Alla scoperta del soufflè nel viaggio con la vaniglia e la sua ciurma

Lo zucchero aveva da tempo una passione sfrenata per la vaniglia. Quella longilinea figura scura a metà tra il colore cioccolato fondente e il caffè robusto, lo aveva stregato. 17392782_10208521137015010_813143500_nIl suo ricciolo, che terminava lo snello baccello, lo aveva catturato come fa un amo al pesce. Insieme al burro e la farina, non si stancavano mai di ascoltare i suoi racconti. Di quando alla nascita, nell’umida foresta della regione di Chinantla, era una splendida orchidea chiamata colibrì (Vanilla planifolia). Cresciuta appoggiandosi ad un albero da legno, il Coaba, che le faceva da tutore. Possedeva un vestito di foglie verde scuro allungate, spesse e lisce, con fiori riuniti in grappoli. Il latte bolliva quasi dalla rabbia, per lui nessun ricordo della nascita. L’uovo tentava di consolarlo ma aveva una voce troppo ovattata e sottile, tutta intrappolata nel guscio, che non bastava per farsi sentire. Non abbastanza potente per superare quella della farina, i cui ricordi erano belli quasi quanto quelli della vaniglia. Campi lambiti dal sole da cui spuntavano spighe di grano ondeggianti del color dell’oro. Una mattina di vento forte, Quotidiano, il giornale di casa, disse loro “farò piegare e ripiegare le mie pagine in barchetta così vi porterò a fare un viaggio. Ci imbarcheremo in un’avventura che nessuno di voi dimenticherà mai! Un viaggio pieno di insidie e pericoli. Da veri esploratori. Nuovi mondi, nuovi modi d’essere: torneremo cambiati. Affronteremo tante prove. Ci dovremo piegare, incidere, setacciare, bollire, sbattere, amalgamare, sciogliere, montare e cuocere. Ma torneremo vincitori, più saggi e più buoni . Con il giusto vento in poppa che gonfierà i nostri albumi come vele, vi accompagnerò nell’arduo viaggio a divenir soufflè!”.17350957_10208516830267344_1402181472_n

Gli ingredienti tutti: farina 50 gr,  il latte 250 ml, lo zucchero 100 gr, la bacca di vaniglia, il burro 25 gr, le 5 uova a braccetto con un pizzico sale erano già pronte per salpare.

Quella mattina la cucina sembrava un Porto del 1492 e gli ingredienti i nuovi marinai di Cristoforo Colombo pronti a salpare con le 3 caravelle. Purtroppo o per fortuna il viaggio sarebbe stato ben altro.

Ecco l’entrata in scena del pentolino di alluminio in cui il latte, versandosi dentro, si divideva e salutava la sua metà. Avrebbe scoccato il bollore insieme alla bacca di vaniglia che era stata già incisa longitudinalmente. Lo zucchero arrivava pure lui emozionato ad aggiungersi nel pentolino. Suonava l’ora X dell’ebollizione e il fuoco si spegneva e i tre restavano in tiepida e romantica infusione.17361161_10208521764510697_1294306585_n17393032_10208521763910682_276069019_n 17391910_10208521763630675_412285150_n 17392088_10208521766070736_1306053083_n 17361325_10208521764350693_2065349826_n

In una ciotola, la farina setacciata e l’altra metà di latte venivano sbattuti con una frusta. Attendevano frementi di riunirsi al latte aromatizzato alla vaniglia che intanto aveva perso la sua bacca. Ne rimaneva l’aroma, sposato allo zucchero emozionato, alla farina e al latte.

Faceva la sua comparsa un altro pentolino più grande per far cuocere tutti insieme gli ingredienti già trasformati. Il fuoco li attendeva molto basso per scaldarli massimo cinque minuti. L’alto cucchiaio di legno doveva provvedere a girarli mescolando. Da quel caldo massaggio circolare era stato escluso il burro che si sarebbe unito al resto solo una volta tolto tutto dal fuoco. Gli animi caldi, di temperatura e d’emozioni per i cambiamenti fino ad ora già subiti nel viaggio, si riposavano. Dovevano raffreddare i bollenti spiriti! Una ciurma deve essere vibrante, emozionata, coesa ma soprattutto ordinata e ben amalgamata per proseguire il viaggio.17393058_10208521765670726_2073075589_n 17361362_10208521766870756_240338219_n 17351183_10208521766710752_21862309_n

Le uova che si erano divise tra albumi e tuorli e ammonivano il resto del composto in attesa: “noi rossi ci uniremo uno ad uno fate attenzione a non formare grumi!”.

Ordinatamente gli albumi venivano inseriti nella macchina del vento, la planetaria, che li avrebbe montate ben bene grazie all’aiuto di un pizzico di sale. Queste ultime gonfiate a neve finissima si aggiungevano al composto. Il timoniere doveva solo avere l’accortezza di non smontarli unendoli al resto della ciurma. Nessuna nave può salpare se le vele sono strappate.17360775_10208521766990759_197361607_n 17361072_10208521767270766_1521618220_n Il capitano d’ascia verificava la chiglia degli stampi, li rendeva lisci ben imburrati, pronti ad essere riempiti per 2/3 dal composto fatto di ingredienti marinai. Come fosse l’oceano atlantico il forno preriscaldato a 180°C avrebbe fatto veleggiare, cuocendo per 35 minuti i sei vascelli, altro che tre caravelle!

L’avventura terminata al trillo del timer ripagava i marinai con un magnifico tesoro: i soufflè erano alti, morbidi, profumati, colorati. Mai nessuno di loro aveva mai nemmeno potuto immaginare una cosa così bella, buona, morbida e delicata.

Solo lo stecca di vaniglia, ancora umida di latte, non riusciva a stare in silenzio e festeggiava il soufflè canticchiando Cielito Lindo.  17352879_10208521985996234_1322189005_n

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