Chianti in polvere. Finalmente si interviene

Tanto lavoro per nulla verrebbe da dire.
Eppure, in realtà, è di controtendenza che si può parlare per quanto concerne il Chianti e le sue contraffazioni.
Difatti, se da un lato il Consorzio del Chianti continua a lavorare sulla crescita qualitativa dei vini, dall’altro, nel mondo, continuano ad infangare questo nome con sofisticazioni e truffe a tutti gli effetti.
Continuano infatti, ad essere messi sul mercato, prevalentemente estero, i ben noti Winekit, preparati chimici in polvere cui aggiungere acqua per fare in casa il proprio vino. Questo, a prescindere dall’ovviamente scarsa qualità di ciò che ne esce, crea danno economico e d’immagine a chi di vino vive. Trovare in vendita kit di questo genere con riportate in etichetta le diciture “Made in Italy” o “Chianti”, è un danno incalcolabile. Per queste ragioni, e vista la difficoltà per la UE di operare controlli a livello informatico, il Consorzio del Chianti si è mosso per suo stesso conto, instaurando una collaborazione con Griffeshield, azienda specializzata in nuove tecnologie informatiche a supporto delle medie e grandi aziende internazionali. In sei mesi, sono state rilevate ben 56.075 violazioni.

Ci si è mossi verso la tutela del marchio, rimuovendo qualsiasi prodotto o attività che ne facesse un uso improprio. La maggior parte delle violazioni e delle vendite del kit provenivano da Regno Unito, Canada, Stati Uniti e Cina. Un insieme di misure e azioni molto importanti quelle intraprese dal Chianti, che, come ha avuto modo di dichiarare il Presidente del Consorzio, Giovanni Busi, ha permesso di ridurre le frodi di circa il 70%.

www.consorziovinochianti.it
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