Export agricolo, la Tuscia perde un terzo del fatturato nei primi 9 mesi del 2018

Mentre l’Italia entra tecnicamente in recessione dopo aver fatto registrare due trimestri consecutivi con il Pil negativo e ci si rimpallano le responsabilità politiche, vale ricordare che il segno negativo mancava dall’aprile 2014 e che, se guardiamo i dati dal 2000 al 2017, l’Italia è cresciuta del 3% contro il 23% della Francia, il 24% della Germania e del 27% dell’Ue senza Italia. Il problema è dunque strutturale e sostanzialmente interno, la componente esterna è molto marginale. Ciò detto, scendendo dagli scenari macroeconomici europei ed italiani a quelli più specifici della Tuscia, balza agli occhi che, per rimanere al settore di maggiore interesse di questo giornale, l’export agricolo della Tuscia nei primi nove mesi del 2018 (ultimi dati disponibili) ha perso circa un terzo del suo valore rispetto agli stessi mesi del 2017.
Un campanello d’allarme sottovaluto? Una crisi passeggera? Entrambe le cose.

Secondo i dati Istat, nei primi tre trimestri (gennaio – settembre) del 2018 l’export viterbese è stato di 263 milioni di euro, con una perdita dell’11% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le prime tre voci dell’export sono rappresentate dalla ceramica (che fa registrare un aumento del 2% assestandosi a circa 79 milioni di euro), dai prodotti agricoli (-33%, con un fatturato di 46 milioni di euro) e dal tessile – abbigliamento (-1% per 36 milioni di fatturato). La ceramica come si vede continua a crescere e il tessile ha avuto una perdita molto contenuta. Sul dato complessivo negativo, che influenza quello generale, ha inciso quindi il dato negativo dei prodotti agricoli. Senza andare ad analizzare nello specifico i codici Ateco (quelli che classificano le attività economiche in Italia), basta notare che, accanto ai numeri elencati sopra, anche i prodotti alimentari, bevande e tabacco hanno fatto registrare un calo del 24%, passando di circa 38 milioni di export nei primi nove mesi del 2017 a poco più di 29 milioni di euro. Nello specifico si registra un aumento molto significativo dell’export di prodotti di colture agricole non permanenti (+42%, si passa da circa un milione e 900mila euro a 4 milioni e 643mila euro) e si assiste ad un crollo vertiginoso per quanto riguarda i prodotti di colture permanenti (-39%, per un valore che passa da oltre 65 milioni di euro a poco più di 40 milioni) e la frutta e ortaggi (passano da 31 milioni di export circa poco più di 20, con un crollo di circa il 30%).

Questi i freddi numeri dell’export agricolo della Tuscia, ai quali occorre aggiungere quelli secondo cui nel 2015 (95 milioni e 970mila euro), nel 2016 (95 milioni e 372mla euro) e nel 2017 (93 milioni e 296mila euro) i dati erano comunque stabili in valore assoluto: nei primi nove mesi, come detto, l’export si è invece attestato a circa 46 milioni di euro, la metà di quanto fatto nel 2017.
Bisogna preoccuparsi?
Sul dato ha inciso l’annata non abbondante di alcuni prodotti agricoli destinati all’export, olio in primis (nel 2018 si vende all’estero l’olio prodotto nel 2017). La crisi quindi potrebbe essere transitoria, si vedrà già nei prossimi mesi, ma non bisogna sottovalutare i campanelli d’allarme.

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