LA STATUA DEL VINO CHE NON C’ È

LA STATUA DEL VINO CHE NON C’ È

Alle falde del Monte Grappa, nel Trevigiano, c’è Possagno dove si può visitare la Gipsoteca di Antonio Canova (Possagno 1757 – Venezia 1822). Canova nacque in questa terra collinare di grandi vini da una dinastia di scalpellini che gli seppero insegnare il mestiere e proporre la sfida alla pesantezza della materia che raccolse e vinse facendola dialogare con l’aria e l’acqua sicché riuscì a render tangibili, sia l’una sia l’altra, assottigliando la gravità del marmo sino a farla scomparire con grazia ed eleganza. Chi come Roberto Longhi pensa a Canova come uno scultore di “Svarioni Cimiteriali” si ricrederebbe vedendo solo la sua Ebe, la scultura del vino che non c’è. Scolpita in quattro versioni dal 1795 al 1816, la coppiera di Zeus è una ragazza che incede a seno nudo contro un leggero zefiro che fa aderire il peplo leggero alle gambe tornite. La grazia di questa figura non è solo nella delicata proporzione del corpo, ma è risolta dal braccio alzato, dalle esili dita che piegano la brocca del nettare divino. L’aureo bagliore della bocchetta, del calice, della collana e della corona, che poi è una semplice fascia che tiene su la chioma ricciuta, esaltano la freschezza delle carni, l’atmosferica semplicità di quel passo nel vento toglie la statua dal rigido albore del marmo, quello sì funerario; ma ecco il prodigio, quel gesto sospende nell’aria l’invisibile scroscio del vino nella coppa, un rigagnolo invisibile, fate voi se di bianco o di rosso. L’invisibile ha il suono del vino, del vino l’odore, l’invisibile liquido, dissetando il nostri desideri, cade, cancellando il contrappunto statico della fontana da vita alla statua. Canova ha eluso, così, la trappola dell’antico, disse Standhal: “Non copia, inventa la bellezza” coraggiosamente porta alla pietra la morbidezza – ci ricordava Leopoldo Cicognara – la dolcezza dei contorni. È questo uno dei primi esempi d’opera aperta all’immaginazione dello spettatore che contemplando termina quello che l’artista aveva solamente suggerito.

Marcello Carriero ha curato e organizzato mostre in spazi pubblici e privati, ha partecipato a Convegni e Seminari, redatto cataloghi e scritto saggi e articoli collaborando con riviste di settore e quotidiani. Dal 2001 scrive sulla rivista specializzata “Arte e Critica”, sui siti web  www.exibart.com, www.merzbau.it e sul webmagazine “art a part of cult(ure)”.

Foto di veraclasse.it

Ti piace questo articolo?

Condividilo su Facebook
Condividilo su Twitter
Condividilo su Linkdin
Condividilo su Whatsapp


Spazio disponibile

Per la tua pubblicità in questo spazio contatta advertising@carlozucchetti.it

Ultimi articoli


Spazio disponibile

Per la tua pubblicità in questo spazio contatta advertising@carlozucchetti.it

Iscriviti alla Newsletter di Carlo Zucchetti