La corruzione del Gusto

Le scuole superiori arrivarono nella mia vita negli anni ‘90. Abituata al dolce andamento delle medie, avevo già fatto spendere ai miei l’equivalente di una nuova cameretta in fumetti di ogni genere, svariate collezioni di periodici e libri dai temi più disparati, vinili (i dischi), le cassette e le immancabili scarpe da pallavolo.

La maggior parte della giornata la trascorrevo guardando la tv, mangiando, contemporaneamente leggendo e a volte ascoltando musica, spesso il tutto fatto al telefono con qualche amica.

Il tempo che rimaneva era dedicato alla pallavolo, dunque trascorso in palestra. Ill week end a ciondolare in giro o al cinema, ad ingozzarmi di patatine, pizze, hamburger.

I compiti, lo studio, mi riuscivano piuttosto bene e velocemente. Alle superiori, scoperta la necessità di un impegno differente, trovai anche l’inganno…la soluzione: decisi le materie che non avrei mai studiato, il latino, la matematica e il francese. Per cui, tolto inizialmente qualche minuto alle mie passioni, già nel corso del primo anno di scuola superiore, riconquistai tutti i miei spazi! Imparai anche un nuovo modo di fare la ricreazione: mangiando cioccolato e patatine…contemporaneamente. Mia madre e i professori passavano lunghe ore a chiedersi spiegazioni sul perché l’eccellenza nel 70% delle materie subisse una scivolata al sei stiracchiato di queste ultime tre….ça va sans dire..

I miei quattordici anni segnarono la bulimia cinematografica e quella mangereccia in cui univo tutto anche i biscotti con la maionese. L’incontro con Louison di Delicatessen (1990 – regia di Marc Caro, Jean-Pierre Jeunet con Jean-Claude Dreyfus) fu mozzafiato. Era un sabato pomeriggio dedicato al cinema, in cartellone un film francese definito grottesco e surreale. delicatessenCi sguazzavo, il genere che preferivo.

Delicatessen: gastronomia. In un futuro immaginario, in una cittadina francese imprecisata, c’è un palazzo, al cui interno, abitano quella che potrebbe definirsi “umanità varia”: una famiglia dalla fame inesauribile, una coppia che è tutta presa nei progetti di fantasiose maniere per suicidarsi; i fratelli Kube che trascorrono i giorni costruendo insoliti giocattoli e souvenir; il macellaio Clapet che scambia carne umana con sacchi di lenticchie e sua figlia Julie che coltiva la passione per la musica studiando al violoncello. Arriva Louison un clown dolce e delicato, un giovane disoccupato e senza alloggio, al quale il macellaio, sorta di capo condomino, assegna il lavoro di pulizia dei locali in cambio di vitto e alloggio. Le mire del macellaio cannibale, sono ovviamente altre. Delicatessen 2Louison si salverà dall’essere ucciso e mangiato solo grazie all’intervento di Julie, che innamoratasi dello sventurato chiederà aiuto ad una banda di teppisti che vivono nel sottosuolo: i “trogloditi vegetariani”.

Uscii dal cinema frastornata e gustando un fantastico trancio di pizza margherita con le patatine fritte sopra, iniziai a pensare al messaggio del film. Mangiavo e riflettevo convincendomi che provasse, in modo comico e grottesco, a denunciare un tipo di società fatta di uomini senza scrupoli, accecati dalla fame cioè “bulimici dei consumi”, istupiditi dalla ripetitività delle azioni, spesso senza soluzione di fronte alla disperazione.

Oggi a distanza di tanti anni, la scelta del titolo “Delicatessen: gastronomia”, mi colpisce in maniera ancora più forte . Il cibo da elemento che “accresce” diventa oggetto da immagazzinare e procurarsi a qualsiasi costo. Acquistarne, reperirne senza pensarne nemmeno le qualità o le caratteristiche ma solo per averne, non sempre per vera necessità ma a volte per moda, come status symbol, o da prendere, ingerire per abitudine.

willy woncaRicordate la famosa ricerca della barretta di cioccolata con la carta d’oro che dava il diritto alla visita della “Fabbrica di cioccolato”?(Willy Wonka e la Fabbrica di Cioccolato – 1971; regista Mel Stuart) Le barrette comperate a container dei bambini più ricchi finivano scartate e buttate. La cioccolata non aveva più alcun valore in sé, alcun utilizzo, solo la ricerca cieca del premio. Riuscitissima la fruttuosa corruzione messa segno e proposta dall’arcigno personaggio in grigio. Egli prometteva ricchezza e fama a chi avesse, tra i fortunati visitatori, rubato i segreti della composizione della famigerata cioccolata.

Ricordo il film “I Nuovi Mostri”(1977 regia Marco Risi, Mario Monicelli Ettore Scola), l’episodio dell’Hostaria. Un gruppo di Signori ben pensanti radical chic decidono di cenare all’Hosteria perché “la voce” è che tutto sia genuino e formidabile. La loro cena viene preparata durante una furiosa lite in cucina tra il cuoco e il cameriere che si lanciano di tutto, andando ad alterare i cibi in cui finiscono oggetti di ogni genere, anche una scarpa. HostariaI commensali corrotti dall’opinione dominante dal loro accompagnatore gourmet che assicurava genuinità, scambiano i rumori della lotta come delicate preparazioni, gli oggetti che trovano nel piatto: come leccornie assolute e senza porsi troppo domande li definiranno: “i segreti del cuoco”.

Da qualche anno, forse dieci, leggo meno fumetti, ascolto cd e meno vinile, la pallavolo la alleno e non la pratico ed ho imparato a gustare. Mangio tutto, in qualità non in quantità (o almeno ci provo).

Imparare a de/gustare è per me prima di tutto un atto conoscitivo. E’ consapevolezza è curiosità. Viene da solo che per accrescere le proprie conoscenze è necessario studiare, sapere. Dalle scuole superiori vi porto le parole del mio insegnante di Filosofia che si trovava nel bel mezzo di una animata discussione con un mio compagno di classe poco incline allo studio. Il “lavativo” sosteneva contro il professore che a lui studiare non sarebbe mai servito perché avrebbe fatto di professione lo scopino. Il mio insegnante tuonò: “Sempre meglio uno scopino imparato che uno ignorante. Nella tua vita ti troverai a dover leggere ad esempio una bolletta, se mancherai di strumenti di calcolo, potrebbero farti pagare un conto non dovuto e cosi truffarti”

Non l’ho mai dimenticato: la consapevolezza ci rende liberi di capire e di comprendere cosa ci accade, di formulare meglio possibili soluzioni, di migliorarci per cui la vita.

Le guide, gli insegnanti, ce ne sono migliaia. Se so cosa voglio e cosa mi piace saprò anche scegliere il consiglio migliore. Provare, sperimentare, raffrontare. Sono atti di dignità così grandi assolutamente contrari ad ogni forma di corruzione. Se uno zuppone è cotto con una scarpa è disgustoso… non può esserci “segreto del cuoco” che tenga nemmeno se ci avesse scritto un articolo “Indro Montanelli” !

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