EnoEmozioni con Walter Massa e Momenti Divini

Il vino come ode al territorio! Protagonista della serata Walter Massa, uno dei personaggi più amati ed eclettici del mondo del vino e padre putativo del Timorasso, un vitigno tipico della zona, coltivato già nel Medioevo ma successivamente abbandonato.
Eclettico, geniale, istrionico, irriverente, pragmatico, testardo, vulcanico, sono solo alcuni degli aggettivi che nel tempo sono stati associati al suo nome sia nel bene che nel male.
In realtà Walter è un F.I.G.O. (Facitore Intellettuale di Generi Orgasmotici).
Ed è con infinito piacere ed anche una punta di orgoglio, che Catia Minghi insieme al team di Momenti Divini, ha organizzato la degustazione dell’11 marzo 2022 presso l’Enoteca del Ristorante Zi Maria a Cerveteri.
Walter Massa ed il giornalista enogastronomico Fabio Turchetti, per ben tre ore hanno catturato l’attenzione dei presenti spaziando dal Timorasso alla Barbera, parlando di tappi, stelvin, dyam e sughero, ma soprattutto condividendo storie di vita. Insieme a Fabio Turchetti sono stati ricordati anche tanti altri grandi produttori che ci hanno lasciato ed abbiamo ripercorso la storia del territorio dei Colli Tortonesi. La degustazione degli otto vini è stata semplicemente emozionante.
“Nessuna società e nessuna unione potrebbero esistere senza un pizzico di sana follia” (Erasmo da Rotterdam). Ed è con questo spirito che sulle note di Mister Timorasso cantata dal gruppo Mosto si è aperta la degustazione.

 

Walter ha scelto personalmente per ogni vino una canzone e ne ha spiegato in diretta i riferimenti.

Difficile non è partire contro il vento Ma casomai senza un saluto.
Non sono che l′anima di un pesce con le ali Volato via dal mare per annusare le stelle
Difficile non è nuotare contro la corrente Ma salire nel cielo e non trovarci niente.
Dal mio piccolo aereo di stelle io ne vedo seguo i loro segnali e mostro le mie insegne
La voglio fare tutta questa strada Fino al punto esatto in cui si spegne
Le parole del testo “Lindbergh” di Ivano Fossati in relazione al primo vino, alla sua scelta di valorizzazione del Timorasso ed alla decisione di utilizzare il tappo a vite per Derthona 2016 tappo stelvin

“Vattene Amore” di Amedeo Minghi e Mietta scelta da Walter in omaggio allo zio di Catia Minghi e per dire addio al tappo tradizionale in sughero del secondo vino: Derthona 2016 tappo sughero

La costruzione di un amore spezza le vene delle mani, mescola il sangue col sudore, se te ne rimane

La costruzione di un amore non ripaga del dolore, è come un altare di sabbia in riva al mare
La costruzione del mio amore Mi piace guardarla salire Come un grattacielo di cento piani…….
Come su un albero di Natale, come un regalo ad una sposa, un qualcosa che sta lì e che non fa male
“La costruzione di un amore” di Ivano Fossati introduce la degustazione del terzo vino: Montecitorio 2018

“E ti vengo a cercare” di franco battiato per Montecitorio 2015

Ai dogmi e ai pregiudizi da sempre non abbocco E al fin della licenza io non perdono e tocco da “Cyrano” di Francesco Guccini presenta Costa del Vento 2015, vino di straordinaria eleganza, vino dalla doppia anima, una nordica, l’altra mediterranea, un vino indomito, non stereotipo, e capace di regalare ogni volta tante emozioni.

E anda o meu e e anda o meu eu ei ei anda io da “Creuza de Ma di Fabrizio de Andrè” per dire addio ai tappi tradizionali e sperimentare ed abbracciare con maggiore convinzione il tappo stelvin Monleale 2016 (tappo dyam)

Sai, essere libero costa soltanto qualche rimpianto. Sì, tutto è possibile perfino credere che possa esistere un mondo migliore...“Un mondo migliore” di Vasco Rossi annuncia il settimo vino: Monleale 2016 (sughero)

A questo punto non devi lasciare qui la lotta è più dura ma tu se le prendi di santa ragione insisti di più. Sei testardo, questo è sicuro quindi ti puoi salvare ancora, metti tutta la forza che hai nei tuoi fragili nervi. Quando ti alzi e ti senti distrutto fatti forza e va incontro al tuo giorno…
Niente di meglio dei versi di “Un giorno credi” di Edoardo Bennato per confermare le scelte di Walter: Monleale 2010, una Barbera ricca ed evoluta, un vino di grande piacevolezza.

Walter Massa, vignaiolo ed enologo, assolutamente anticonvenzionale e fuori da ogni schema, afferma di non leggere libri ma conosce a memoria il manuale popolare del viticultore Luigi Cataldi, di cui ne condivide pienamente il pensiero, così come cita pensatori e filosofi, poeti e rockstars. Questo suo modo di essere anarchico ma costituzionale, lo ha portato a diventare un leader per il suo territorio, un punto di riferimento per moltissimi vignaioli e soprattutto a farci godere con i suoi vini.
Nato in una famiglia di contadini da ben quattro generazioni, Walter cresce in mezzo alla campagna tortonese e ai trattori. A questo proposito racconta che nel 1953 il papà e lo zio acquistarono il loro primo trattore diesel a cingoli. Allora possedevano una ventina di ettari circa tra il vigneto e una parte coltivata a pesche di Volpedo, prodotto tipico tortonese. Al termine della laurea in enologia ad Alba, la decisione di portare avanti l’azienda di famiglia.
Ancora oggi quando racconta i suoi inizi dice di sé: «Potevo fare il manager mezza sega, l’industrialotto con la erre moscia, ma sto bene sul trattore, voglio vivere la mia vigna. E poi 30 anni fa rimorchiavo se dicevo che ero un enologo, oggi si rimorchia di più a fare il vignaiolo». Convinto delle potenzialità della sua terra, Walter è determinato a portare avanti la campagna di promozione e valorizzazione del territorio delle Valli Tortonesi e si fa portavoce ribelle ed anticonformista del recupero del Timorasso prima e della Barbera successivamente. “Ho deciso il recupero del Timorasso perché non volevo essere sconfitto dalla vita, volevo che il territorio dei Colli Tortonesi, che fino allora non aveva visibilità né tantomeno riconoscibilità, avesse finalmente l’attenzione che meritava grazie ad un prodotto che avrebbe avuto una grande importanza mediatica”. Il suo coraggio e la sua intraprendenza e determinazione gli danno ragione e Walter riesce a dare dignità e notorietà alla sua terra, riportando alla luce un vitigno storico ma fino ad allora poco conosciuto e facendo, primo in Italia, un progetto di marketing territoriale. Registra infatti il marchio Derthona, nome con cui oggi si identifica il Timorasso dei Colli Tortonesi, per poi cederlo anni dopo, a titolo gratuito, al Consorzio di tutela.
Dai tre ettari complessivi di Timorasso a fine anni ‘90, oggi la zona ne conta circa 300 ettari per oltre un milione di bottiglie e circa cinquanta produttori. E tutto questo grazie alla visione di Walter Massa che si è giocato tutto, tra l’incredulità generale e voltando le spalle alle critiche mosse dagli scettici, convinto del riscatto di un vitigno che altrimenti sarebbe scomparso.
Nel ricordare questa scelta, così si racconta: “Negli anni ’80 e ‘90 ero considerato un matto perché credevo in un’uva che se non c’è più, un motivo ci sarà. Negli anni 2000 fui definito un coglione perché ho aiutato i miei colleghi a credere in questo vitigno, invece di bloccargli le viti. Dieci anni dopo, ero un fesso perché avevo agevolato i vari Roagna, Vietti, Borgogno, Oddero a comprare terreno. E ora sono diventato un egoista perché con il Consorzio abbiamo messo un limite agli impianti”. Nonostante tutto e fortunatamente, mi sento di aggiungere, Walter Massa va avanti come un treno e punta tutto su una nuova sfida: quella di portare la Barbera, altra ricchezza sconosciuta del Tortonese, a essere un grande Pil etico del Piemonte.
E sulle note di “Sally” di Vasco Rossi si conclude una degustazione che ancora una volta ci ha regalato grandi emozioni. Perché la vita è un brivido che vola via È tutto un equilibrio sopra la follia…

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