Frutta fresca e pane sono in cima agli alimenti preferiti dalle persone anziane, utilizzati con frequenza giornaliera. E quattro su dieci non disdegnano un bicchiere di vino. Lo rivela una ricerca presentata dall’associazione per l’invecchiamento attivo Auster, da Spi Cgil e dalla Fondazione Di Vittorio. Seguono ortaggi e verdura, cereali e derivati, latte e yogurt, per circa due terzi delle risposte. I prodotti a base di cereali figurano nelle diete quotidiane di oltre la metà delle persone intervistate (52,4%), i formaggi nel 19,5%, le carni trasformate sono presenti in misura maggiore di quelle fresche (9,8% contro il 9%).
Le bevande alcoliche sono assunte quotidianamente dal 41% di chi ha compilato i 7.241 questionari (il 25,6% con un reddito tra 500 e 800 euro, 29,25% tra 800 e 1.200 euro, 21,7% tra 1.200 e 1.500 euro, minima la percentuale di chi supera 2.000 euro di pensione). Pesce e uova sono consumati raramente tutti i giorni, la percentuale si abbassa al 4-6% degli intervistati, mentre porzioni quotidiane di legumi sono segnalate dal 7,5%. Questi ultimi gruppi di alimenti sono largamente presenti nella dieta settimanale con percentuali comprese tra l’85% e il 90%.
Forti restano le differenze regionali di abitudini e culture alimentari da Nord a Sud, da Est a Ovest. I formaggi, per esempio, sono presenti nella dieta quotidiana del 24,5% degli anziani del Nord-ovest, mentre al Sud e nelle isole la percentuale scende all’10,5%. Anche la struttura sociale dei territori condiziona molto: il consumo per più di una volta a settimana di carni fresche è intorno al 65% tra Nord-ovest, Nord-est e Centro, scende al 59,6% a Sud e al 49,3% nelle isole. Il pesce prevale al Sud (46,6%), dove è consumato più di una volta a settimana.
La colazione resta uno dei pasti fondamentali (caffelatte per il 57,7%, caffè 27,1%, 13,5% tè). Il 93,1% consuma i pasti a tavola, la metà davanti alla tv. Il 75,6% degli intervistati cucina per sé, per il coniuge o per i parenti. Solo il 17,5% butta il cibo avanzato dopo la preparazione e il 26,1% perché scaduto. Il 40,1% e’ disponibile a cambiare le proprie abitudini (84% per questioni di salute, il 9,8% anche per eliminare lo spreco, il 6,1% per ridurre l’inquinamento). Il 39,6% è pronto a a seguire un corso di formazione.