Nello stile degli antichi Romani anche Enotica ha inneggiato all’arrivo della Primavera. La manifestazione, giunta alla sua VI edizione si è tenuta lo scorso fine settimana al Forte Prenestino, centro sociale occupato e autogestito, e per tre giorni, ha posto al centro lo spirito trasgressivo dei Baccanali rivissuto con leggerezza moderna in un clima festoso e ludico attraverso un calice di buon vino, convivialità, spettacoli e musica.
L’eros di Enotica sembra essersi spento negli corso degli anni ed un burlesque, qualche bottiglia con etichetta hard stampata per l’occasione e l’esuberanza del fornaio dell’amore – alias Daniele Marziali – sono quanto sembra restarne, ma la passione sempre ardente è quella per la terra, la vite e il suo prezioso nettare.
Il contesto sociale e il luogo sembrano appropriati senza dubbio all’evento che vede un ampio consenso di giovani appassionati o curiosi che non vogliono perdere l’opportunità di incontrare tanti produttori, spesso piccoli e difficili da scovare nel panorama enoico italiano. Un substrato di micro realtà che sceglie i canali della distribuzione diretta e che sposa un indirizzo agricolo nel rispetto della natura, sia esso regolamentato da certificazioni o semplicemente raccontato come il vino di famiglia. Il vino è biologico, libero, biodinamico, naturale, critico, chiamatelo come volete ma al di là di definizioni e marchi, qui si trova il vino di contadini e artigiani, vino di fatica e di felicità. Qui si inneggia alla vita con quel sorriso giocoso con cui si dovrebbe sempre affrontare il calice e la quotidianità.
Stessa filosofia di produzione anche per il comparto cibo che trova ampio spazio nelle due grandi piazze d’armi con banchi di formaggi, salumi e verdure nonché aree di ristorazione con cucine da campo che non hanno nulla da invidiare alle migliori osterie. E la festa esplode con tanta musica, dal rock di protesta allo swing, da ballare fino a tarda notte.
Non segnaliamo un produttore in particolare perché molti ci hanno ammaliato con profumi e racconti, bensì un vitigno su tutti, il Greco di Bianco, perché lo riteniamo perfetta conclusione circolare di questo banchetto regalatoci dal mito greco di Dioniso.