Festa del Vino a Castiglione in Teverina

Il caldo tropicale di mercoledì non mi ha fermato, sono salita impavida sul mio potente mezzo meccanico, direzione Castiglione in Teverina.

Poi ho guardato il termostato della mia macchina e segnalava, alle 22.00 – incredibile, ma vero –  29° . Mi sono sentita come un cupcake  alla vaniglia appena sfornato – devo lavorare ancora sull’abbronzatura.

Arrivata a Castiglione in Teverina ho trovato una bella atmosfera spensierata, è iniziata  la XXIX edizione della Festa del Vino. Musica, allegria e tanta bella gente per le strade. La degustazione è stata guidata da Giampaolo Gravina, giornalista enogastronomico, che ha indicato questa parte di Tuscia come uno dei posti vocati dell’Italia vinicola con un’idea di bianco dal chiaro stile personale.

Gravina si è soffermato, in particolare, sul confronto tra i quattro Orvieto proposti per la degustazione. Nell’Orvieto D.O.C. Incanthus 2011 Trebotti di Castiglione in Teverina, il giornalista ha evidenziato la freschezza agrumata che presenta un profilo aromatico segnato da pompelmo, fiori e citronella, ma in cui la componente fruttata non è esibita. Una bocca coerente per questo vino che mostra un contrasto ben tenuto tra acidità e sapidità.  Stile diverso per l’Orvieto D.O.C. 2011 Tenuta La Pazzaglia di Castiglione in Teverina. Un vino “ombroso, giocato sulle riduzioni, minerale terroso” con sentore di erbe e di nocciola. In bocca amalgama bene sapidità e dolcezza, dimostra di essere un vino con una sua maturità.

Siamo passati poi all’Orvieto D.O.C. 2011 Trappolini di Castiglione in Teverina, un vino più intenso ed espressivo. Gravina lo indica come il più risolto dei profili, con le note di buccia di pera e di erba, “un naso sottile, artigiano”. Infine è stato versato l’Orvieto D.O.C. Noe 2011 Paola e Noemia D’Amico di Castiglione in Teverina che mostra  una spiccata nota agrumata giocata sul pompelmo.

Abbiamo chiuso la degustazione con un aleatico, il Nettare di Confine I.G.T. Lazio Rosso 2011 Fattoria Madonna delle Macchie di Castiglione in Teverina, dagli impasti aromatici floreali, ma selvaggi. Un vino che non va “nella direzione della dolcezza del frutto, ma al servizio della sapidità”.

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