“Lentil as Anything”, a Torino il primo ristorante solidale in Italia?

A Torino potrebbe nascere il primo ristorante Lentil as Anything, la rete australiana di ristoranti solidali vegetariani ideata e fondata da Shanaka Fernando. Caratteristica fondamentale dei ristoranti di questa catena è che si paga quello che ci si sente di pagare. Il progetto è stato presentato da Shanaka Fernando, il noto ristoratore di Melbourne nato in Sri Lanka, al sindaco Chiara Appendino e alla giunta comunale.

L’obiettivo è garantire pari opportunità di accesso a una alimentazione di qualità al di fuori delle classiche logiche assistenziali, offrendo a un pubblico diversificato cibo di origine biologica, indipendentemente dalle possibilità economiche di ogni frequentatore. Infatti, l’idea è quella del dono che gli avventori più abbienti vorranno lasciare per coprire il costo del pasto ai meno abbienti. Previsto anche il ricorso al lavoro volontario, sia per il servizio in sala sia in cucina.

Shanaka Fernando è nato in Sri Lanka, si è poi trasferito in Australia a causa della guerra civile che stava dilaniando la sua terra. Piano piano ha maturato un’idea: creare un ristorante non profit vegetariano in cui la gente pagasse quello che poteva. L’idea divenne realtà nel 2000 quando aprì con i suoi risparmi il primo ristorante dal nome appunto Lentil as Anything. In quindici anni i suoi ristoranti sono diventati sei e la sua storia è diventata famosa in Australia tanto da essere nominato australiano dell’anno nel 2007.

Il nostro – spiega al Quotidiano Piemontese – è un ristorante in cui la gente deve mangiare con gli altri, non sentirsi mai sola, in cui la componente sociale del pasto è fondamentale. Poi decide quanto pagare in base a quanto gli è piaciuto stare da noi e alle sue disponibilità economiche. Nessuno fa il furbo: rispetto, generosità, correttezza e uguaglianza sono le basi della nostra attività. La generosità che noi mettiamo nel nostro business genera altrettanta generosità da clienti e fornitori. Ormai nei nostri ristoranti occupiamo decine di persone e speriamo che il nostro modello possa funzionare anche in Europa e in Italia. Noi non riceviamo contributi dal governo, che però si è impegnato a dare dei visti di soggiorno ai profughi a cui troviamo lavoro nei nostri ristoranti”.

Ti piace questo articolo?

Condividilo su Facebook
Condividilo su Twitter
Condividilo su Linkdin
Condividilo su Whatsapp


Spazio disponibile

Per la tua pubblicità in questo spazio contatta advertising@carlozucchetti.it

Ultimi articoli


Spazio disponibile

Per la tua pubblicità in questo spazio contatta advertising@carlozucchetti.it

Iscriviti alla Newsletter di Carlo Zucchetti