Nuovi vigneti in Veneto, boom di richieste ma disponibilità ridotta

Coltivare vigneti in Veneto va forte. Secondo i dati dell’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea), che ha chiuso l’istruttoria il 31 marzo, si registra un boom di domande nella regione per le autorizzazioni di nuovi impianti vitivinicoli: su 66 mila ettari richiesti complessivamente su tutto il suolo nazionale, oltre la metà arrivano dal Veneto, per la precisione 34.677. I territori più interessati sarebbero Bassa Veronese, il Rodigino e il Veneziano. In tutto, in Italia, le domande sono state 12.531, di cui 3.856 in Veneto. A fare richiesta di nuovi impianti sarebbero le aziende cerealicole e zootecniche, che stanno vivendo una gravissima crisi di settore e che nel vino vedrebbero il possibile sbocco per ottenere redditività.

A frenare i possibili entusiasmi, tuttavia, è Christian Marchesin di Confagricoltura, nel suo ruolo di presidente regionale dei viticoltori. “Ogni regione – spiega – ha diritto a un 1 per cento della superficie vitata, che corrisponde alla quota di incremento stabilita dalla nuova Pac (Politica agricola comune) 2014-2020 per gli Stati membri dell’Unione Europea. L’Italia possiede 650 mila ettari, quindi il potenziale annuo di vigneti è di 6.500 ettari. Per quanto riguarda il Veneto, che conta su 80 mila ettari, quest’anno ne verranno concessi 800. La domanda di 34 mila nuovi ettari eccede, in maniera abnorme la disponibilità e, di conseguenza, le assegnazioni saranno molto ridotte“. Quindi, secondo questo sistema di proporzioni, a ogni richiesta verrà concesso un quarantesimo: chi ha chiesto 10 mila metri se ne vedrà riconosciuti 240 metri. Se l’assegnazione è inferiore al 50% è possibile rinunciare. “Da un lato – prosegue Marchesin – i dati evidenziano un grande dinamismo dell’universo vitivinicolo e degli imprenditori veneti, che fa rima con prospettive di redditività per la regione. Dall’altro è chiaro che questa ubriacatura di domande crea problemi sul modo di gestire flussi così repentini e rischia di portare ad uno svilimento di zone produttive che hanno ottenuto riconoscimenti importanti, in quanto la viticoltura si sposta in zone non vocate togliendo vigneti alle colline del Valdobbiadene o alla Valpolicella, che si vedranno concedere 230 metri per ettaro“. In futuro, Marchesin auspica una corretta programmazione regionale “che dovrà tenere conto dello squilibrio di domanda e offerta compiendo scelte chiare  che evitino di massificare i valori in campo. Ci auguriamo che nel bando 2017 si pongano paletti precisi, che tengano conto nell’assegnazione delle autorizzazioni di importanti requisiti come l’appartenenza a zone storiche o delle aziende che lavorano con certi criteri qualitativi“.

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