Ci sono piccoli eventi che magari fanno poco clamore in ordine a numeri di cantine ed etichette, ma sanno ritagliarsi nel tempo uno spazio nel mondo enologico per la qualità delle degustazioni e del programma. È il caso di Ameliadoc, manifestazione che si è tenuta nella cittadina umbra dall’8 all’11 giugno con un’anticipazione dal 1° al 4 giugno dovuta alla rinnovata partnership con Ciclopica. Giganti in Collina, il festival di letteratura, filosofia e arte che ha messo in calendario una serie di appuntamenti volti ad approfondire la relazione tra filosofia ed enogastronomia. La commistione tra cultura materiale e immateriale ha trovato la sua sintesi nell’utilizzo della pinacoteca E. Rosa per le degustazioni curate da Giampaolo Gravina – figura di per sé emblematica di un intreccio produttivamente speculativo tra filosofia e vino. L’incontro tra le pale cinque-seicentesche provenienti dai palazzi di Amelia, sedimento storico della cultura umbra e i calici pieni della sapienza dei vignaioli hanno posto con ancora più forza al centro del discorso il valore del territorio, quel sapore dei luoghi che traspira dai manufatti culturali siano essi frutto dell’artista del pennello o dell’artigiano della vigna. In un momento in cui si configurano profondi cambiamenti nel mondo del vino e della critica enologica, Ameliadoc ha posto al centro il territorio e un’idea di vino sottratto alla spettacolarizzazione e posto in una dimensione più quotidiana, più intima. Un vino legato ai luoghi di origine di cui si fa interprete restituendone la vocazione. Su questa linea si è sviluppata la degustazione dedicata a Terroir Marche consorzio di produttori accomunati dalla condivisione di scelte produttive come il biologico e dall’essere vignaioli, ovvero arbitri di tutte le fasi di produzione dalla vigna alla cantina. Vini territoriali, smarcati dall’ambizione del palcoscenico,in linea con un’evoluzione del gusto che riporta tra l’altro il calice a tavola, accanto al cibo. Una degustazione che ha voluto evidenziare un mondo enoico in cui protagonisti sono i territori non i singoli vini. Ben si è inserita su questa direttrice la presentazione del libro di Fabio Pracchia I sapori del vino (Slow Food editore), pubblicazione che mette in discussione i metodi classici di degustazione che non permettono di cogliere l’intierezza e la complessità del vino, soprattutto non consentono di coglierlo come “espressione geografica culturale e umana” . Una bella conversazione tra l’autore, Giampaolo Gravina e Giacomo Petrarca (filosofo e direttore artistico di Ciclopica) per raccontare il cambiamento che sta maturando nel mondo enoico. Negli ultimi anni si sta guardando con sempre maggiore forza e interesse verso un vino espressivo e schietto, non schiacciato dalla tecnica, che sappia mostrare il talento del vignaiolo divenuto artigiano del suo vino. Un vino legato “all’individualità dei luoghi di origine” e per questo svincolato da un concetto omologante. Scrive Pracchia: “La forma del vino, divenuta meno prevedibile e scontata, si è smarcata da un’ostinata tensione verso la presuntaperfezione formale strenuamente voluta a costo di eludere il contesto storico-geografico di nascita” .
Le Cantine presenti:
Agraria Ponteggia (San Gemini – Terni)
Azienda Agricola Le Crete (Giove – Terni)
Azienda Agricola Zanchi (Amelia -Terni)
Cantina Bussoletti (Narni – Terni)
Cantine Bigi (Orvieto – Terni)
Castello delle Regine (Amelia – Terni)
Cavalieri (Matelica – Macerata
Col di Corte (Montecarotto – Ancona)
Fiorano (Cossignano – Ascoli Piceno)
La Distesa (Cupramontana – Ancona)
La Marca di San Michele (Cupramontana – Ancona)
La Palazzola (Stroncone – Terni)
La Valle del Sole (Offida – Ascoli Piceno)
Le Poggette (Montecastrilli – Terni)
Malacari (Offagna – Ancona
Moroder (Ancona)
Pantaleone (Ascoli Piceno)
Sandonna (Giove – Terni)
Trenta Querce (Lugnano – Terni)
Vigneti Vallorani (Colli del Tronto – Ascoli Piceno)
Info:
www.ameliadoc.it
info@ameliadoc.it