Olio d’oliva, centro di ricerca all’avanguardia presentato a Rieti

Il ministro dell’università e della ricerca Stefania Giannini e quello delle politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina hanno presenziato a Rieti all’avvio del più importante centro di ricerca in Italia per la valorizzazione e la produzione dell’olio d’oliva. Collocato nella storica sede della Regia Stazione di Granicoltura “Nazareno Strampelli”, il progetto è stato presentato dal professor Alessandro Ruggieri, rettore dell’Università della Tuscia di Viterbo, in un Auditorium Varrone gremito. L’ateneo viterbese è coinvolto grazie alle sue alte specializzazioni in materia, con i dipartimenti Dafne, Dibaf e Deim. Partecipa in maniera decisa anche il Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria).

Presenti Carlo Hausmann, assessore all’agricoltura della Regione Lazio, e le massime autorità cittadine e provinciali di Rieti. Ruggieri ha spiegato nei dettagli l’azione dell’Università della Tuscia caratterizzata da innovazione scientifica, ricerca e competenze ai massimi livello nel settore dell’olio di oliva così come in altre come la commercializzazione del prodotto nei mercati internazionali. Forte anche il coinvolgimento delle realtà sabine, in un progetto elaborato con sapienti connubi tra modelli scientifici applicati sia in agricoltura sia in economia, a cominciare da quelli dei due ministri.

Il centro è una struttura molto bella e in un luogo di grande tradizione – ha detto il ministro Giannini – Diventerà un centro d’attrazione scientifica internazionale. L’Università della Tuscia ha una tradizione importante nel settore agrario, un dipartimento tra i più vivi in Italia. La collaborazione con il Crea rappresenta una sinergia vincente in questo progetto per il quale sono stati impegnati 3 milioni di euro per strutture, personale e produzione“.

Questo è un esempio di buone pratiche – ha commentato il ministro Martina – la collaborazione tra le eccellenze dell’Università della Tuscia e il Crea e le sinergie soprattutto a questi livelli tra enti locali, ministeri e università offrono sicurezza scientifica, alta innovazione e nuovi modelli di sviluppo“.

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