino al 2004, quando si realizza l’attuale Museo Paleontologico.
Nel 2010, con la nomina di Roberto Zorzin a conservatore del museo e nel 2014 con il nuovo sindaco Roberto Turri che richiama Giancarlo a guidare il museo, inizia una nuova era.
Si attivano scavi paleontologici, ai quali collabora attivamente Giancarlo, che portano alla luce nuovi materiali fossili testimoni di una ricchissima biodiversità. E’ un momento particolarmente felice per il museo di Roncà alle cui attività partecipano numerosi giovani, tra cui studenti della Facoltà di Scienze della Terra.

Il Sindaco Ruggeroni all’entrata del museo Paleontologico di Roncà

Il piccolo Museo di Roncà è dunque ormai da alcuni anni un centro di cultura naturalistica ove s’incontrano i giovani ed i meno giovani del paese e dove il visitatore è accolto con un senso di spontanea cordialità che lo mette subito a suo agio. L’esperienza di Roncà è un esempio concreto di come “la cultura della periferia”, che Giancarlo Tessari ha seminato, se opportunamente assistita e valorizzata, può diventare un fertile stimolo per la curiosità e la consapevolezza di tanti.

Museo Paleontologico di Roncà
Via Giuseppe Garibaldi, 1,
37032 Roncà (VR)
335 607 4811
www.museopaleontologicodironca.it

Il viaggio continua…
Foto di Gianmarco Guarise
graspo@carlozucchetti.it

Grazie a Francesco Turri e a www.egnews.it per averci dato la possibilità di ri/pubblicare i loro articoli

 

 

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