Il domenicale di BereLeggereOziareGustare

ISCHIA. UN’ISOLA CHE CATTURA, UN LIBRO CHE RAPISCE.

L’ho visto sul bancone della Libreria del Teatro a Viterbo. L’ho comprato. Maledicendo di non aver saputo della presentazione con l’autore: Gianni Mura.

Ischia il titolo del libro. Ancora il commissario Jules Magrite protagonista, il commissario che “ama Maigret ma non Magritte, salvo per un paio di quadri”.

Per la presentazione del precedente La fiamma rossa. Storie e strade dei miei Tour, sempre alla Libreria del Teatro, avevo organizzato un brindisi con i vini e i prodotti tipici della Tuscia.

Gianni Mura. Unico erede di Giuan Brera, fu Carlo, e di Mario Fossati. I motivi per cui compravo “La Repubblica” dal primo numero. Grazie (?) a lui ho continuato a comprarla. Fino a quando ce l’ho fatta. Ora leggo solamente “Il Romanista” e “Il Manifesto”. Del Grande Giuan ha ereditato la capacità di interpretare attraverso lo sport la nostra società, la nostra storia. Come lui, ama la buona tavola. Insieme alla moglie Paola, formano una coppia di colti gourmet.

Mura racconta con la sua consueta scrittura, con la solita tentazione degli anagrammi, la storia recente dell’isola. Ischia come paradigma dell’Italia attuale.

Ischia i suoi profumi, il suo abusivismo. Il suo essere isola di “terra”. I suoi abitanti, una volta contadini e artigiani, ora albergatori, ristoratori, commercianti. Pochissimi i pescatori.

Vado a Sant’Angelo da appena cinque anni. In buona parte grazie ad Antonio e Assunta cittadini del mondo e pellegrini per l’Italia che si erano stabiliti a Viterbo, dove avevano comprato casa. Lei, assieme ai fratelli, possiede “Il Pescatore”, il ristorante sulla splendida piazzetta del porto di Sant’Angelo. Venivano al mio ristorante. Mi avevano invitato più volte. Non avevo mai accettato. Fino a quando Alessandra, la mia compagna, mi convinse ad andarci. Da allora ci torniamo tre o quattro volte l’anno. Per l’isola, ma soprattutto per la qualità dei prodotti e per il buon mangiare.

Ischia dei sapori.

Leggere questo libro e scoprire che Mura predilige quegli stessi posti, quei ristoranti è stato emozionante. Dirompente. Ischia porto, I giardini della Mortella, il Castello Aragonese, Sant’Angelo, i Maronti, Cavascura, l’Epomeo.

Qui Jules René Magrite passeggia con Peppe ‘o francese o Pepè le couteau, ischitano tornato a casa dopo aver vissuto per anni a Parigi e insieme assistono al delitto di un giovane rumeno assassinato dalla camorra.

Qui il commissario ama, ascolta musica, conversa, ma soprattutto beve e mangia in compagnia del Giudice Michelle La Pierre.

Da Ciro Calise al Giardino dell’Eden, Michelle “Gusta le prime cozze alla brace con mugolii di piacere. Sembrano affumicate. Devo avere la ricetta per far morire d’invidia le mie amiche”

Da Nino Di Costanzo al Mosaico del Manzi vengono affascinati da pasta e patate  “sembra un quadro di Mirò, con squilli gialli, arancio, viola e venticinque varietà di pasta”.

Da Saturnino a Forio “Ciro è bravo davvero, geniale nella sua semplicità. È Stefania, sua moglie, che si occupa di sala e cantina, a consigliare due vini campani che Magrite non conosceva…”

Da Libera e Giovanni al Melograno sempre a Forio” Magrite se ne innamora prima ancora di sedersi a tavola. Un recinto, un clos direbbe lui, con ulivi e melograni in fiore (…) sul calamaro di Nonna Vincenza, ripieno di uova, formaggio e verdure… gli sembra di assaggiare anche un pezzo di storia, di vita di famiglia, di passato che non passa, di tradizione.”

Un libro che si legge tutto di un  fiato. Con molta nostalgia.

Viene voglia di partire subito.

Di bere “i vini del contadino che sanno di zolfo, non dimenticare che questa è un’isola vulcanica”.

Di immergersi nelle piscine del Romantica, del Tropical., del Poseidon e del Negombo.

Di andare da Ivo dell’Enoteca La Stadera a Sant’Angelo a fare due chiacchere degustando un bel bicchiere ischitano.

Di continuare il giro gastronomico che Magrite non è riuscito a completare. Umberto a Mare a Forio, Il Focolare a Barano e L’Indaco del Regina Isabella a Lacco Ameno.

Di visitare le cantine di Casa d’Ambra, di Pietratorcia, di Mazzella e di ….

Non si finisce mai.

Un’ isola che  cattura. Un libro che  rapisce.

Gianni Mura
Ischia
Feltrinelli, 175 pagine, 14 euro

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