Un nome una dichiarazione d’intenti: Clavesana Siamo Dolcetto

Una azienda di coviticoltori, come amano definirsi, con una vocazione al mantenimento della tradizione vitivinicola cuneese.
Grazie al grande impegno di Fabio Ciarla, enogastronomo e sommelier Fisar (autore e ideatore di www.enoagricola.org), che ha curato interamente la serata, Anna Bracco, presidente di Clavesana, è stata ospite di una degustazione interamente dedicata all’azienda.
Due ore di full immersion nelle Langhe meno note.
clavesana aziendaUna degustazione suddivisa in tre segmenti, il primo dei quali volto a far conoscere il territorio.
Gradevolissimo l’inizio, con un metodo classico da Chardonnay 22 mesi sui lieviti.
Sempre Chardonnay, stavolta fermo, il secondo vino,  un Langhe D.O.C.  2016, molto carico di profumi caldi e maturi, seguito dal rosato da Barbera 2016 che chiudeva la prima parte.
È stato quindi il momento della seconda terzina di vini, questa volta Dolcetto in purezza, Dogliani D.O.C.G. 2015,  Dogliani Superiore D.O.C.G. Il Clou 2013 e Dogliani Superiore D.O.C.G. Allagiornata 110 2013. Decisamente sorprendenti i 2013, quasi a disattendere le convinzioni di chi dice che il Dolcetto sia solo da bere giovane, vini profondi e caratterizzati da una spiccata presenza di spezie.
Proprio per sgretolare del tutto le convinzioni di cui sopra, la terza parte della degustazione è stata una mini verticale di tre annate di Dogliani D.O.C.G., dal 2013 al 2011.
Incredibili le differenze tra le varie annate, da un’annata al momento perfetta, la 2013, con un vino di grande bevibilità e belle sensazioni odorose, al 2012 vino meno brillante probabilmente a causa della pessima stagione climatica.
La sorpresa maggiore però è arrivata dall’ultimo vino, il 2011, un vino che al naso ci ha regalato frutti maturi, quasi sotto spirito con clavesana e ciarlaaasonanze a grandi passiti:  aleatico o addirittura Porto.
Un’ultima tappa di questo viaggio, ideato da Ciarla che ha condotto la serata spaziando tra necessari riferimenti tecnici e piacevoli informazioni sull’azienda e sulla zona, è stata la degustazione finale alla cieca di un vino accattivante che i più hanno scambiato per Nebbiolo, ma che in realtà era un Pinot Nero di grande struttura con un leggero passaggio in legno ad ammorbidirlo.

Una bellissima serata, e una grande passione quella di chi come Anna Bracco opera in un territorio commercialmente fagocitato dal Nebbiolo. Servono impegno, dedizione e sicuramente un po’  di sana testardaggine per raggiungere obiettivi importanti come quelli di Clavesana Siamo Dolcetto.

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