“Il vino è come la poesia, che si gusta meglio, e che si capisce davvero, soltanto quando si studia la vita, le altre opere, il carattere del poeta(…)La nobiltà del vino è proprio questa: che non è mai un oggetto staccato e astratto, che possa essere giudicato bevendo un bicchiere, o due, o tre, di una bottiglia che viene da un luogo dove non siamo mai stati” scriveva Mario Soldati in Vino al vino e invitava a parlare con i produttori, a conoscere il territorio e il paesaggio dove quel vino è nato. Le nostre peregrinazioni da una cantina all’altra nascono dalla condivisione di questo pensiero. Parlare con i produttori, camminare tra i filari, vedere le botti e le barriques dà un sapore diverso e più intenso al calice, permette di coglierne le sfumature. Per questo siamo andati alla Cantina Colle Santa Mustiola a Chiusi, sul margine meridionale della Val di Chiana in una calda giornata di sole, (non sto parlando dello scorso anno, giuro che c’è stata una calda giornata di sole qualche settimana fa). Fabio Cenni, il proprietario, insieme alla sua compagna Monica Del Re, ci hanno accolto nella loro bella casa, dove ordine e cura del dettaglio non tolgono anima o carattere all’ambiente, anzi ne esaltano l’eleganza trasmettendo un senso di calda e garbata accoglienza.
Sguardo refrattario a compromessi, limpido e gentile di chi sa ancora indignarsi, mente aperta e razionale di chi sa cogliere le situazioni nella loro totalità, senza farsi fuorviare da un approccio miope, Fabio Cenni ci racconta di come è iniziato il suo percorso di vignaiolo.
“L’azienda risale ai primi del ‘900, era di mio nonno che qui vinificava e poi portava i vini a Milano perché era un commerciante di vino all’ingrosso. Mi piaceva seguirlo, guardare e imparare da lui. Poi sono cresciuto e ho studiato Medicina a Perugia. Ho iniziato a esercitare la professione di Ippocrate, ma i vincoli burocratici, le assurde strettoie di un sistema sanitario che si comporta come un’azienda, quando dovrebbe essere lontana da qualsiasi interesse economico e a completa disposizione del cittadino, mi hanno fatto disamorare. Già dagli anni ’80 avevo iniziato a occuparmi dell’azienda di mio nonno, senza lasciare il mio lavoro. Ho cercato di riprendere il patrimonio genetico dei vigneti e ho cominciato a espiantare e reimpiantare, concludendo le
operazioni nel 1987. Nel ’92 ho smesso di fare il medico con l’intento di lavorare a tempo pieno sul vigneto e sulla cantina e dal 2002 mi sono stabilito qui”. Carlo Zucchetti sorridendo: “Ma non hai realmente appeso il camice, quando lavori in cantina sembri quasi uno scienziato!”- e ci mostra le foto testimonianza di Fabio Cenni all’opera durante la meticolosa selezione dei grappoli, tra le risate di tutti, poi riprende -“Il lavoro che hai fatto sui cloni di Sangiovese è stato veramente notevole e ha dato dei grandi risultati.”
“Qui siamo a 300 mt s.l.m., questi sono terreni con un substrato eccezionale, fondali marini su depositi alluvionali a medio impasto ciottoloso, l’ideale per il Sangiovese, ma volevo l’optimum da questo vitigno. Lavorando, ho notato che con più cloni il Sangiovese trovava una migliore espressione e così sono arrivato a selezionare 28 cloni 4 cloni pre-fillossera da un vecchio vigneto ad alberello” risponde Fabio Cenni.
Carlo:“Immagino che la ripresa vegetativa e la maturazione non avvengano in contemporanea, quindi farai una vendemmia a blocchi”
“Sì, anche la vinificazione viene fatta in momenti separati” risponde Fabio Cenni.
Le grandi finestre aprono sulla campagna intorno accogliendo la tranquilla serenità del paesaggio.
Ci avviamo verso la cantina, Fabio Cenni ci spiega che è una tomba etrusca tipica chiusina, con un dromos centrale, 4 camere laterali e nicchie in cui il vino trova il luogo di conservazione ideale, dove temperature e umidità sono costanti senza intervento umano. Cultura e territorio si intrecciano e si fondono in questi cunicoli che emanano il fascino di tempi lontani in cui Chiusi, l’Etrusca Clevsin, dominava la Val di Chiana e la Val d’Orcia, e, grazie alla sua posizione centrale rispetto a importanti vie di comunicazione naturali, poteva contare su un’intensa attività commerciale.
Fabio Cenni richiama la nostra attenzione su una parete dove sono visibili fossili di conchiglie a dimostrazione che il terreno nel Pleocenico era un fondale marino. Carlo guardando le barriques: ” I tuoi vini fanno un lungo affinamento in legno e poi in bottiglia. C’è un bel lavoro in vigna, ma anche la cantina ha la sua importanza con la selezione attenta dei grappoli, la fermentazione naturale e le lunghe macerazioni. Vedo sia legno piccolo che grande”. Fabio Cenni facendoci strada lungo le gallerie della cantina: “Come vedi, barriques e tonneau, e legno grande in rovere di slavonia che garantisce un’eccezionale longevità al Sangiovese”.
“Per riassumere: 10.000 piante per ha, rese bassissime, ricerca sui cloni di Sangiovese, un profondo rispetto per il territorio e la sua storia che si esplicita nei
nomi dei tre vini: Poggio ai Chiari, Vigna Flavia e Kernos”, aggiunge Carlo.
Fabio ci porta davanti alla riproduzione di una veduta a volo d’uccello di Leonardo da Vinci, realizzata nel 1502 per conto dello Stato Fiorentino, che è riportata anche sull’etichetta del Poggio ai Chiari: “Leonardo nella veduta parla dei chiari, dei laghi, qui ci troviamo su una collina che guarda i laghi, e da qui nasce il nome. Vigna Flavia deriva dal toponimo della vigna e Kernos, così si chiama il nostro rosato, è un recipiente etrusco rinvenuto nella zona di Orvieto, ora conservato al Museo Archeologico Nazionale di Firenze. La passione per il vino è indissolubilmente legata all’amore per questo territorio di cui mi considero niente più che un detentore transitorio”.
“La tua filosofia è anche quella degli enologi che ti hanno affiancato Attilio Pagli, prima, Emiliano Falsini ora:un grande rispetto del territorio e la produzione di vini dalla forte personali
Fabio e Monica ci invitano per un aperitivo-degustazione, Kernos, Poggio ai Chiari 2005, ancora non in commercio dietro
richiesta di Carlo Zucchetti, Poggio ai Chiari 2004 e uno splendido capocollo fatto in casa. Si parla del prossimo appuntamento del DiVino Etrusco a Volterra dal 7 al 10 giugno dove sarà presente anche la Cantina Santa Mustiola in rappresentanza della città di Chiusi, una delle fiorenti Dodici città Etrusche.
Quando usciamo per riprendere la strada di casa rimane una dolce nostalgia e il desiderio di tornare quanto prima in questo piccolo regno della tranquillità per ritrovare l’accoglienza garbata e calda dei padroni di casa.
La Cantina Santa Mustiola è una delle cantine del DiVino Etrusco
AZIENDA AGRICOLA COLLE SANTA MUSTIOLA
Indirizzo: via delle Torri, 86/a 53043 Chiusi (SI) Italia
Telefono: +39.0578 20525
Fax: +39.0578 20525
Sito Internet: www.poggioaichiari.it
Mail: info@poggioaichiari.it
Enologo:Attilio Pagli, Emiliano Falsini
Bottiglie prodotte: 20.000
Superficie vitata: 5 ha
I Vini
Poggio ai Chiari IGT Toscana (Sangiovese 28 cloni 4 a piede franco, Colorino autoctono)
Kernos IGT Toscana Rosato (Sangiovese)
Vigna Flavia IGT Toscana Sangiovese (Sangiovese)