Crocchette di miglio con le zucchine di Arvalia senza glutine e vegane

Uscendo dal negozio di alimenti biologici, mia figlia mi chiede: ”Mamma ma qual è Arvalia?”.

Rispondo: “Nessuna, Arvalia è il nome del negozio, la proprietaria è Patrizia, quella ricciolina con gli occhialetti”.

Gli Arvali (lat. Arvales, da arvum “terra lavorata”) erano un collegio sacerdotale romano arcaico che si dedicava al culto di Cerere, dea della fertilità, e Marte, che proteggevano la terra e le messi. Nelle processioni, dette Ambarvalia, invocavano la protezione degli Dei Lari sui campi.

20150413_182808Patrizia-Arvalia è una donna piccola, ma sembra fatta apposta per dimostrare che la forza di una persona non è nella sua corporatura. Laureata in agraria, contadina, commerciante, ristoratrice, mamma di due figlie e scusate se è poco. Eppure, nonostante i suoi impegni, non l’ho mai vista arrabbiata, ma sempre sorridente e disponibile con tutti.

Il suo amore per la campagna nasce in Sicilia, tra gli aranceti e i limoneti dei nonni.

Si laurea in agraria, poi parte per due anni in Africa come volontaria. Tornata in Italia, pratica la professione per cui ha studiato, finché decide, con la famiglia, di acquistare un appezzamento di terreno, che inizia a coltivare con suo padre. Diventa, quindi, contadina e punta subito sul biologico.

Inizia a vendere i suoi prodotti direttamente in azienda, poi, a poco a poco, il giro si allarga tramite i GAS e arriva fino a Roma.  Nel 2001 apre un negozio a Viterbo, dove comincia a integrare l’offerta dei suoi ortaggi inserendo anche alimenti di altri piccoli produttori diventando così, per loro, un punto di riferimento. Lo diventa, da subito, anche per consumatori consapevoli, che cercano cibi biologici, integrali, di qualità e a km0. Cercando di accontentare le richieste dei clienti, riesce a colmare un vuoto nel mercato locale per chiunque segua un regime alimentare particolare: dai macrobiotici agli intolleranti, vegetariani e vegani. Tra i suoi clienti, ci sono anche giovani genitori che cercano il meglio per i loro bambini, anziani che ricercano i sapori di una volta ed anche curiosi che cercano prodotti alternativi e più sani o anche cibi quasi dimenticati dalla grande distribuzione.

Nel 2007 apre all’interno dell’azienda agricola un Bioristoro “per dare il piacere ai propri clienti di gustare i prodotti direttamente sul luogo di produzione, immersi nella campagna”.

Le soddisfazioni sono tante, ma anche lo sforzo. Quando perde il padre e poi si ammala la madre, decide di ridimensionare il lavoro. Delega le consegne ad una ditta specializzata. Chiude, per un periodo, il Bioristoro. Il coraggio e la costanza, però, non vengono meno e Patrizia-Arvalia continua nella sua missione di diffusione di una cultura alimentare basata sul cibo vero. Negli ultimi anni nota che sono molto aumentati i vegani e gli intolleranti al glutine e lei subito cerca il meglio per loro. Naturalmente il costo è un po’ più alto ma c’è la garanzia della qualità, della genuinità e del controllo. Prima di rivolgersi alle grandi ditte, Patrizia cerca sempre nei produttori locali, aziende serie, che producono alimenti di alta qualità.

20150413_181128Questo, secondo me, è il suo fiore all’occhiello.

Infatti, oltre agli ortaggi locali, ci sono le farine, la pasta artigianale, prodotti da forno e pane, legumi, olio, vini e altro, tutti di ottime piccole aziende del viterbese. Mi piacerebbe, ma sarebbe troppo lungo elencarle tutte, anche se lo meriterebbero alla grande.

Siccome ci teneva molto, adesso, ha riaperto il Bioristoro – anche se occasionalmente – e ultimamente ha organizzato anche dei pranzi completamente vegani.

Valore aggiunto al negozio, inoltre, è la gentilezza, la simpatia e la competenza di Antonella e Antonietta, le insostituibili ragazze che ci lavorano, che sanno anche consigliare i clienti sull’uso di prodotti poco usuali.

Oggi Patrizia mi propone le freschissime zucchine del suo orto che sono anche una delle sue verdure preferite, le prendo, poi compro un pacchetto di miglio e stasera ci faccio le crocchette di cui vi scrivo la ricetta. Il miglio é naturalmente senza glutine, un ottimo energizzante e fa particolarmente bene a capelli, pelle e unghie, molto usato nella cucina macrobiotica e dai vegani per l’alto potere nutritivo.

 

CROCHETTE DI MIGLIO CON ZUCCHINE

Ingredienti per circa 25 crocchette

200 g di miglio decorticato

700 g di acqua o brodo vegetale

100 g di carote

100 g di cipolla

200 g di zucchine

30 g di lievito alimentare in scaglie

30 g di vellutata di ceci o piselli

20 g di foglie di prezzemolo

Olio extravergine di oliva

Sale e pepe q.b.

Farina di mais per impanare.

Mettete a lessare il miglio con 700 g di acqua o brodo vegetale a fuoco basso con il coperchio. Lavate pulite e riducete in dadini le carote, le cipolle e le zucchine. Mettetele in una padella con un poco di olio e fate cuocere al dente. Quando il miglio è cotto, l’acqua dovrebbe essere assorbita tutta altrimenti fatelo asciugare a tegame scoperto facendo attenzione che non si attacchi. Mescolate il miglio con le verdure, il lievito, la vellutata, il prezzemolo tritato finemente, salate e pepate a piacere. Con le mani formate delle crocchette premendo bene perché non si sgretolino. Passatele nella farina di mais. Ponetele in una teglia su carta da forno, versate sopra un filo di olio e infornate a 180° finché saranno dorate. Fatele freddare un pochino prima di servirle altrimenti si rompono più facilmente. Ne potete aggiungere una o due in un piatto di antipasto misto. Oppure come secondo piatto accompagnate da verdure di stagione a piacere. Sono buone anche fredde e si possono trasportare facilmente per un pic-nic o un pasto fuori di casa.

ARVALIA

Strada Sterpaio (a 3 km dalle Terme dei Papi)
info@arvaliabio.it
www.arvaliabio.it

Bio Ristoro
telefono: 339.59.93.762

Agriturismo
telefono: 0761.34.40.51
cellulare: 338.37.05.372

Punto Vendita
Via Montello, 18 – 01100 Viterbo
telefono: 0761.34.40.51
puntovendita@arvaliabio.it

Il consumo di carne gioca un ruolo importante nell’assurda ingiustizia alimentare che fa sì che una parte del mondo muore di fame e soffre di denutrizione e un’altra si ammala e muore di eccesso di cibo.
I prodotti agricoli a livello mondiale sarebbero in realtà sufficienti a sfamare tutti, se fossero suddivisi equamente, e soprattutto se non fossero in gran parte utilizzati per alimentare gli animali da allevamento.
 Umberto Veronesi, oncologo 

 

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