L’ Anguilla di Atlantide

Il blu del tappettino del mouse è il colore e la visuale predominante delle mie giornate. Tra una mail e una telefonata mi soffermo a guardarlo immaginando onde spumeggianti, il sole caldo, la sabbia bollente. Alla mia sinistra un calendario appeso porta l’immagine verdeggiante di un grande prato. Immediatamente la mente che “nuota” in un verde mare, “un prato di mare” come si dice che sia il Mar dei Sargassi.

Scopro che il nome prende origine dalla cospicua presenza di una particolare alga: il sargassum che aggregandosi ad alghe dello stesso genere, dà origine a quello che sembra un vero e proprio “prato”.  Caratteristica e peculiarità quella di essere sempre calmo e, nonostante si trovi ad una latitudine abbastanza alta, l’acqua risulta sempre insolitamente calda.

Una curiosità del mar dei Sargassi è quello di essere un mare senza spiagge, dato che è una porzione di oceano! Fu scoperto il 16 settembre 1492 da Cristoforo Colombo nel primo viaggio verso le Americhe, quando ormai si trovava a 1600 chilometri dalle Canarie. Vedendo le caravelle navigare “in mezzo a chiazze marine verdissime”, pensò di trovarsi ormai in vicinanza della terra e a lungo scandagliò il fondo senza trovarlo, pur usando una corda lunga 200 braccia.

Anche Jules Verne ha scritto di questo mare nel suo libro “I grandi navigatori del Settecento”, descrivendolo più grande del continente australiano e come un vero e proprio “lago in mare aperto”. Immaginando anche che la mitica Atlantide fosse proprio sul fondale del Mar dei Sargassi.

Le curiosità e i miti su di esso non mancano, non ultima la sua misteriosa reputazione, ossia quella di “rapire” gli equipaggi dalle loro imbarcazioni, lasciando i vascelli vuoti a continuare la loro navigazione.

Chissà se le anguille potessero parlare quanti segreti ci potrebbero raccontare!

Lo sapevate che tutte le anguille nascono nel Mar dei Sargassi? L’ unico posto noto dove avverrebbe la riproduzione di tale specie e per giunta a più di mille metri di profondità!

E chi se lo aspettava che “l’anguilletta” infilzata nello spiedo (classico immancabile piatto natalizio della tavola montefiasconese e non solo); quella del Presidio Slow Food dei Laghi della Tuscia, quella marinata, fritta, al forno … che si pesca nelle nasse del Lago di Bolsena, fosse un’infaticabile migratrice in arrivo da Atlantide!

La stessa anguilla che costò la vita a Papa Martino IV, passato alla storia più per i peccati di gola che non per le sue capacità di pontefice, che secondo il racconto di Dante nella Divina Commedia, ne era così appassionato da morirne per indigestione, proprio a Montefiascone. “… e quella faccia di là da lui più che l’altre trapunta ebbe la santa Chiesa in le sue braccia: dal Torso fu e purga per digiuno l’anguille di Bolsena e la vernaccia” (Purgatorio, XIV, 19-24).

 Lontani da ogni abuso che possa essere nocivo alla salute, ricordiamo che essa è molto ricca di grassi e completamente inadatta da inserire in una dieta ipocalorica dimagrante.

Possiede anche notevoli quantitativi di colesterolo che la rendono inadatta all’alimentazione contro l’ipercolesterolemia. E’ altrettanto da segnalare che la sua carne è ricca di vitamina A ed E liposolubili, e di acidi grassi polinsaturi essenziali (ω-3). Le proteine sono abbondanti e ad alto valore biologico. L’anguilla contiene buone quantità di ferro e vitamine del gruppo B: tiamina, riboflavina e niacina (B1,B2ePP).

Scandagliando le sue qualità nutritive, vi consiglio la preparazione culinaria più adatta: quella ai ferri.

Infilzata o messa sulla graticola a rosolare, il pesce giunge a scolare fino al 50% del proprio peso (acqua e grasso), il che ne riduce drasticamente l’apporto di lipidi e colesterolo.

anguilla alla brace

Sicuramente non da mangiare tutti i giorni, ma da gustare come si farebbe per l’organizzazione di un bel viaggio: una volta ogni tanto, sognando l’esotico, con passione, con piacere puro.

 

 

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