Giovani imprenditori dell’agricoltura italiana al Sial di Parigi con Ismea

Venti giovani imprenditori italiani saranno a Parigi dal 16 al 20 ottobre 2016 per il SIAL, il Salone internazionale dell’alimentazione che rappresenta un’importante opportunità di visibilità ed esperienza formativa. Sono risultati tra i vincitori del bando del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali per la partecipazione alle fiere nazionali ed internazionali 2016 e saranno presenti presso lo stand dell’Ismea (Padiglione 1D – 094) per presentare i propri prodotti e farli degustare anche grazie alla formula degli show-cooking con lo chef Matteo Puccio.

L’iniziativa si inserisce nell’ambito del supporto fornito da Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) al Mipaaf per l’attuazione dei programmi di promozione dell’imprenditorialità giovanile in agricoltura. La caratteristica innovativa del progetto risiede nella scelta, da parte di Ismea, di far precedere gli eventi fieristici da un pacchetto formativo dedicato agli agricoltori under 40, con docenti specializzati in commercializzazione, digital marketing, vendita diretta ed export per le imprese.

L’Ismea riferisce che l’imprenditoria giovanile in agricoltura si attesta sull’8% del totale, con segnali più che positivi provenienti dall’occupazione (+13% nel 2015 quella giovanile in agricoltura, a fronte del +4% registrato dal settore in assoluto), dalla propensione all’internazionalizzazione (il 15% degli under40 opera sui mercati esteri, a fronte del 7% degli over40 – fonte: Ismea, panel aziende agricole), dal grado di innovazione e dalla formazione (il 72% dei neolaureati in agricoltura trova impiego dopo appena un anno). Ma per i giovani imprenditori agricoli è fondamentale proprio la “formazione continua”. In una recente indagine condotta da Ismea per la Rete Rurale Nazionale su un campione di 800 giovani imprenditori agricoli, emerge come i giovani agricoltori prediligano la formazione su aspetti della commercializzazione dei prodotti e normative di settore. Inoltre, i giovani optano per corsi o stage intensivi, brevi, di due o tre giorni, magari più frequenti. Le fiere sono importanti, ma solo il 12% – stando ai dati dell’indagine – ha partecipato a fiere internazionali, una percentuale che occorre in qualche modo far crescere per aprire i giovani al confronto e allo scambio di buone pratiche con i loro coetanei stranieri.

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