“Eravamo sei uova in cucina
che volevano cambiare il mondo
destinati a qualche cosa in più
che una frittata e un occhio di bue in padella”
Così pensavano i sei Gusci Duri. Bisogna realizzarsi in qualcosa di grande, unico! Le dissertazioni della Patata aristotelica, li convinse ancora di più “L’uovo è potenza della frittata, come il bronzo lo è della statua. Rotti o sbattuti o lessati… a voi la scelta!” Dall’alto dei suoi venti centimetri verdi e magri, l’Asparago se la rideva “Miei cari questa è la fine che fa chi sta tutto il giorno a legger ricettari! Credete che dietro a tutte quelle belle cotture, grammi, preparazioni, procedimenti, abbiate voi il libero arbitrio? Ognuno di noi ha un destino già scritto”.
Rivolgendosi alla patata: “Pensa, spera, impegnati pure a divenire flan, ma solo Colui che sta sopra di noi, il Creatore, lo Chef sa e deciderà il tuo destino! E’ tutto già scritto e delle infinite possibilità a noi cos’è dato?”.
“Daje co’ sta tiritera de prima mattina!” si lamentava il Parmigiano. “ma non ci sapete stare in frigo come tutti gli altri ingredienti del creato? Se non ve ne siete accorti il forno è già acceso!”
Il Burro Salato, facendo sfoggio della sua “erre” moscia e della sua formazione cartesiana esclamò “Conquista te stesso, non il mondo!”.
La mano dello Chef tastava gli ingredienti filosofi facendo una sorta di appello: 6 uova, 4 belle patate grandi, un mazzetto di asparagi fini e croccanti, il parmigiano, 50g burro salato, E.V.O., scalogno, un rametto di maggiorana, sale e pepe.Le patate iniziavano a sentire un pò di freddo, così nude e sbucciate. Tutto il contrario del burro, che al calore del pentolino si fondeva dolcemente. Due uova avevano perso il guscio ed una frusta sbatteva i due tuorli in un ballo di un giallo scatenato. Il burro fuso, non più caldo si andava ad unire alla danza, frustato anch’esso insieme ad un pizzico di sale e di pepe. Le patate nude erano adesso grattugiate e pronte unirsi alla festa con tutti gli altri ingredienti. Il burro, le patate e i tuorli sarebbero diventati della forma dei pirottini rossi. I canestrelli di patata, infornati e con un foglio di carta d’alluminio sopra, dovevano restare in cottura per circa trenta minuti a 180°. Restavano gli esili asparagi che si scambiavano sguardi attoniti con le quattro uova ancora intatte. Lo Chef li prendeva e li tastava: croccanti, sodi, buoni tutti. Giusto un taglietto alla fine del gambo e una “sciacquatina” sotto l’acqua corrente. Erano perfetti per finire in pezzetti a rosolare in padella con un goccio di E.V.O., scalogno, sale, pepe e il rametto di maggiorana.
Era arrivato il momento di togliere la carta d’ alluminio perchè trascorsi 15 minuti dall’ infornata.
Le patate dovevano indorarsi e terminare la cottura. I quattro ovetti preoccupati erano stati gettati in una casseruola ricoperti di acqua fredda. “Addio siamo lessi!” disse il primo. Un altro rispose “Meglio che essere fritti!”. Appena scoccato il bollore la fiamma fu attenuata al minimo, rimanendo in questo stato di semi quiete per 5 minuti. “Mmmmh forse finiremo alla coque”, fece la terza. Trascorsi i 5 minuti le quattro uova furono passate sotto l’acqua fredda del rubinetto e sgusciate. “sì, sì coque…” ribadì. Immediatamente, però vennero poste per qualche istante in un pentolino di acqua calda e salata “trallallà’” cantava il quarto. “Ragazzi miei, trallallà, ma voi non vi sentite un po’ barzotti?”
Sfornati i canestrelli di patata e tolti dal pirottino, vennero adagiati su un piattino cupo. Gli asparagi brillanti di E.V.O. passarono dalla padella all’abbraccio caldo della patata. Le uova belle barzotte depositate sopra. Era il momento della forchetta. La patate stringevano gli asparagi, che si facevano coccolare dall’albume morbido e lento e da un tuorlo di velluto. Il parmigiano non voleva mancare e si calò sopra all’uovo come fa la neve senza vento.
Per accompagnare il piatto vi consigliamo Grechetto I.G.T. Civitella d’Agliano Poggio della Costa Sergio Mottura.