Vinitaly: la futura sfida del vino italiano in Cina passa dal digitale

Non più le rotte di Marco Polo, ma le autostrade digitali. La futura sfida del vino italiano in Cina passa dal web. Lo sostiene Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere. «Con 688 milioni di naviganti in rete, di cui in gran parte nativi digitali e 659 milioni di utenti social – ha affermato in occasione dell’evento E-commerce: the new gateway for italian wine svoltosi a Shangai – in Cina il web infatti è sempre più uno strumento fondamentale per colmare il gap che ci separa dagli altri Paesi competitor, Francia in primis. E Vinitaly, da 50 anni promotore dell’internazionalizzazione del sistema vino con azioni mirate di marketing mix, intende accettare questa sfida accanto e al servizio delle aziende vitivinicole made in Italy».

L’evento nella metropoli cinese è stato organizzato da Ice, Italian Trade Agency con l’Ambasciata d’Italia nella Repubblica Popolare Cinese, il ministero dello Sviluppo economico e il ministero delle Politiche agricole per sostenere le aziende italiane già presenti sui canali online AliBaba e per avviare ulteriori campagne di sensibilizzazione destinate ai consumatori cinesi. «Oltre alla Vinitaly international Academy, che in Cina ha già formato dieci ambasciatori del vino italiano – ha proseguito Mantovani – Vinitaly è disponibile a realizzare, in partnership con i principali attori del settore vinicolo, la multipiattaforma Italian Wine Channel, per ampliare la commercializzazione online attraverso i canali più innovativi e diffondere una più puntuale conoscenza delle peculiarità dei vini e dei vitigni italiani».

Sul fronte del mercato, in attesa di perfezionare il proprio vitigno, fa passi da gigante la domanda mondiale di vino in Cina, oggi 4° principale buyer al mondo e secondo tra i Paesi extra-Ue, dietro solo agli Usa. Nei primi 4 mesi di quest’anno la domanda di vino in Cina ha segnato una crescita impressionante, con un +41,7% che equivale a quasi 10 volte più degli Usa (+4,5%). La Germania (-6,2%) è a un passo e tutto fa prevedere che a fine di quest’anno lo storico buyer europeo venga superato e lasciato sul posto da una Cina sempre più appassionata di vino.

L’Italia è partita tardi rispetto alla Francia, di gran lunga Paese top exporter con il 43% di quote di mercato e oggi sta pagando anche gli accordi di sistema tra Camberra e Pechino che hanno favorito l’exploit nel 2015 (+111%) del prodotto australiano, secondo Paese fornitore, davanti a Cile, Spagna e Italia, ancora ferma a poco più del 5% del mercato. Ma la situazione sembra cambiare, nei primi mesi di quest’anno l’Italia tiene il passo degli altri competitor con performance che sfiorano una crescita del 30%, più di tutti gli altri in termini percentuali.

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