I Limoni di Edna e Vito. Marmellata e scorzette candite

In quella bella mattinata di primavera, Vito si convinse che le bizze meteorologiche del periodo fossero sventate. Poteva fare le sforzo di mettere all’aperto il pesante limone riparato nell’inverno. L’albero, ancora tutto verde di belle foglie e frutti acerbi, non vedeva l’ora di iniziare il suo bagno di sole lungo tutta l’estate. Nel giardino c’era aria di vacanza. Tra l’erba, la Camomilla e le Margheritine facevano da minuscoli ombrellini al lavoro delle instancabili formiche. La Rosa contava le spine e i boccioli, talmente carica, da credere che i fiori superassero di gran lunga le prime. Il glicine e l’oleandro di riposavano all’ombra del pino, pronti anche loro con i primi fiori da far ammirare. Nell’orto iniziavano i saluti. “Vedrete tra poco inizieranno i sughi veloci: pomodoro e basilico, caponate, panzanelle, capresi, insalatone… e noi finiremo il nostro bel viaggio di maturazione anche prima del caldo Agosto”. Le foglie del limone ridacchiavano. Frusciavano acidule al pensiero che tra poco sarebbero state liberate dal peso dei loro frutti. Quei fardelli giallo sole sarebbero stati colti. I limoni dalla loro, gli ricordavano di non fare tanta festa. Sarebbero maturati in grande numero, ed un limone non è un pomodoro, non serve mica a fare le conserve! Mai sarebbero stati colti tutti insieme. Che ci facevano Edna e Vito con dieci limoni tutti in una volta? Il tempo passava ed i frutti, naturali e biologici, ingiallivano che era una meraviglia. Rami e foglie sempre più appesantite, speravano che la coppia si facesse venire un’idea super e coglierli tutti insieme! Il pomodoro dalla sua, ricordava ai limoni una serie di ricette: “Giovani e poco informate pallette oblunghe! Avete mai sentito parlare di liquori al limone, scorzette candite e marmellate? Altro che dieci limoni tutti insieme! Ne occorrono molti di più! Fatti non foste per viver sulla pianta… come diceva il poeta Dante!” I limoni poco poetici avevano passato la stagione delle gelate al caldo del garage, non avendo fatto vita sociale, ignoravano tante informazioni e soprattutto il loro possibile destino. Quando quel pomeriggio Vito colse dieci limoni tutti insieme per la sua vicina, compresero che l’ignoranza non è mai cosa buona, nemmeno nell’orto. Il vecchio Pino li salutò con un famoso detto: “Ciao ciao limoni e ricordate che anche quello che non vuoi nasce nell’orto!”

Quei dieci frutti approdarono da un cestino di vimini ad un tagliere di legno. Uno ad uno lavati e spazzolati sotto l’acqua corrente. Tolte ad ognuno le due estremità. Incisi longitudinalmente e la buccia tagliata a strisce di massimo un centimetro, tentando di far rimanere meno parte bianca possibile. Erano due le ricette prescelte: scorze candite e una bella marmellata.

Le scorze, così tagliate, finirono in un recipiente di vetro trasparente, a bagno in acqua fresca e pulita per tre giorni. L’acqua veniva sostituita anche 5 o 6 volte al giorno. L’obiettivo era quello di limitare il gusto troppo aspro.

I dieci limoni spogliati, circa 1 Kg, venivano tagliati a fettine sottili, eliminati i semi, e messi a bagno a macerare per 24 ore. La vicina aveva una bella pazienza. Le ricette erano entrambe molto semplici ma avevano bisogno di tempi lunghi d’attesa. Per il week end tutto sarebbe stato pronto.

L’indomani i limoni erano pronti per essere scolati e messi in pentola e procedere alla preparazione della marmellata. Una bella mela veniva scelta come addensante naturale da aggiungere alla cottura, a pezzettoni e senza noccioli.  Per 1 Kg di limoni, finivano in pentola: una mela, 750 gr di zucchero e poco più di 100 gr di acqua. Il tutto cuoceva a fuoco medio fino a raggiungere la consistenza desiderata. La cucina si riempiva del profumo acidulo e dolce del limone e dello zucchero mentre i barattoli venivano sterilizzati, bollendo con i tappi in un pentolone. A cottura ultimata, la marmellata ben soda e passata al mixer veniva versata e riposta riposta nei barattoli capovolti per ottenere il sottovuoto.

Trascorsi altri due giorni era arrivato il momento di passare alla preparazione delle scorze candite. Per  la buccia di dieci limoni occorrevano 900 ml di acqua e 1 Kg e mezzo di zucchero. In una pentola molto capiente veniva messa l’acqua e lo zucchero a sciogliere sul fuoco basso. Dopo pochi istanti, tuffate le scorze e portate a bollore. L’obiettivo era cuocerle per 2 o 3 minuti e poi scolate e lasciate a riposo su un foglio di carta da forno, ben distanziate le une dalle altre. L’ asciugatura durava 24 ore e poi l’operazione veniva ripetuta per altre due volte, utilizzando sempre la stessa acqua e zucchero. Tra la seconda e la terza cottura mancava un pò di liquido e veniva preparato dell’altro, utilizzando una parte di acqua e due di zucchero. Con le scorse quasi completamente asciutte si passavano nello zucchero per conservarle dentro barattoli a chiusura ermetica in un luogo fresco ma non nel frigo.

La vicina di Vito ed Edna soddisfatta, già immaginava quando la domenica avrebbe suonato alla porta accanto e regalato il prodotto di una settimana di lavoro ed attese. Quei limoni gialli e succosi, si erano trasformati in deliziosi canditi e marmellata, buoni per inventare dolci o arricchire piacevoli colazioni.

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