La tavola genetica

Daniela Papadia è un’artista siciliana che nel 2005 ha dipinto su una tela 80X120 centimetri una tavolata in mezzo a un deserto, apparecchiata di tutto punto con candelabri a sei braccia e fiori rossi, rossi come i molti turbanti che fiammeggiavano ai lati del desco sui capi dei commensali maschi e che copriva anche la testa dei due inservienti orbitanti, anche loro come macchie sfocate intorno alla scomposta barriera di spalliere di sedie infilate nello svaso del tavolo come zeppi scuri.

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L’artista con le donne detenute a Rebibbia che hanno ricamato l’arazzo

Il quadro s’intitola Save my name ed è sulla copertina di un catalogo edito dalla casa editrice Skira in occasione della mostra di Daniela dentro Palazzo Ziino a Palermo. Questa immagine è il punto di riferimento per comprendere la performance che si svolgerà oggi sotto la regia della stessa artista al Campidoglio, nella stella michelangiolesca che contraddistingue quella piazza chiusa dal trapezio istituzionale del palazzo dei Conservatori, il Palazzo Nuovo e, in fondo, Il Palazzo Senatorio. La tavolata della Papadia è però un piano del tutto privo degli scintilii sognanti del quadro dipinto anni prima, sebbene ne conservi il significato pacifista è un’opera astratta in cui la tovaglia è l’elemento che raccoglie i segni della mappatura genetica umana, il DNA per intenderci.Come ritratto generale della razza umana, la tovaglia diventa l’elemento di raccordo dei commensali che occuperanno i dodici metri del tavolo. Realizzata dalle detenute della casa circondariale di Rebibbia la tela sarà apparecchiata in modo da ospitare artisti, scienziati e persone invitate a condividere la diversità culturale nel contesto unitario simbolico del genere umano per rischiarare le speranze di un dialogo conviviale. Ancora il cibo è un pretesto nella misura della sua facoltà di vettore relazionale trascendendo quell’immagine d’insieme che lo slancio prospettico della tavola riporta al dipinto di nove anni prima, un’opera dall’impianto figurativo anni Novanta dove la pittura vivifica il sottotesto fotografico sfocando le certezze del documento in un sogno. Oggi, invece, la pittura assume un aspetto progettuale diventa l’impalcatura semantica per una performance, perde il principato linguistico per farsi serva di scena, palcoscenico policromo su cui poggia l’azione degli invitati e per questo si fa scena pronta ad elevare il gesto quotidiano del cibarsi a emblematica dichiarazione di pace, quindi a messaggio universale.

La Tavola dell’Alleanza di Daniela Papadia
Domenica 9 Novembre 2014 Performance dalle ore 10,30 alle 21
P.zza Del Campidoglio –Roma

Curatore: Mirta d’Argenzio

Produzione: Sveva Manfredi Zavaglia

Galleria: Anna Marra Contemporanea, Roma

 

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