A Carnevale… ogni fritto vale! Castagnole vegane senza glutine

Non mi è mai piaciuto friggere e credo che anche a molta altra gente non piaccia.

La casa si riempie di puzza, gli abiti pure, la cucina si sporca, si consuma molto olio, ci vuole un sacco di tempo ed è anche poco ecologico per l’olio esausto che deve poi essere smaltito in modo corretto. Ricordo che, quando mia nonna friggeva, si chiudevano tutte le porte e si spalancava la finestra della cucina, ma la puzza arrivava comunque ovunque e, in poco tempo,  usciva anche tutto il calore di ore di fuoco acceso. Inoltre, si dice anche che il fritto faccia male, ma questo discorso lasciamolo ai nutrizionisti e ai salutisti, certamente fa male se non è fatto in modo corretto.

E’ comunque indiscutibile che il cibo fritto ci piaccia e ogni tanto ce lo possiamo concedere, soprattutto a Carnevale, quando è quasi d’obbligo.

La cosa più importante per ottenere un buon fritto  è la scelta della varietà e qualità dell’olio. Naturalmente, essendo vegana, escludo tutti i grassi di origine animale, che, oltre a produrre sofferenza, contengono colesterolo, come burro o strutto. Ogni olio ha un punto di fumo diverso, cioè una temperatura oltre la quale l’olio brucia e sprigiona sostanze tossiche molto pericolose. Sul punto di fumo dei vari olii ci sono pareri contrastanti tra diversi studi, poiché dipende non solo dalla varietà, ma anche dalla qualità dell’olio analizzato, quello di arachide e soprattutto quello di oliva sono tra i migliori per friggere e, naturalmente, essendo cresciuta in Tuscia, friggo e l’ho sempre fatto con l’olio extravergine di oliva. Anche se quest’olio dovrebbe avere un punto di fumo intorno ai 210°, io cerco di non superare mai i 180°. Uso un termometro, naturalmente apposito per la frittura, per controllare la temperatura: appena questa sale, immergo subito l’alimento da friggere, in modo che essa cali, a volte non serve abbassare la fiamma, perché passa troppo tempo tra quest’operazione e l’abbassamento della temperatura, che deve essere rapido.

Le friggitrici elettriche hanno un termostato che garantisce che questa rimanga costante, ma richiedono una corretta manutenzione e pulizia, molto olio, che va poi filtrato e se non è utilizzato entro poco tempo, gettato via. La padella che uso non è molto grande e con i bordi un po’ alti, così che i cibi siano meglio immersi nell’olio. Poiché non mi piace aprire le finestre quando è freddo e disperdere il calore della casa, mi concedo una bella frittura di verdure miste in estate, quando l’orto è in piena produzione o qualche frittella di erbe spontanee. Nonostante tutta la mia avversità a questo tipo di cottura, per Carnevale i dolci sono fritti e a questi non si può rinunciare. Certo, mi direte voi, ci sono le pasticcerie, ma io non ne conosco una che faccia le castagnole vegane, quindi senza uova, senza latte, burro e inoltre, senza glutine. Ho perciò modificato la ricetta delle castagnole, ho usato farine senza glutine per la gioia di celiaci, vegani, intolleranti al latte e alle uova e ho fritto, perché a Carnevale al fritto non si può rinunciare!

castagnole veganeCASTAGNOLE VEGANE E SENZA GLUTINE

Ingredienti:

200 g di farina di riso

100 g di farina di mais finissima

50 g di fecola

50 g di maizena

150 g di rum o maraschino a scelta

150 g di zucchero di canna

30 g di olio extravergine di oliva

120 g di yogurt di soia al naturale o alla vaniglia

Buccia grattugiata di un’arancia bio

Buccia grattugiata di un limone bio

Un pizzico di vaniglia in polvere

Una bustina di lievito per dolci

Un pizzico di sale

Olio per friggere

Zucchero a velo

 

In una ciotola sciogliete bene lo zucchero nello yogurt di soia, aggiungete 30 g di olio extravergine di oliva e il rum o il maraschino, come preferite.

In un’altra ciotola mescolate le farine lasciando da parte 20 g di farina di riso, che userete per formare le palline. Unite la buccia dell’arancia, del limone, la vaniglia, il sale e il lievito.

Versare lo zucchero sciolto nello yogurt e rum nelle farine, mescolando bene e sciogliendo tutti i grumi. L’impasto deve risultare molto morbido, appena lavorabile con le mani. Se è troppo duro, aggiungete un po’ di rum o di latte di riso. Se è troppo morbido, aggiungete altra farina di riso.

In una padella dai bordi alti mettete abbondante olio extravergine di oliva e ponetela sul fuoco.

Appena l’olio raggiunge la temperatura di 180°, oppure quando vedete che inserendo un pezzettino di pasta questa forma tante bollicine, l’olio è pronto. Aiutandovi con la farina di riso rimasta, formate velocemente, con le mani, delle palline e immergetele nell’olio, giratele subito con un

cucchiaio per evitare che appiattiscano da un lato, quando sono dorate, ponetele su un foglio di carta assorbente e continuate così fino a che avrete finito il composto. Cospargete le castagnole con zucchero a velo.

 

Il cibo è la base di ogni ritualità.

Purtroppo oggi viviamo in un mondo totalmente desacralizzato, e la sua mercificazione,

quella della carne soprattutto ha interrotto un rapporto autentico con la terra.

E’ anche così che sono aumentate le difficoltà.

Il grano, la grande madre alimentare delle culture mediterranee,

è sempre più spesso causa di intolleranze, come ad esempio la celiachia.

Nonostante questo, il cibo continua ad essere un intimo, complesso canale di collegamento con il

mondo.

Un confronto continuo tra istinto, necessità, identità che aiuta a decidere di cosa vogliamo essere

fatti.

Vinicio Capossela.

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