La mia prima volta al DiVino Etrusco

Non vi fate illusioni, non si parla di sesso. Ci siamo tenuti ben lontani dal fenomeno editoriale del momento “Cinquanta sfumature di grigio”.

Si parlerà invece di eventi, in particolare del DiVino Etrusco, esperienza intensa e, oserei dire, totalizzante.

Lavorare a un evento è sempre qualcosa di molto forte, stravolge i tempi e le abitudini, l’adrenalina è costantemente a livelli altissimi, il cortisolo anche, bisogna mantenere una continua concentrazione sui dettagli, senza perdere di vista l’insieme.

Un incubo, direte voi. No, diciamo che assomiglia di più a un sogno agitato. E a proposito di mondo onirico, occuparsi di eventi, soprattutto serali, implica ovviamente penuria di sonno! Ma la soddisfazione di vedere che le cose funzionano, gli ospiti sono felici, tutto gira nel modo giusto è impagabile, come i momenti di condivisione con il resto del gruppo, i bagordi post evento e, per quanto mi riguarda, riuscire a trovare soluzioni semplici e veloci ai problemi dell’ultima ora, insomma l’arte di arrangiarsi.

Il Divino Etrusco è stato tutto questo e molto altro.

Guardare Tarquinia al massimo delle sue potenzialità ricettive è stato meraviglioso. Così come vedere gli antichi vicoli ricevere con grazia l’energia frizzante di tanti ragazzi, le piazze accogliere la vivacità degli ospiti, e tutta la città animata dalla musica festosa della street band e dal percorso enoico che riportava in vita, attraverso il vino, la potenza della dodecapoli etrusca.

Ed è stato straordinario poter vivere i momenti eleganti delle degustazioni guidate svolte all’interno di Palazzo Vitelleschi, in quel cortile raffinato in cui la luce si dinamizza nella bicromia del porticato e la pesantezza dei volumi si annulla nella verticalità garbata delle colonne. I calici sembravano voler riflettere quelle stesse caratteristiche nei loro lunghi steli e nel delicato gioco cromatico fra trasparenza del vetro e vini bianchi e rossi.

E dopo il lavoro, ricordo i momenti rilassanti e divertenti di fine serata prolungati tra chiacchiere, vino e battute fino al mattino, cercando di non pensare alle sole tre ore di sonno prima di ricominciare. Ma la stanchezza non si sente, c’è uno scadenzario di lavori da portare a termine, telefonate da fare e ultime cose da controllare e poi si inizia con la seconda serata, quella del sabato, più ricca, gremita e briosa. E infine la domenica.

Un grande successo, ancora più grande perché non è stato solo in termini numerici, ma anche di qualità, un pubblico che ha saputo cogliere il massimo dalla festa e dalla città senza strafare, senza neanche sfiorare volgarità o eccessi.

Arriva il lunedì, si smontano gli stand, si piegano le tovaglie, si accatastano le sedie, e nello stomaco si avverte quella lieve malinconia che arriva quando qualcosa di  coinvolgente  finisce… almeno per quest’anno.

 

 

 

Ti piace questo articolo?

Condividilo su Facebook
Condividilo su Twitter
Condividilo su Linkdin
Condividilo su Whatsapp


Spazio disponibile

Per la tua pubblicità in questo spazio contatta advertising@carlozucchetti.it

Ultimi articoli


Spazio disponibile

Per la tua pubblicità in questo spazio contatta advertising@carlozucchetti.it

Iscriviti alla Newsletter di Carlo Zucchetti