Quartomoro di Sardegna: Monica e non solo

50 varietà autoctone sarde nei loro campi collezione:
Memorie di Vite e La Vigna dei Bambini

 

Piero Cella, Luciana Baso

Per chi volesse conoscere bene tutto il ricco patrimonio ampelografico della Sardegna, ottimizzando tempo e chilometri, non può prescindere da una visita all’azienda Quartomoro di Piero Cella e Luciana Baso in località Is Bangius, comune di Marrubbio in provincia di Oristano. Quella di Piero e Luciana in effetti non sembra neanche una cantina ma un moderno museo interattivo dove vitigni, vini, territori e persone interagiscono in un suggestivo racconto, qui competenza, passione ed accoglienza permettono di fare un viaggio ideale su tutta l’isola accompagnati dai tanti vini che custodiscono declinati in tutte le vendemmie che hanno realizzato.
Vermentino, Nuragus, Semidano, Arvisionadu, Nasco, Girò, Cannonau, Bovale, Carignano, Cagnulari, Muristellu diventano nel calice un percorso di degustazione ideale che racconta fedelmente gli unicum enologici dell’Isola, ma fra i tanti è il Monica in purezza ad intrigarci oltre misura.
Il Monica è un vitigno di uva da vino (anche se anticamente le accessioni a grappolo molto spargolo e con acini più grandi potevano essere consumate ed apprezzate come uva da tavola) presente in tutta l’isola. Oggi sono registrati a Monica circa 2.300 ettari in tutto il territorio regionale (terzo vitigno per superficie dopo Cannonau e Vermentino), con il 74% della superficie concentrato nella provincia di Cagliari.
Le indagini svolte durante il progetto A.K.I.N.A.S. non hanno evidenziato corrispondenze genetiche a questo vitigno nelle banche dati del DNA attualmente disponibili, e pertanto si può considerare un “unicum” della Sardegna. Le sue citazioni più antiche risalgono al ‘600 quando, con Cannonau, Nuragus, Malvasia e sembra già costituire l’ossatura varietale della viticoltura isolana. Il Moris, nel 1830, lo cita come varietà ‘nectarea’. L’Angius nel 1770 registra la varietà praticamente in tutte le aree storiche dell’isola. Il Cettolini a fine ‘800 aggiunge che, “appassita, dà un vino da dessert che si chiama come l’uva.”
E’ un vitigno che necessita di forme poco espanse per dare i migliori risultati in termini di colore e struttura dei suoi vini. La presenza di una elevata variabilità a livello di popolazione rende quanto mai necessario attivare processi di selezione del materiale genetico, adatto per i nuovi obbiettivi enologici

Luigino Bertolazzi, Piero Cella, Aldo Lorenzoni

Piero Cella così lo racconta “Monica è un nome gentile che esprime l’unicità di questo vitigno, che ha fatto la storia recente della viticoltura sarda, insieme al gemello bianco Nuragus.
E’ un vitigno storicamente usato in purezza per le sue esili concentrazioni tanniche, ma utilizzato in modo complementare anche in tanti uvaggi con lo scopo di addolcire e diluire le durezze dei vini che nella dieta contadina dovevano essere bevibili dopo qualche mese. Il Monica ha alcuni vitigni affini e similari sardi come il Nieddu Mannu, il Pascale, il Caddiu, che hanno lo stesso obiettivo enologico su altri territori isolani.
La diffusione di questo vitigno è avvenuto soprattutto nella pianura del Campidano, dove la fertilità delle terre argillose ha portato a produzioni molto consistenti, ma anche nelle colline centrali della Sardegna come nel Mandrolisai, che da disciplinare obbliga o suggerisce l’uso del vitigno Monica in uvaggio con Bovale e Cannonau. Il consumo e la distribuzione del vino Monica di Sardegna in passato è rimasto molto localizzato nella sua iIsola di produzione, con vini in cui il vitigno veniva utilizzato insieme ad altre varietà, che andavano ad arricchire e rendere i vini più muscolosi e colorati. Diverse aziende e coraggiosi enologi sfidano invece oggi questo luogo comune, mettendo in evidenza il fascino delle sue fragili eleganze, compresa una leggera nota floreale terpenica, che identifica questo vitigno intrigante, rendendolo molto apprezzato da palati esperti e d’elite. Un vino moderno caratterizzato da facilità di abbinamento con antipasti in salsa , primi divertenti con verdure, mai troppo succulenti o grassi.”
“Se la Sardegna, continua Piero Cella, è riconosciuta per vini rossi molto ricchi ed alcolici e alle volte troppo impegnativi (Cannonau), ma soprattutto per i suoi bianchi di grande bevibilità con grandi identità e riconoscibilità come il Vermentino di Sardegna e Vermentino di Gallura, la nuova strada intrapresa del Monica di Sardegna potrebbe aprire ad una terza espressione enologica della nostra isola. Forse anche produttori di Cannonau nelle sue diverse zone di origine (Alghero, Barbagia, Ogliastra, Capoferrato e Campidano) potrebbero nello stesso modo osare maggiormente sullo stile che ha fatto diventare famosi vitigni come il Nerello Mascalese e di conseguenza l’Etna.
Il Monica, come il Nerello od il Frappato può diventare una nuova intrigante espressione vinicola, divertente ed estiva della nostra Sardegna, che ogni estate attrae tanti turisti per le sue bellezze di mare e di montagna e per il suo stile di vita e di benessere, anche grazie ai suoi piatti e i suoi vini”.

Quartomoro di Sardegna
Loc. Is Bangius
09094 Marrubiu (OR)
+39 0783 205658, +39 3467643522, + 39 3791362680
info@quartomoro.it
www.quartomoro.it

Il viaggio continua…
Foto di Gianmarco Guarise
graspo@carlozucchetti.it

Grazie a Francesco Turri e a www.egnews.it per averci dato la possibilità di ri/pubblicare i loro articoli

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