Poco salutari le abitudini alimentari degli studenti fuori sede

Tutt’altro che degne di lode le abitudini alimentari degli universitari fuori sede. E’ quanto emerge da un’indagine, una delle prime di questo genere condotte in Italia, effettuata dalla Fondazione Istituto Danone (Fid) in partnership con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e l’Università degli Studi di Pavia su un campione di studenti fuori sede di età compresa tra i 19 e i 27 anni. Il dato più rilevante è che oltre il 60% ricorre ai cibi da asporto almeno una volta alla settimana e soprattutto per cena, mentre il 74% non rinuncia all’happy hour, di cui il 51% con frequenza settimanale.

Scendendo nel dettaglio, quasi il 10% degli intervistati salta la colazione e, tra quelli che la fanno, solo una minoranza privilegia gli alimenti più salutari come yogurt (23%), cereali (quasi il 31%) e succhi di frutta (30%). Per lo spuntino, mentre i più virtuosi preferiscono la frutta (30%), molti si limitano a mangiare quello che trovano al momento (17,5%).

A pranzo, il 73% dei fuori sede, che proviene in maggioranza dall’Italia meridionale, predilige la schiscia, termine milanese con cui si indica il contenitore di cibo portato da casa e che un tempo gli operai aprivano durante la pausa pranzo. Tuttavia quasi la metà riceve, almeno una volta al mese, prodotti alimentari da casa. Per quanto riguarda il take away già accennato, pizza e kebab sono gli alimenti più ordinati.

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